Primo trimestre 2016: le rinnovabili elettriche perdono “quota”

In confronto al primo trimestre 2015, oltre ad essere in calo la richiesta di elettricità, in questa prima parte dell'anno è in discesa anche la generazione da rinnovabili. Ma è rispetto al primo trimestre 2014 che il calo delle rinnovabili è più ampio e, per certi versi, sconcertante: 3,6 TWh in meno e una quota sulla domanda che passa dal 34,9 al 30,8%.

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Anche a marzo, secondo i dati mensili pubblicati da Terna (vedi sotto), la domanda di energia elettrica è diminuita: del 2,9% rispetto a marzo 2015 (il dato rettificato, visto la ricorrenza della Pasqua, è di -2,2%). Anche la produzione interna cala del 3,6%, con tutte le fonti in diminuzione, tranne il geotermolettrico, in confronto a un anno fa. Ad esempio: -12,4% per il FV; -8,1% per l’eolico e -2,1% per l’idroelettrico.

Secondo i dati relativi ai consumi del primo trimestre 2016, la domanda è diminuita dell’1,5% rispetto al primo trimestre 2015, anche se in termini decalendarizzati la diminuzione è del 2,3%. La produzione interna scende dello 0,7% (vedi tabella). La tendenza della domanda è ancora negativa, come si può vedere nel grafico più sotto).

Nonostante una richiesta di elettricità in calo nel periodo gennaio-marzo 2016 è da rilevare anche un contemporanea diminuzione della generazione da fonti rinnovabili sia in termini assoluti che in termini percentuali.

Significativa la diminuzione in termini di elettricità rispetto a due anni fa, cioè al primo trimestre 2014: -3,6 TWh. Se nel 2014 la produzione elettrica da rinnovabili nel primo trimestre era stata pari a quasi 27,5 TWh, questa scende a 25,4 TWh nel 2015 e arriva a 23,9 nel 2016.

Inoltre, sulla domanda le rinnovabili vanno a soddisfare ora una quota del 30,8% contro il 32,2% del primo trimestre 2015 e del 34,9% nel 2014. Sulla produzione nazionale: il 36,6% contro il 38,6% del periodo gennaio-marzo 2015 e del 41,5% del primo trimestre 2014.

Ci sono dunque in due anni 4-5 punti percentuali di riduzione della quota delle rinnovabili, sicuramente dovuti al differente peso dell’idroelettrico che produce, ad esempio, nel 2014 circa 5,1 TWh in più di adesso, ma anche a causa di una produzione pressoché stazionaria delle altre fonti.

Sempre nel periodo gennaio-marzo, il fotovoltaico registra un calo della produzione dell’11,3% sul primo trimestre 2015 (solo poco superiore è la generazione solare rispetto al 2014); mentre l’eolico ha un incremento dell’11,1%. L’idroelettrico è in diminuzione del 17,6% (-1,7 TWh) e rispetto al primo trimestre 2014, anno particolarmente favorevole a questa fonte scende di oltre il 60%.

Facendo riferimento al solo fotovoltaico, che ricordiamo lo scorso anno aveva soddisfatto il 7,8% della domanda di elettricità in Italia, nel primo trimestre risulta che va a coprire la domanda per il 5,1% (6,1% sulla produzione); nel primo trimestre 2015 queste quote erano rispettivamente del 5,7% e del 6,8%.

Il contributo del FV su tutta la generazione da rinnovabili (periodo gennaio-marzo 2016) è stato del 16,6%; era del 17,6% nello stesso periodo del 2015. Sull’intero 2015 il FV ha contribuito al 22,7% della generazione totale da rinnovabili.

Possiamo dire che, per quanto il governo continui a vantarsi dei successi (non suoi) ottenuti nella produzione elettrica da rinnovabili, il loro contributo, oggi, risulta tendenzialmente in calo, certamente a causa di un quadro meteorologico non favorevole, ma anche per un mercato che ha subito un deciso rallentamento.

Non si possono quindi dare per scontati i progressi fatti negli ultimi anni e bisognerà subito “sbloccare”, verbo tanto caro a questo esecutivo, le potenzialità delle energie pulite, martoriate da misure e regolamentazioni molto penalizzanti, soprattutto per lasciare un po’ di campo al termoelettrico in notevole difficoltà.

Rapporto mensile Terna, marzo 2016 (pdf)

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