Nel mondo sta emergendo un nuovo sistema economico-energetico basato sulle tecnologie pulite (eolico, solare, auto elettriche e così via), che però è ancora molto lontano da quello che sarebbe necessario per combattere in modo efficace il surriscaldamento globale.
È di nuovo la Iea (International Energy Agency) a lanciare il suo campanello di allarme contro un progresso “troppo lento” delle politiche dei governi per il clima, dalle pagine del World Energy Outlook 2021 (link in basso).
Il problema è che anche nello scenario Iea Announced Pledges, dove si assume che tutti i paesi che hanno annunciato impegni per azzerare le emissioni nette di CO2 entro metà secolo realizzino pienamente queste ambizioni, il picco dei consumi di energie fossili sarà toccato nel 2025 e le emissioni globali di anidride carbonica saranno diminuite del 40% al 2050.
E ciò porterà a un aumento delle temperature di circa +2,1 °C entro fine secolo, rispetto ai livelli preindustriali, quindi il traguardo di Parigi (stare ben sotto 2 °C) non sarebbe rispettato.
La Iea ha presentato il rapporto in anticipo rispetto agli altri anni, essendo pensato come una sorta di manuale per i paesi che dal 31 ottobre al 12 novembre si riuniranno a Glasgow per la CoP 26, la conferenza Onu sui cambiamenti climatici.
Conferenza che arriva in una fase particolarmente delicata: il caro energia, con le impennate dei prezzi del gas e delle bollette, in Europa come in Cina, ha innescato un intenso dibattito sulle cause e le possibili soluzioni per garantire forniture energetiche stabili, sicure e senza aggravi di costo per famiglie e imprese.
La Iea non ha dubbi sul ruolo primario della transizione energetica: in una nota di settembre, infatti, aveva sottolineato che investire di più in fonti rinnovabili consentirebbe ai paesi di essere meno dipendenti dalle forniture di petrolio, gas e carbone con relativi rischi associati alla volatilità di prezzi e mercati.
Lo slancio attuale verso le energie green a livello mondiale è molto incoraggiante, ha evidenziato il direttore esecutivo della Iea, Fatih Birol, commentando il World Energy Outlook 2021.
Tuttavia, questo slancio si sta scontrando contro la pervasività ostinata delle fonti fossili nei nostri mix energetici.
Ecco perché, secondo Birol, “i governi devono risolvere questa situazione alla CoP 26, dando un segnale chiaro e inequivocabile che sono impegnati a far crescere rapidamente le tecnologie pulite e resilienti per il futuro”.
Per il momento però si sta facendo poco.
La stessa Iea già a luglio spiegava che il mondo stava sprecando la sua opportunità di ripresa economica verde, con pochi fondi indirizzati alle fonti pulite, una forte ripresa dei consumi di risorse fossili e la conseguente risalita delle emissioni di CO2.
Nel rapporto appena uscito, si legge poi che con gli impegni attuali per il clima, si potrebbe ottenere solo un 20% di riduzione della CO2 al 2030, rispetto alla traiettoria compatibile con lo scenario net-zero al 2050.
Ricordiamo che la Iea, lo scorso maggio, ha presentato il suo primo rapporto su come sviluppare un mix energetico a zero emissioni entro metà secolo.
In sostanza, occorre intensificare su larga scala gli investimenti in rinnovabili, efficienza energetica, altre tecnologie pulite.
Ad esempio, ricorda la Iea nel World Energy Outlook, lo scenario Net-zero offre opportunità di mercato per più di mille miliardi di dollari/anno nel 2050 per la produzione di turbine eoliche, pannelli solari, batterie al litio, elettrolizzatori e celle a combustibile.
Nel complesso, per stare su un riscaldamento globale di +1,5 °C come richiesto dagli accordi di Parigi nel 2015, si dovrebbero innalzare gli investimenti annuali in progetti e infrastrutture delle energie pulite a quasi 4.000 miliardi di $ nel 2030 (4 trilioni di $).
Va però detto che secondo la Iea, le prime importanti riduzioni di gas-serra si potranno ottenere con tecnologie esistenti e già affermate sul mercato, ma nel 2050 si dovranno anche utilizzare soluzioni che, in questo momento, sono ancora allo stadio sperimentale e non si sono ancora diffuse su vasta scala.
Si parla di idrogeno verde, elettro-carburanti per settori specifici (industrie e trasporti pesanti), tecnologie per catturare il carbonio già emesso in atmosfera, come i sistemi CCS (Carbon Capture and Storage) e gli impianti DAC (Direct air Capture).
La soluzione al caro energia e al cambiamento climatico insomma andrà giocata su più fronti: non resta che vedere se i governi raccoglieranno finalmente la sfida della transizione con quel senso di urgenza e concretezza che la Iea continua a richiedere.
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