Superbonus depotenziato nel 2024: le reazioni dal settore dell’edilizia

L'abbassamento delle aliquote e le restrizioni sull'erogazione del bonus edilizio scontentano le associazioni di categoria.

ADV
image_pdfimage_print

Lo smantellamento del Superbonus 110% da parte del governo, che attraverso la legge di Bilancio 2024 e un decreto ad hoc varato a fine dicembre ha depotenziato notevolmente l’agevolazione, ha generato diverse critiche tra le associazioni di categoria.

Il principale timore è che molti decidano di non ultimare i lavori, rallentando gli interventi di efficientamento energetico edilizio che il Paese aveva intrapreso con l’introduzione della misura solo tre anni fa. C’è anche il rischio che si generino contenziosi legali con le aziende che avevano iniziato gli interventi.

Secondo Confederazione Nazionale dell’Artigianato e della Piccola e Media impresa ci sono 25.000 cantieri di condomini che non riusciranno a completare i lavori.

Il Consiglio Nazionale degli Ingegneri si è espresso duramente ritenendo che per i numerosi cantieri in avanzato stato di esecuzione la semplice concessione di qualche mese in più per ultimare gli interventi già avviati sarebbe stata sufficiente.

Molti professionisti temono che le nuove regole potrebbero aggravare la situazione per quei cantieri già avviati e ora bloccati dalle recenti incertezze normative.

Nel mirino anche la sanatoria fissata al 31 dicembre: “Non può essere considerata completamente soddisfacente”, secondo gli ingegneri in quanto “non tiene minimamente conto del mancato miglioramento energetico degli edifici e dei contenziosi che molto probabilmente ne seguiranno”.

Il governo ha di fatto concesso una mini-proroga fino ad ottobre delle aliquote più vantaggiose soltanto per i proprietari di unità immobiliari in condominio con reddito di riferimento non superiore a 15.000 euro, attraverso l’istituzione di un fondo apposito. Ma il limite stabilito appare troppo basso.

Inoltre, non viene specificato l’ammontare del contributo a carico dello Stato, che sarà erogato nei limiti delle risorse disponibili (bisognerà attendere il decreto del ministro dell’Economia e delle Finanze).

Altre critiche arrivano dall’Associazione Nazionali Costruttori Edili (Ance), secondo la quale il piano di aiuti introdotto dal decreto Superbonus avrà effetti su circa 50 milioni di euro di lavori, mentre gli interventi ancora da chiudere nei condomìni valgono poco meno di 13 miliardi. Le risorse a disposizione – denuncia Ance basandosi sull’ultimo report sul Superbonus elaborato da Enea – riguarderanno circa un condominio su cento.

“Chiedevamo al Governo una proroga per quei lavori a uno stadio avanzato di due o tre mesi per poterli completare. Questo decreto del Governo, pur dando sostegno alle famiglie più disagiate, non risolve il problema”, ha commentato la presidente di Ance Federica Brancaccio in un’intervista televisiva.

Un peso rilevante ce l’ha anche l’annuncio che a, partire dall’8 gennaio 2024, Poste Italiane non acquisterà più crediti maturati per interventi realizzati nel 2023. Contro l’impresa pubblica a partecipazione maggioritaria del Mef è stata avviata una class action promossa dall’associazione Cande (Class Action Nazionale dell’Edilizia), che ha spiegato di aver tentato anche una mediazione, ma invano.

In sintesi, imprenditori, associazioni di categoria e sindacati avevano chiesto una proroga per consentire ai cantieri in stato avanzato nei condomìni di essere ultimati, o in alternativa un “Sal straordinario” che fotografasse la situazione senza far perdere i benefici al 110% ai committenti, almeno per i lavori già realizzati. Ma entrambe le soluzioni per il governo sono state giudicate troppo costose per le finanze statali.

ADV
×