C’è chi fa la “guerra” al gas e chi continua a vedere fonti fossili dappertutto: il nuovo rapporto della IEA (International Energy Agency) rilancia il dibattito sul ruolo attuale e futuro dei carburanti tradizionali.
Quindi il gas è un ponte verso le energie rinnovabili, o un muro che rallenta e ostacola la diffusione dell’eolico, del solare e delle altre tecnologie a zero emissioni?
Per alcune organizzazioni indipendenti no-profit, come Oil Change International e Global Witness, il gas naturale sta ritardando lo sviluppo delle fonti più pulite, anche perché le multinazionali del settore prevedono investimenti multimiliardari per scoprire nuovi giacimenti nei prossimi anni.
E tale espansione è incompatibile con gli obiettivi di riduzione delle emissioni inquinanti, come previsto dagli accordi internazionali sul clima.
La IEA, invece, rimane fedele alla sua visione del combustibile-ponte verso la transizione energetica, così come è rimasta fedele alla sua idea che bisogna investire di più sul nucleare.
“Il gas ha aiutato a ridurre l’inquinamento atmosferico e a limitare l’aumento delle emissioni di CO2 collegate all’energia, sostituendo carbone e petrolio nel settore elettrico, nel riscaldamento e negli usi industriali”, afferma il direttore esecutivo della IEA, Fatih Birol (traduzione nostra dall’inglese, con neretti).
Aggiungendo poi che il gas “può contribuire a un mix energetico più pulito”, anche se deve risolvere alcuni problemi, tra cui “diminuire le emissioni di metano nella filiera di produzione e distribuzione”.
Secondo le ultime rilevazioni dell’Agenzia internazionale (qui una sintesi online dei dati), la domanda mondiale di gas è cresciuta del 4,6% nel 2018, rispetto ai dodici mesi precedenti, con la previsione di aumentare del 10% nei prossimi cinque anni, superando abbondantemente 4.000 miliardi di metri cubi nel 2024 (4,3 trillion cubic metres).
A premere sull’acceleratore dei consumi saranno soprattutto le economie asiatiche: la Cina in particolare, sostiene la IEA, sarà responsabile di circa il 40% dell’incremento della domanda globale di gas per i vari utilizzi (generazione elettrica, processi industriali, trasporti eccetera), davanti ad altri paesi di quel continente, come India, Pakistan e Bangladesh.
Intanto crescerà parecchio il commercio via nave di gas naturale liquefatto (LNG: Liquefied Natural Gas) grazie soprattutto alla nuova politica americana orientata a favorire l’esportazione degli idrocarburi nazionali estratti dagli scisti (shale gas/shale oil).
L’Agenzia internazionale stima che gli Stati Uniti arriveranno a esportare 113 miliardi di metri cubi di LNG nel 2024, in confronto ai circa 28 miliardi di metri cubi commercializzati lo scorso anno, come mostra il grafico sotto.
In Europa i consumi di gas rimarranno piatti, chiarisce la IEA, perché salirà la richiesta di combustibile fossile per la generazione elettrica, ma calerà la domanda in altri settori, soprattutto per il riscaldamento degli edifici grazie alle misure di efficienza e alla progressiva elettrificazione degli usi energetici finali, con pompe di calore e piani a induzione.
Il grafico sotto riassume il quadro nelle principali aree geografiche.
Tra l’altro, osserva la IEA, l’Europa dovrà importare quantità maggiori di gas liquefatto, a causa del declino produttivo dei suoi giacimenti e della scadenza di molti contratti per le forniture via terra.