L’Europa presenta la “prima pietra” del suo Green Deal

E nel 2020-2021 arriveranno gli strumenti per tradurre in pratica la visione di un’economia totalmente “pulita” al 2050. Obiettivi e contenuti in sintesi.

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Da oggi l’Europa ha adottato ufficialmente la sua “visione” per una nuova politica in grado di coniugare crescita industriale, lavoro, lotta al surriscaldamento globale.

La Commissione Ue di Ursula von Der Leyen, entrata in carica da pochi giorni, ha presentato il suo Green Deal (GD) che punta a realizzare un’economia “neutrale” sotto il profilo climatico entro il 2050.

Significa, in altre parole, azzerare le emissioni nette di CO2 con interventi in tutti i settori economici, dalla produzione di energia ai trasporti, passando per il riscaldamento/raffreddamento degli edifici, le attività agricole, i processi manifatturieri nelle industrie “pesanti” e così via.

Il Green Deal era stato annunciato in più occasioni da Ursula von Der Leyen, già durante la candidatura per la presidenza della Commissione e poi di nuovo nel suo discorso al Parlamento Ue prima del voto decisivo sulla sua nomina.

Sarà poi il vicepresidente esecutivo Frans Timmermans a presentare il Green Deal alla platea mondiale della CoP 25 in corso a Madrid.

Bruxelles ha stimato in 260 miliardi di euro gli investimenti aggiuntivi annuali per raggiungere gli obiettivi già definiti per il 2030; quindi il GD richiederà uno sforzo in più notevole; almeno il 25% del budget europeo di lungo termine sarà destinato a misure e azioni per il clima e la Banca europea per gli investimenti (BEI) fornirà finanziamenti addizionali per i progetti “verdi”, con cui ridurre le emissioni inquinanti e favorire la diffusione delle tecnologie pulite.

Ricordiamo che proprio la BEI ha appena deciso di non finanziare più progetti nei combustibili fossili dal 2021, avviando quella trasformazione in una “banca climatica” voluta dalla nuova Commissione Ue.

Ma una visione senza strumenti concreti sarebbe poca cosa.

Per tradurre sul piano normativo l’ambizione di diventare il primo continente “climate neutral” del nostro Pianeta, Bruxelles intende presentare entro 100 giorni la prima legge climatica europea (si parla di marzo 2020); inoltre, la prossima estate arriverà un piano per innalzare al 50-55% l’obiettivo di riduzione delle emissioni di CO2 al 2030, in confronto al 1990.

Nel 2020-2021 sarà il turno di tante azioni-chiave per raggiungere la neutralità climatica nel 2050, tra cui diverse proposte per rivedere e potenziare alcune direttive (su efficienza energetica, energie rinnovabili, tassazione sui prodotti energetici).

In arrivo anche varie strategie, ad esempio su eolico offshore, adattamento al cambiamento climatico, mobilità sostenibile, biodiversità, foreste, alimentazione (qui si parla di “Farm to Fork” Strategy, letteralmente una strategia “dalla fattoria alla forchetta”).

Senza dimenticare il piano d’azione per l’economia circolare che dovrà promuovere il riutilizzo/riciclo di prodotti in modo da ridurre l’accumulo di rifiuti.

Insomma la carne al fuoco è davvero molta.

D’altronde, in sintesi, l’obiettivo è continuare a crescere, ma consumando meno risorse e assicurando una transizione verso le fonti rinnovabili che sia equa e giusta per tutti i cittadini e le imprese, anche in quei paesi che sono ancora agganciati all’utilizzo massiccio di combustibili fossili, carbone in primis, come la Polonia.

Tra i temi più importanti su energia e ambiente del GD, infatti, troviamo:

  • La possibilità di eliminare i sussidi ai combustibili fossili e in particolare le esenzioni fiscali sui carburanti per navi e aerei; si parla anche di inserire i trasporti marittimi nel mercato europeo ETS. La logica è che il costo dei mezzi di trasporto deve riflettere l’impatto di tali mezzi sull’ambiente.
  • Valutare l’adozione di una “carbon border tax” per tassare alla frontiera le importazioni di determinati prodotti, in modo che il loro prezzo finale rispecchi il reale contenuto di CO2 (la quantità di CO2 rilasciata nell’atmosfera per fabbricare quei prodotti).
  • Decarbonizzare il mix energetico, puntando in massima parte sulle rinnovabili, con la contemporanea rapida uscita dal carbone. Si parla però anche di soluzioni più controverse come la “cattura” della CO2 con sistemi CCS (Carbon Capture and Storage) applicati alle industrie, e anche il ruolo futuro del gas pulito (idrogeno, biometano) resta da chiarire in dettaglio.

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