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Greta e il gelo globale: quei titoli di giornale che sbagliano tutto sul clima

  • 7 Maggio 2019

Previsioni meteo confuse con la climatologia, ignoranza dei dati scientifici e fake news sulle testate italiane. Intanto si moltiplicano nel mondo le dichiarazioni politiche sull’emergenza ambientale.

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Basta un minimo appiglio meteorologico (fa più freddo del normale, ha nevicato a maggio) e qualche giornale non perde l’occasione per fare disinformazione sul clima e negare le evidenze scientifiche.

I titoli sulle prime pagine di Libero e del Tempo di ieri, 6 maggio, sono quasi comici, nel loro tentativo di sbugiardare anni di studi sui cambiamenti climatici e sul costante aumento delle temperature medie terrestri; e poi additano come rompiballe ignorante chi invece prova a capire quello che sta succedendo realmente al nostro Pianeta e quali soluzioni ci sono per combattere l’emergenza ambientale.

Titolo 1 (Libero, vedi immagine sopra): “Riscaldamento del Pianeta? Ma se fa freddo“.

Nel sottotitolo, in particolare, si legge: “Il termometro smentisce i gretini nostrani”.

Titolo 2 (Il Tempo): “Anche il tempo si è rotto di Greta“.

E nel sottotitolo si parla di “gelo globale” e di una ragazzina (Greta Thunberg) che “è pilotata ed esagera” (il giornale attribuisce queste ultime parole a una climatologa).

Anche se vogliamo depurare entrambi i titoli dall’effetto sensazionalistico per catturare l’attenzione, resta evidente un errore di sostanza, che è quello di confondere le previsioni meteo con la climatologia. Ma sono due cose ben diverse: le prime dicono che tempo fa oggi e che tempo farà nei prossimi giorni, mentre la seconda analizza l’evoluzione sul medio-lungo periodo di determinati processi, tra cui l’andamento delle temperature medie.

Insomma, quei titoli confondono le acque.

Con ogni probabilità, chi li ha partoriti non ha letto nemmeno i riassunti degli ultimi rapporti internazionali sul surriscaldamento globale, usciti in questi mesi; e se li ha letti, allora li ha volutamente ignorati, in modo da rimpinguare il filone delle fake news in tema ambientale.

Ricordiamo qualche dato.

Il 2018 è stato il quarto anno più caldo di sempre; le temperature medie superficiali sono già salite di circa un grado centigrado rispetto all’età preindustriale (1850-1900) a causa delle emissioni antropogeniche di anidride carbonica (la concentrazione di CO2 nell’atmosfera ha toccato livelli record); il surriscaldamento sta incrementando la frequenza e l’intensità degli eventi climatici estremi, come siccità, ondate di calore, tifoni, inondazioni; senza una riduzione rapida e drastica delle emissioni nei prossimi anni, sarà impossibile limitare a +1,5-2 gradi l’innalzamento delle temperature entro la fine del secolo; rimandiamo a questo link per ritrovare tutti gli approfondimenti pubblicati recentemente dalla nostra testata.

Di seguito le fonti dei dati sopra citati: le Nazioni Unite attraverso l’IPCC (Intergovernmental Panel on Climate Change) e l’Unep (United Nations Environment Programme), World Meteorological Organization, NASA, Met Office e altre ancora, insomma alcune delle principali istituzioni a livello mondiale quando si parla di clima, disastri naturali eccetera.

Per rimanere nel campo giornalistico, giova ricordare che a settembre 2018 la BBC aveva dichiarato che il cambiamento climatico è un dato scientifico acquisito, perciò la sua nuova politica editoriale non prevede più la necessità di bilanciare il dibattito su questo argomento con un interlocutore che abbia un’opinione opposta (un negazionista del global warming).

Un cambio di rotta deciso dalla direzione per evitare fraintendimenti, errori e disinformazioni riguardo il climate change reporting, cioè le notizie che riguardano i mutamenti climatici.

Intanto, nei giorni scorsi, si sono moltiplicate le iniziative politiche sullo stato di emergenza climatica internazionale: il primo maggio, il parlamento inglese ha votato la risoluzione sulla “climate emergency” proposta dal leader del partito laburista, Jeremy Corbyn, e dichiarazioni sull’emergenza climatica sono state fatte da governi e città in varie parti del mondo in questi mesi, tra le ultime quelle del consiglio municipale di Costanza, in Germania, e dei governi di Scozia e Galles.

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