Alla COP28 raggiunto l’accordo per far partire il fondo “perdite e danni”

Annunciati i primi contributi volontari, tra cui 100 milioni di dollari da Emirati Arabi e Germania, ma siamo ancora molto lontani dalle cifre richieste dai Paesi emergenti per compensare i danni dei disastri climatici.

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Cento milioni di dollari dagli Emirati Arabi, altrettanti dalla Germania, oltre 50 milioni di $ dalla Gran Bretagna, mentre Stati Uniti e Giappone verseranno rispettivamente 17,5 e 10 milioni di dollari.

Sono i principali contributi già annunciati alla COP28 da alcuni Paesi per il fondo globale “loss and damage”, che rappresenta il primo traguardo raggiunto nei negoziati della ventottesima conferenza Onu sul clima, in corso da ieri, giovedì 30 novembre, a Dubai.

Nella prima giornata della COP, è infatti arrivato l’accordo per rendere operativo il fondo che aiuterà i Paesi in via di sviluppo, maggiormente esposti agli impatti economici, sociali e ambientali degli eventi estremi come inondazioni, siccità e ondate di calore.

Ad annunciare l’intesa è stato il sultano Ahmed Al Jaber, sottolineando che “questo fondo sosterrà miliardi di persone, vite e mezzi di sussistenza particolarmente vulnerabili agli effetti del cambiamento climatico”.

Il fondo perdite e danni, ricordiamo, era stato concordato per la prima volta alla COP27 di Sharm el-Sheikh in Egitto, senza però le necessarie regole su come farlo funzionare, che sono state discusse nei mesi successivi in modo da definire una bozza di accordo su cui discutere a Dubai.

Il loss and damage è un pilastro fondamentale della finanza climatica: le sue risorse serviranno a compensare le perdite e i danni dei Paesi emergenti più colpiti dai disastri climatici, con sostegni finanziari dalle Nazioni più ricche e storicamente più responsabili delle emissioni cumulative di anidride carbonica in atmosfera, derivanti dalla produzione e dall’utilizzo di combustibili fossili.

Non è del tutto chiaro a quanto ammonterà la disponibilità complessiva del fondo, che sarà gestito dalla Banca mondiale: si parla di almeno 100 miliardi di $ ma le economie in via di sviluppo ne chiedono almeno 400.

Per il momento siamo ancora ben lontani da queste cifre. Resta da vedere quali contributi volontari decideranno di impegnare gli altri Paesi, tra cui l’Italia, oltre all’Unione europea; sono attesi annunci nel corso della COP su questo versante.

La velocità con cui si è raggiunto l’accordo può essere anche “letta” come un tentativo degli Emirati di segnare subito un punto a favore di una COP molto contestata in partenza, essendo presieduta da un sultano – Al Jaber – che guida la compagnia petrolifera nazionale (Adnoc) ed è capofila degli interessi della lobby dei combustibili fossili.

Le discussioni alla COP28 sulla finanza climatica non si esauriscono però con il fondo loss and damage.

Un punto importante riguarda il cosiddetto Collective Quantified Goal, l’impegno finanziario post 2025 con cui sostenere le azioni per il clima dei Paesi emergenti; non sarà facile, considerando che l’impegno da parte delle Nazioni più avanzate di raccogliere 100 miliardi di $ di finanza green per le Nazioni più povere, non è stato pienamente conseguito dopo anni di promesse.

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