La Terra è già stata molto calda, ma mai così calda e mai tutta in una volta

  • 25 Luglio 2019

Un gruppo internazionale di scienziati spiega quali sono le notevoli differenze tra i cambiamenti climatici che hanno coinvolto il nostro Pianeta nei secoli passati e il surriscaldamento globale odierno.

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La Terra ha già avuto periodi molto caldi o molto freddi nei secoli passati, quindi c’è da stare tranquilli, perché l’attuale surriscaldamento del nostro Pianeta è un fenomeno del tutto “naturale”: questo è uno dei principali argomenti sostenuti da chi nega la responsabilità umana dei cambiamenti climatici (oppure tende a minimizzare questa responsabilità per giustificare il continuo utilizzo di combustibili fossili).

In sostanza, è la tesi che emerge da fake news come quelle pubblicate su alcuni giornali italiani lo scorso maggio, quando si confondevano i dati meteorologici di breve periodo con le analisi climatiche pluridecennali, per additare come rompiscatole chi parla di emergenza ambientale (Greta Thunberg nello specifico: “Anche il tempo si è rotto di Greta” titolava Il Tempo del 6 maggio).

Ora un nuovo studio pubblicato su Nature smonta proprio l’idea che “ci sono sempre stati periodi più caldi-più freddi per cause naturali, quindi l’aumento delle temperature non è colpa dell’uomo”.

Nella ricerca No evidence for globally coherent warm and cold periods over the preindustrial Common Era ( un estratto è in allegato in basso), un gruppo internazionale di scienziati, guidato da Raphael Neukom dell’Università di Berna, spiega perché il clima dal ventesimo secolo si stia scaldando molto più velocemente rispetto ai 2.000 anni precedenti.

La particolarità dello studio – e di un altro che ha ricostruito l’evoluzione delle temperature medie terrestri, realizzato dallo stesso team di Neukom (qui un estratto su Nature Geoscience) – è il suo approfondire la notevole differenza tra quanto sta avvenendo negli ultimi decenni e quanto è accaduto in altre epoche.

Gli scienziati, infatti, hanno svolto un’indagine paleo-climatica dell’età preindustriale impiegando una serie di elementi, definiti “climate proxy”, che in pratica sono degli archivi biologici o geochimici che possono fornire informazioni sul passato, come gli anelli dei tronchi degli alberi, le carote di ghiaccio, i sedimenti lacustri, molluschi e coralli.

Poi gli studiosi hanno analizzato tutti questi dati attraverso sei differenti modelli statistici in grado di calcolare non solo le temperature assolute, ma anche la probabilità che si siano verificati periodi estremamente caldi o freddi su scala pluridecennale o secolare.

È vero insomma che la Terra ha già vissuto diversi episodi “estremi” di surriscaldamento e raffreddamento, ad esempio durante la “piccola età glaciale” (Little Ice Age) tra quattordicesimo e diciannovesimo secolo, oppure durante il “periodo caldo medievale” tra il 700-800 e il 1.200-1.300 circa.

Tuttavia, chiarisce una nota divulgativa dell’Università di Berna, quegli episodi vanno letti su una scala regionale anziché globale, perché i picchi di temperature più calde o più fredde si sono verificati in tempi differenti in diverse aree geografiche.

In altre parole: la piccola età glaciale e il periodo caldo medievale, affermano gli scienziati, hanno colpito la Terra “a chiazze”, interessando continenti diversi nell’arco di centinaia di anni.

Non sono stati eventi globali, cioè con una copertura simultanea dell’intero Pianeta o quasi.

Una bella differenza in confronto al global warming dei giorni nostri, che sta coinvolgendo il 98% della superficie terrestre, precisano gli autori dello studio.

Le temperature medie globali sono le più alte da 2.000 anni a questa parte e per la prima volta un periodo eccezionalmente caldo sta “avvolgendo” tutto il Pianeta nello stesso momento, si legge poi nella nota dell’ateneo bernese.

E proprio oggi, giovedì 25 luglio, in molte città europee è atteso il picco della nuova ondata di calore che sta passando sul nostro continente, dopo i record di temperature massime già battuti ieri, 24 luglio, in alcuni paesi, ad esempio in Belgio, Olanda e Germania con valori intorno ai 40 gradi.

In definitiva, secondo gli scienziati, il cambiamento climatico odierno non può davvero essere spiegato da fluttuazioni climatiche casuali o “naturali”.

Con ogni evidenza, la responsabilità del surriscaldamento è da attribuire alla crescente concentrazione di gas-serra nell’atmosfera dovuta all’utilizzo di fonti fossili; ecco perché si parla di cambiamento climatico antropogenico cioè causato dalle attività umane, con una portata e una velocità che non si sono mai verificate in precedenza.

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