Si chiude domani, 27 settembre, la settimana di protesta per il clima con cortei in tutto il mondo.
Per l’occasione Legambiente ha deciso di rafforzare il proprio impegno per combattere la crisi climatica con la nuova campagna #ChangeClimateChange: una piattaforma online che vuole proporre, in una chiave di cambiamento, la costruzione di proposte e mobilitazioni per ricordare “ai grandi della Terra che il nostro Pianeta è in pericolo e che bisogna fare presto”, scrive l’associazione in una nota stampa.
“Il portale sarà soprattutto uno strumento aperto ai cittadini, uno spazio di confronto e di incontro, dove approfondire cause e soluzioni, denunciare i “nemici del clima” e valorizzare le tante esperienze positive già presenti in Italia”, spiega Legambiente.
Legambiente e i #FridaysForFuture
In occasione della mobilitazione mondiale legata ai #FridaysForFuture, Legambiente ha organizzato eventi in tutta Italia e anche ad alta quota: le iniziative di punta si svolgeranno sulle Alpi dove sono in programma i “Requiem per un ghiacciaio” per denunciare il precario stato di salute dei ghiacciai, in particolare in Valle D’Aosta con la “veglia funebre per il ghiacciaio del Lys”.
La collaborazione di Legambiente con Serviceplan Group
La campagna #ChangeClimateChange è stata ideata grazie alla collaborazione con Serviceplan Group: le due realtà saranno insieme lungo il 2020 con diverse manifestazioni sul territorio e operazioni digitali collegate alla piattaforma changeclimatechange.it.
“Come ci ricorda costantemente Greta Thunberg non c’è davvero più tempo da perdere se vogliamo invertire la rotta e fermare la crisi climatica”, dichiara Stefano Ciafani, presidente di Legambiente.
“Changeclimatechange nasce per questo: invertire gli effetti di questa emergenza, mettendo in campo iniziative concrete, stili di vita sostenibili e offrendo strumenti di comprensione delle cause e degli effetti dei cambiamenti climatici. Un luogo dove informarsi, attivarsi e mobilitarsi da subito anche nel proprio quotidiano perché solo tutti insieme possiamo fermare la febbre del Pianeta. Anche domani saremo nelle piazze italiane pronti a sostenere la marea di giovani che nell’ultimo anno si è mobilitata per chiedere che i governi, a partire da quello italiano, si attivino con un impegno serio e tangibile con scelte adeguate allo scenario che la crisi climatica ci impone già”, conclude Ciafani.
Alcuni dati
Secondo i dati elaborati dall’associazione – e presenti sulla mappa CittàClima.it – sono 545 i fenomeni meteorologici estremi avvenuti in Italia dal 2010 ad oggi (aggiornamento al 24 settembre 2019).
In particolare sono stati 197 i casi di allagamenti provocati da piogge intense, le stesse che hanno causato 17 frane, 69 giorni di blackout elettrici, 74 esondazioni fluviali e 180 eventi che hanno interrotto le infrastrutture di trasporto, portando a 73 giorni di stop a metropolitane e treni urbani. Sono stati 14 i casi di danni al nostro patrimonio storico, 17 quelli provocati da prolungati periodi di siccità, 123 quelli prodotti da trombe d’aria. Ma ancora più rilevante è il tributo che continuiamo a pagare in termini vite umane e di feriti: sono oltre 203 le vittime del maltempo dal 2010 ad oggi.
A questo si aggiunge l’evacuazione di oltre 45mila persone legata a eventi atmosferici estremi. Non va dimenticato, infatti, che in Italia, oltre 7,5 milioni di persone vivono o lavorano in aree a rischio idrogeologico elevato: un problema che interessa circa 7.275 comuni.
Conoscere il cambiamento climatico e comprenderne cause ed effetti è il primo passo per agire.
La piattaforma changeclimatechange.it presenta per questo un’ampia sezione di approfondimento (anche con contributi multimediali) che analizza i settori maggiormente impattanti e climalteranti: l’energia, per un’uscita dalle fonti fossili e un futuro finalmente 100% rinnovabile; l’efficienza e la rigenerazione delle città; per promuovere una mobilità a zero emissioni; cibo sano, giusto, equo e sostenibile e infine il tema dell’emergenza e del rischio.
I nemici del clima
Su Change Climate Change Legambiente identifica anche i principali nemici del clima, ancora troppi e difficili da cacciare: le aziende, le infrastrutture, centrali che contribuiscono in maniera drammatica al cambiamento climatico e all’inquinamento locale e che poco o nulla stanno facendo per invertire la rotta.
Tra questi Eni, il più grande gruppo industriale italiano, controllato dallo Stato, è titolare di attività esplorative in 67 paesi del mondo dove continua non solo a trivellare per estrarre petrolio e gas ma anche ad espandere i territori di sfruttamento creando non solo problemi ambientali ma anche sociali; Edison altra azienda attiva nel settore energetico che nel 2018, per tutta la produzione, ha usufruito dell’esenzione dal pagamento di royalties per il 50% del gas estratto oltre a quella del 6% sul petrolio.
E ancora, Taranto, capitale d’Italia delle emissioni di gas serra: sono oltre 12 milioni le tonnellate di CO2 emesse in un anno, principalmente a causa del polo dell’Ilva. Ma c’è anche la società JBS, conosciuta in Italia come Rigamonti, l’azienda brasiliana più grande al mondo nella produzione intensiva di carne: a dimostrazione che anche cibo (e agricoltura) possono contribuire alla crisi climatica. Spazio poi a tanti altri impianti e infrastrutture locali segnalati dai cittadini per l’inquinamento prodotto sui territori.
Associazioni, comitati e cittadini potranno essere protagonisti della denuncia, segnalando a Legambiente i “nemici del clima” presenti nella propria città e nei propri territori per realizzare così una mappa interattiva che supporti l’azione di mobilitazione e di protesta.