L’Europa può azzerare le emissioni nette di gas-serra entro metà del secolo?
Il futuro del clima e dell’energia è un tema che ha concentrato una buona fetta del dibattito a livello Ue nei mesi precedenti le elezioni, grazie anche alla strategia 2050 proposta dalla Commissione europea per de-carbonizzare completamente il mix energetico.
Aspettando di vedere che tipo di Europa uscirà dal voto di ieri nelle prossime alleanze politiche tra gli schieramenti (e poi cosa farà l’Inghilterra sulla Brexit), è utile richiamare il rapporto pubblicato all’inizio di maggio dal Committee on Climate Change (CCC), l’organismo indipendente incaricato da Londra di suggerire quali misure adottare per ridurre velocemente le emissioni inquinanti, come previsto dagli accordi di Parigi sui cambiamenti climatici.
Difatti, gli obiettivi dello studio inglese sono tra i più articolati e ambiziosi tra quelli in esame nei diversi paesi e nella stessa Commissione Ue: si parla di arrivare a un’economia a impatto-zero sull’ambiente (net-zero target) nel 2050 includendo anche le emissioni dei voli aerei internazionali e dei trasporti marittimi, che invece non figurano nella maggior parte degli altri piani climatici.
Più in dettaglio, il documento Net Zero – The UK’s contribution to stopping global warming (allegato in basso), suggerisce un ampio ventaglio di soluzioni per diminuire il più possibile le emissioni di CO2 e altre sostanze inquinanti e rimuovere dall’atmosfera le emissioni residue di alcuni settori industriali.
Il punto più controverso del rapporto del CCC è l’affidarsi a tecnologie tutte da verificare, che non si sono ancora realizzate su scala commerciale, come la cattura della CO2 dall’aria con sistemi CCS anche abbinati alle bioenergie (BECCS: Bioenergy with Carbon Capture and Storage, rimandiamo a questo articolo per approfondire la questione).
L’approccio quindi è diverso dagli scenari basati sul concetto di 100% rinnovabili che però escludono l’uso del CCS, vedi ad esempio le simulazioni dell’università finlandese di Lappeenranta.
Lo schema sotto (clicca per ingrandire) riassume gli aspetti più importanti del piano definito dal Committee on Climate Change.
In particolare, gli esperti inglesi affermano che CCS e idrogeno sono “una necessità e non un’opzione” nello scenario di emissioni-zero al 2050, perché tra i pilastri dell’economia de-carbonizzata troviamo lo sviluppo delle tecnologie per rimuovere/immagazzinare l’anidride carbonica e per produrre idrogeno con fonti pulite (vedi anche qui).
Poi la Gran Bretagna dovrà quadruplicare la generazione di elettricità pulita entro il 2050 con una massiccia installazione di energie rinnovabili; ad esempio, si parla di 75 GW di eolico offshore e per capire lo sforzo richiesto, ricordiamo che oggi il paese conta circa 8 GW di potenza eolica installata in mare, con l’idea di arrivare a 30 GW nel 2030 secondo il programma lanciato nei mesi scorsi dal governo.
Ricordiamo che il paese ha già compiuto notevoli passi avanti soprattutto in campo elettrico, con la quasi completa sparizione del carbone a vantaggio del gas naturale e delle rinnovabili.
D’altronde, elettrificazione è la parola chiave del documento: le rinnovabili dovranno diventare la spina dorsale di un modello economico incentrato sul consumo di elettricità verde nei trasporti, nel riscaldamento degli edifici e in alcuni processi industriali, grazie alla diffusione di veicoli 100% elettrici, pompe di calore, produzione/stoccaggio dell’idrogeno ricavato a partire da energia eolica o solare.
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