L’Austria punta al 100% di rinnovabili con conservatori e verdi al governo

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Solo elettricità rinnovabile entro 10 anni e un'economia carbon neutral entro il 2020. L'esperimento politico inedito con gli ambientalisti per la prima volta nell’esecutivo guidato da Kurz.

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Produrre il 100% di energia elettrica con le fonti rinnovabili nel 2030 è uno dei punti principali dello “strano” esperimento politico in Austria che è frutto dell’inedita alleanza tra conservatori e verdi, questi ultimi per la prima volta al governo nel paese.

Sebastian Kurz, 33 anni, giovane leader del Partito popolare austriaco (OVP: Österreichische Volkspartei), ha appena trovato un accordo per una coalizione di governo con Werner Kogler, leader dei verdi, realizzando così un’alleanza che non si era mai vista nel piccolo stato alpino.

Ricordiamo che Kurz in precedenza aveva governato con il partito nazionalista-populista di destra FPO (Freiheitliche Partei Österreichs, il Partito della libertà austriaco), prima di essere sfiduciato dal parlamento lo scorso maggio 2019 per le accuse di corruzione contro il suo vice-cancelliere Heinz-Christian Strache.

Nelle elezioni anticipate di settembre 2019, il partito popolare aveva ottenuto il primo posto con il 37% dei voti, seguito da socialdemocratici e nazionalisti, mentre i verdi avevano sfiorato il 14% delle preferenze conquistando 26 seggi (erano zero seggi nella legislatura precedente, perché nelle elezioni del 2017 avevano ottenuto meno del 4% dei voti).

I verdi austriaci quindi hanno raggiunto il miglior risultato di sempre e sono riusciti a intavolare lunghe trattative con i conservatori, culminate nell’intesa che ha portato ieri, martedì 7 gennaio, alla formazione di un nuovo governo.

Intesa che per quanto riguarda i temi energetici e ambientali punta a una svolta decisamente ecologista.

Si parla, infatti, riassume l’agenzia Reuters, di rendere l’Austria un paese “neutrale” sotto il profilo climatico entro il 2040, riformare la tassazione sui voli aerei con una tassa unica di 12 euro/passeggero, “ecologizzare” il sistema fiscale facendo pagare le emissioni di CO2 a chi le produce nei vari settori, modificare i pedaggi autostradali dei camion collegandoli alle classi d’inquinamento dei Tir in modo da penalizzare i mezzi maggiormente inquinanti, investire un miliardo di euro nei trasporti pubblici.

In particolare, l’obiettivo della neutralità carbonica, che implica di azzerare le emissioni e assorbire quelle rimanenti con soluzioni di diverso tipo (forestazione, cattura della CO2 emessa dalle industrie e così via), dovrebbe essere toccato dieci anni in anticipo rispetto alle indicazioni di Bruxelles, che punta al medesimo traguardo a livello Ue per il 2050.

Ma il contraltare di queste misure ambientali è una politica economica liberista condita con altri temi classici della destra, in particolare su immigrazione e sicurezza.

Qui si parla di ridurre dal 25% al 21% le tasse per le imprese e diminuire le aliquote fiscali per i primi tre scaglioni di reddito per le persone fisiche, portandoli al 20-30-40% rispetto al 25-35-42% attuale, senza aver tralasciato una misura a favore delle famiglie con figli, cioè l’innalzamento dello sgravio fiscale annuale da 1.500 a 1.750 euro.

Inoltre, il programma prevede di vietare il velo nelle scuole fino a 14 anni (ora il divieto si ferma ai dieci anni) e l’introduzione della custodia preventiva per le persone che potrebbero rappresentare una minaccia alla sicurezza pubblica anche se non hanno ancora commesso reati.

Non resta che vedere se e come funzionerà questo patto tra conservatori e ambientalisti; di certo i verdi si stanno ritagliando posizioni di primo piano in diverse circostanze, ricordiamo ad esempio il boom dei Grunen in Germania nelle ultime elezioni europee, oltre alla crescente influenza delle politiche ecologiste nell’agenda della nuova Commissione europea che ha appena lanciato la proposta di un Green Deal con cui combattere i cambiamenti climatici.

Anche se la schiacciante vittoria di Boris Johnson in Gran Bretagna ha dimostrato quanto possano essere fragili le idee della sinistra: il manifesto laburista inglese era tanto avanzato sulle questioni di sostenibilità sociale-ambientale da sconfinare in un populismo al contrario, un populismo progressista che però non ha saputo comunicare in modo efficace, chiaro e convincente le sue proposte.

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