Edilizia italiana, colabrodo energetico

Un'indagine di Legambiente su 200 edifici in tutto il Paese mostra pessime prestazioni in termini di efficienza energetica. Bocciati anche edifici nuovi e progettati da grandi dell'architettura come Fuksas, Krier, Gregotti. Tra le Regioni, promosse solo Trento, Bolzano, Piemonte e Lombardia. In tutte le altre obiettivi e regole inadeguati e nessun controllo.

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In classe A si vive meglio. Nessuna, o quasi, dispersione di calore e consumi energetici ridotti, d’estate come d’inverno. In una casa ben progettata, isolata e certificata sono pressoché assenti i ponti termici tra le strutture portanti e in corrispondenza delle superfici balconate o delle soglie delle finestre. Lo mostrano bene le termografie effettuate su edifici certificati di Bolzano, Torino, Firenze, Udine e Perugia per la campagna sull’efficienza energetica di Legambiente, tutti in classe A. Specialmente se messe a confronto con quelle di edifici, anche nuovi, dove l’isolamento è carente.

I tecnici di Legambiente hanno esaminato 200 immobili in 21 città d’Italia usando la termografia, una sorta di radiografia a colori che consente di capire come sono costruiti gli edifici sotto il profilo dell’isolamento termico. Ne esce uno studio (vedi allegato, pdf) che oltre a segnalare esperienze positive o evidenti criticità in case nuove “ma nate già vecchie”, analizza costi e benefici dell’efficienza energetica in edilizia, rileva i problemi ancora aperti della normativa nazionale e fa il punto sulla situazione nelle diverse Regioni rispetto all’applicazione della direttiva europea di riferimento.

Tra il 2000 e il 2010, i consumi legati all’edilizia sono cresciuti più degli altri e rappresentano complessivamente il 53% dei consumi elettrici e il 35% di quelli energetici totali.  La direttiva europea 2002/91 ha introdotto precisi obiettivi in termini di rendimento energetico e l’obbligo della certificazione degli edifici nuovi (con le diverse classi di appartenenza, dalla A alla G) e nelle compravendite di quelle esistenti. Poi Bruxelles si è spinta oltre, con la direttiva 31/2010, che prevede date precise per una transizione radicale. Dal 1° gennaio 2021 tutti i nuovi edifici, sia pubblici che privati, dovranno essere “neutrali” da un punto di vista energetico, ossia garantire prestazioni di rendimento dell’involucro tali da non aver bisogno di apporti per il riscaldamento e il raffrescamento oppure di soddisfarli attraverso le fonti rinnovabili.

“Vogliamo incalzare Governo, Regioni e Comuni affinché accompagnino con regole chiare e controlli la riqualificazione energetica del patrimonio edilizio – spiega Edoardo Zanchini, vice presidente di Legambiente. – Dopo i ritardi e gli ostacoli posti nei confronti della certificazione degli edifici ora si deve cambiare passo. Occorrono controlli veri e indipendenti sugli edifici, e si devono aumentare progressivamente le prestazioni energetiche e il contributo delle fonti rinnovabili, perché è possibile ridurre fino ad azzerare i consumi delle case in cui viviamo. Scegliere questa strada è la migliore risposta alla crisi economica e per rilanciare il settore delle costruzioni, e una battaglia nell’interesse dei cittadini che hanno il diritto di abitare in case a bollette zero”.

I risultati dell’indagine infatti hanno mostrato che le regole finora spesso sono rimaste sulla carta.  Su 91 edifici esaminati costruiti dopo il 2000,  quasi tutti sono risultati “nuovi e già vecchi”, cioè bocciati in quanto a prestazioni energetiche.  Dal Villaggio Olimpico di Torino, alla Giudecca a Venezia fino alla periferia di Bari, dal complesso Porta Nuova di Pescara o al quartiere Bufalotta a Roma, per esempio  si ravvisano problemi di elementi disperdenti, con distribuzione delle temperature superficiali estremamente eterogenee. Anche, spesso, per edifici che si promuovono come “biocase” o a basso consumo energetico. La conseguenza è che si hanno temperature più elevate del dovuto d’estate e più fredde d’inverno, con disagio e bollette più care.

Manca purtroppo l’attenzione alla questione energia, mostra il report, persino in edifici progettati da architetti di fama internazionale e costruiti negli ultimi dieci anni, come mostrano le termografie realizzate su edifici costruiti a Milano e Alessandria da Fuksas, Krier e Gregotti. Le case in via Leoni a Milano, nel quartiere Pista di Alessandria e Bicocca di Milano, all’analisi a infrarossi presentano risultati simili a quelli di altri edifici recenti e di firme meno prestigiose, con difetti nelle superfici perimetrali ed elementi disperdenti nelle strutture portanti.

Il vero campo d’intervento, se si vuole ripensare qualità dell’abitare e consumi energetici del patrimonio edilizio italiano – mostra l’indagine – è rappresentato dagli edifici costruiti nel secondo dopoguerra. Si può stimare, infatti, che tre quarti degli edifici in Italia siano stati costruiti tra il 1946 e il 1991 e il 30% è in condizioni pessime o mediocri. A dimostrare, però, che migliorare le condizioni di chi abita in queste abitazioni è possibile, sono le termografie effettuate su edifici di Pescara, Firenze e Pesaro nei quali sono stati realizzati interventi di isolamento attraverso “cappotti termici”. 

In un periodo di crisi come quello che attraversa il mercato immobiliare italiano, lo sforzo d’innovazione proposto dall’Unione Europea apre nuove prospettive di sviluppo e rappresenta un’occasione da non perdere, nell’interesse del Paese. È un’opportunità che va colta fino in fondo, per arrivare ad azzerare le bollette delle famiglie, per creare lavoro. Per raccogliere questa sfida e combattere i mali di cui soffre il settore edilizio italiano, Legambiente chiede al Governo di avere il coraggio di percorrere una chiara strada di innovazione. In primo luogo introducendo regole omogenee in tutta Italia per la certificazione e, soprattutto, controlli sugli edifici e sanzioni per chi non rispetta le regole; poi stabilendo per i nuovi edifici e per le ristrutturazioni edilizie oltre una certa dimensione lo standard minimo obbligatorio di Classe A, in modo da garantire una riduzione drastica dei consumi da fonti fossili per il riscaldamento e raffrescamento delle case, ma con pari o maggiore comfort; infine premiando nelle ristrutturazioni edilizie il miglioramento della classe energetica di appartenenza (per esempio per chi passa dalla E alla C o alla B, per chi raggiunge la A).
 

Il rapporto “Tutti in classe A”, pdf

 

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