L’allarme Iea: alla transizione solo il 2% dei fondi per la ripresa, emissioni verso nuovi record

Il mondo sta sprecando un'occasione, mostra il Sustainable Recovery Tracker dell'Agenzia internazionale dell'energia.

ADV
image_pdfimage_print

I governi di tutto il mondo stanno dedicando sostegni fiscali senza precedenti alla ricostruzione delle proprie economie, ma solo il 2% circa di questa spesa è destinato alle energie pulite, e per questo motivo le emissioni globali di anidride carbonica (CO2) sono destinate a salire a livelli record nel 2023, secondo una nuova analisi dell’Agenzia internazionale dell’energia (Iea).

Le somme di denaro, sia pubbliche che private, mobilitate in tutto il mondo dai piani di ripresa e resilienza sono ben al di sotto di ciò che è necessario per raggiungere gli obiettivi climatici internazionali. Tali carenze sono particolarmente pronunciate nelle economie emergenti e in via di sviluppo, molte delle quali si trovano di fronte a particolari ostacoli per i finanziamenti, secondo la Iea.

Non solo le emissioni globali di CO2 sono destinate a salire ad un ritmo record nel 2023, ma continueranno a crescere anche negli anni successivi, se non si dedicherà una quota maggiore delle risorse alla transizione energetica, ha avvertito la Iea, secondo cui un tale andamento porterebbe il mondo lontano dal percorso che bisogna intraprendere per raggiungere emissioni nette pari a zero entro il 2050.

Queste stime provengono dal Sustainable Recovery Tracker, il nuovo strumento online che la Iea ha lanciato oggi per aiutare i responsabili politici a valutare quanto i piani di ripresa stiano veramente spostando il piatto della bilancia verso la sostenibilità climatica. Il contributo del nuovo Sustainable Recovery Tracker sarà discusso alla riunione ministeriale del G20 su ambiente, clima ed energia, prevista a Napoli il 22 e 23 luglio sotto la presidenza italiana.

“Da quando è scoppiata la crisi del Covid-19, molti governi hanno speso molte parole sull’importanza di ricostruire meglio per un futuro più pulito, ma molti di loro devono ancora far seguire fatti concreti alle loro parole. Nonostante l’aumento delle ambizioni climatiche, la quantità di fondi per la ripresa economica spesi per l’energia pulita è solo una piccola frazione del totale”, ha detto Fatih Birol, il direttore esecutivo della Iea, in una nota.

I governi hanno mobilitato complessivamente 16 trilioni di dollari in sostegni fiscali da quando è iniziata la pandemia, la maggior parte dei quali si sono concentrati sull’assistenza finanziaria di emergenza per le famiglie e le imprese. Solo il 2% del totale è stato destinato alla transizione verso le energie pulite.

Nelle prime fasi della pandemia, la Iea ha pubblicato il suo Piano di Recupero Sostenibile, che raccomandava un trilione di dollari di spesa a livello globale per l’energia pulita. Una tale cifra rappresenterebbe il 6,2% rispetto ai 16 trilioni di dollari preventivati finora.

Secondo il piano – sviluppato in collaborazione con il Fondo Monetario Internazionale – questa spesa stimolerebbe la crescita economica globale, creerebbe milioni di posti di lavoro e metterebbe il mondo sulla buona strada per raggiungere gli obiettivi dell’Accordo di Parigi.

Secondo il Tracker, tutti i settori chiave evidenziati nel piano di recupero sostenibile della Iea stanno ricevendo un’attenzione inadeguata da parte dei responsabili politici. Gli attuali piani governativi aumenterebbero la spesa totale pubblica e privata per l’energia pulita a circa 350 miliardi di dollari all’anno entro il 2023 – solo il 35% di quanto previsto dal piano.

Il Tracker mostra anche le forti disparità geografiche che stanno emergendo negli investimenti in energia pulita. La maggior parte dei fondi resterà nelle economie avanzate, che si avvicinano al 60% dei livelli di investimento previsti dal Piano di ripresa sostenibile della Iea. Le economie emergenti e in via di sviluppo, molte delle quali hanno un margine di manovra fiscale limitato, hanno finora mobilitato solo il 20% circa dei livelli di spesa raccomandati.

“Non solo gli investimenti in energia pulita sono ancora lontani da ciò che è necessario per avviare il mondo su un percorso di emissioni nette pari a zero entro la metà del secolo, ma non sono nemmeno sufficienti per evitare che le emissioni globali salgano a un nuovo record”, ha sottolineato Birol.

“Molti paesi – specialmente quelli dove i bisogni sono maggiori – stanno anche perdendo i benefici che un investimento ben pianificato in energia pulita porta, come una crescita economica più forte, nuovi posti di lavoro e lo sviluppo delle industrie energetiche del futuro”, ha detto il presidente dell’Agenzia.

I governi devono aumentare rapidamente la spesa e l’azione politica per rispettare gli impegni che hanno preso a Parigi nel 2015, compresa l’offerta di finanziamenti da parte delle economie avanzate al mondo in via di sviluppo, ha detto Birol.

ADV
×