Rigassificatore a Piombino, Greenpeace e Wwf si uniscono al ricorso del Comune

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Unito il fronte delle associazioni ambientaliste contro la politica nazionale che punta ancora troppo sul gas.

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L’hub del gas di Piombino è un progetto inutile e costoso, in controtendenza con l’ormai conclamata esigenza di puntare su rinnovabili ed efficienza energetica.

Consapevoli di questo, anche WWf Italia e Greenpeace Italia si uniscono alla battaglia legale del Comune di Piombino contro il rigassificatore galleggiante (Fsru – Floating Storage and Regasification Units) da 4,5 mld mc in corso di realizzazione nel Comune toscano.

Il progetto del governo Draghi ha suscitato da subito una serie di dure e partecipate mobilitazioni della popolazione e di tutti i partiti locali (vedi QualEnergia.it Rigassificatore di Piombino: le tante voci contrarie della città) e il Comune stesso ha presentato un ricorso.

Il Tar ha intanto accolto l’istanza avanzata dal Comune toscano per avere accesso alle note del 26 settembre 2022 con le quali la Direzione Generale Ambiente della Ue ha richiesto una serie di chiarimenti in ordine al procedimento di esenzione dalla Via, unitamente a ogni “eventuale ulteriore scambio di corrispondenza intercorso tra la Commissione europea e lo Stato italiano in relazione al procedimento”.

L’udienza sul merito è fissata per l’8 marzo, ma intanto WWf Italia e Greenpeace Italia hanno predisposto e notificato allo Studio legale dell’Avv. Andrea Filippini un intervento ad adiuvandum nel ricorso presentato dal Comune toscano.

“Dopo aver esaminato con i nostri esperti la copiosa documentazione tecnica depositata agli atti del processo amministrativo, i nostri timori per l’impatto che l’opera avrà sulla salute umana e sull’ambiente ci sembrano ulteriormente fondati”, sostengono il presidente del Wwf Italia, Luciano Di Tizio, e il presidente di Greenpeace Italia, Ivan Novelli.

“In primis è mancata la valutazione dei rischi per l’ambiente, ad iniziare dalla VIA, e per le persone”, spiegano i presidenti. Non c’è poi una valutazione dell’impatto che l’impianto avrà durante la sua vita offshore”.

“Scarsissima attenzione – aggiungono i presidenti – è stata prestata inoltre allo studio delle emissioni e degli inquinanti, che pure avrebbero meritato maggiori approfondimenti istruttori, come peraltro sottolineato dallo stesso Istituto Superiore di Sanità e dall’Ispra”.

“Riteniamo che la protezione dell’ambiente e della salute umana non possano mai assumere un valore recessivo né negoziabile rispetto all’emergenza. Da qui, il nostro intervento ad adiuvandum nel ricorso presentato dal Comune di Piombino”, concludono i rappresentanti delle due associazioni ambientaliste.

Anche Legambiente e KyotoClub sono intervenute contro la scelta di puntare ancora sul gas in modo così importante.

Secondo le associazioni, infatti, l’idea di rendere l’Italia un “hub del gas” porta con sé solo insidie e costi per i consumatori e contribuenti, mentre le aziende fossili continueranno a fare profitti altissimi. Solo pochi giorni fa, un rapporto firmato anche da ReCommon ha segnalato che lItalia è in cima alla classifica degli impatti sulla salute generati dalle centrali a gas, che oggi coprono circa metà del fabbisogno elettrico del Paese (vedi anche, QualEnergia.it, Il gas uccide, in Europa e soprattutto in Italia).

Eppure, nonostante i dati sugli effetti dannosi delle fossili su salute ed economia, nonostante la guerra in Ucraina, l’aumento di 15 volte del prezzo del metano in un anno, ricatti sul gas, economia e finanze pubbliche in ginocchio per il caro-energia, tematiche e impegni climatici, il governo ancora oggi chiede ad Eni la ricetta energetica. E la risposta la conosciamo: ancora più metano! (vedi anche QualEnergia.itDa una dipendenza all’altra, il delirio pro-metano del governo).

Inoltre, secondo le associazioni ambientaliste, invocare un “piano Mattei” per moltiplicare le infrastrutture per le fonti fossili va “in contraddizione persino con la visione e l’ispirazione dell’ingegner Mattei che oggi, ne siamo certi – scrivono – cercherebbe di garantire fonti rinnovabili e meccanismi di stoccaggio dell’energia, non legandosi per decenni a un mercato volatile e costoso come quello che il gas ha dimostrato di essere”.

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