Il sud Italia e la Sicilia in particolare possono diventare protagonisti della transizione energetica?
È il filo conduttore del nuovo studio realizzato dalla Hydrogen Community e dalla Floating Offshore Wind Community assieme a The European House – Ambrosetti e intitolato “Opportunità industriali dalla transizione energetica per la Sicilia, per l’Italia e per l’Europa”.
Eolico offshore galleggiante e idrogeno verde hanno grandi potenzialità per fare della Sicilia un centro italiano delle energie rinnovabili, ma restano diversi ostacoli da superare.
Bisogna semplificare le autorizzazioni, definire incentivi e sistemi di supporto tecnico-finanziario per chi investe, creare nuove filiere industriali.
Non è un compito facile: l’eolico galleggiante, ad esempio, è una tecnologia ancora quasi sperimentale, con costi molto più elevati rispetto agli impianti offshore con fondazioni fisse; finora in Italia ci sono tante richieste di autorizzazione ma nessun progetto in fase avanzata di costruzione (si veda anche Eolico offshore in Italia: grande potenziale, tanti ostacoli e obiettivi bassi).
Pure l’idrogeno è in una fase molto embrionale e si dovrà sviluppare una nuova economia incentrata sulla domanda e sull’offerta di H2 green, prodotto da fonti rinnovabili, con relative infrastrutture (elettrolizzatori, stoccaggi, reti di trasporto e distribuzione).
Ricordiamo che nei giorni scorsi il Mase ha pubblicato un avviso per selezionare progetti di elettrolizzatori, con 100 milioni di euro a disposizione.
Secondo gli autori del rapporto, la Sicilia è il “punto di partenza” per avviare nuove filiere a supporto del processo di decarbonizzazione dei settori dove è più difficile ridurre le emissioni, cosiddetti “hard to abate”, come i trasporti pesanti e le industrie a elevato consumo energetico (acciaierie e stabilimenti chimici ad esempio).
La Sicilia, si legge nel documento, “può posizionarsi tra le aree di produzione di idrogeno rinnovabile in Europa maggiormente competitive”.
Per farlo, si spiega, “è necessario accelerare l’installazione di nuove fonti rinnovabili con un limitato impatto sul territorio, facendo leva in particolar modo sull’eolico offshore galleggiante”.
In tema di eolico offshore, una delle sfide maggiori è colmare la mancanza di infrastrutture adeguate per realizzare grandi progetti e investimenti: porti e cantieristica.
“Per cogliere queste opportunità di sviluppo industriale, il Paese deve organizzare la filiera, investendo e potenziando gli asset portuali e cantieristici soprattutto nelle regioni del sud Italia, in cui il vantaggio logistico è evidente”, sottolinea Alessandro Viviani, Senior Consultant di The European House – Ambrosetti”.
Per quanto riguarda l’idrogeno, il rapporto evidenzia innanzi tutto che la Sicilia è polo di eccellenza in Italia per il settore della chimica e della raffinazione (da cui in Italia dipendono circa il 7% del PIL e dell’occupazione nazionale), responsabili del 36% del totale delle emissioni regionali e del 3% del totale delle emissioni nazionali.
Per azzerare le emissioni di questo settore in Sicilia, si stima che occorra investire 8-10 miliardi di euro per adeguare gli impianti produttivi. È quindi necessario prevedere misure di supporto ad hoc partendo dalla creazione della Hydrogen Valley in Sicilia, con possibili sinergie tra produttori di energia rinnovabile, produttori di idrogeno e poli industriali.
Come detto, gli autori del report ritengono che una spinta alla decarbonizzazione siciliana possa provenire dall’eolico offshore galleggiante.
A livello teorico, si spiega, la Sicilia è la prima Regione in Italia per potenziale di eolico floating, pari a 65 GW. Nel complesso, secondo le stime del Politecnico di Torino citate dallo studio, il potenziale italiano complessivo per l’eolico offshore galleggiante è pari a 207 GW concentrato in buona parte in Sicilia e Sardegna.
La sfida ora è standardizzare la tecnologia floating e industrializzarla su vasta scala, riducendone i costi.
In particolare, l’offshore galleggiante fa leva su settori industriali che in Italia pesano per ben 256 miliardi di euro in valore, con 1,3 milioni di dipendenti; si parla, ad esempio, di materiali da costruzione, meccanica avanzata, navi e imbarcazioni.
Il sud Italia, concludono gli esperti, può avere un ruolo cruciale nella filiera dell’eolico galleggiante nel Mediterraneo, ma è urgente definire un quadro normativo per dare certezza agli operatori e promuovere le filiere locali, tramite una chiara pianificazione di aste e incentivi dedicati alla tecnologia.
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