Energia ed elezioni: intervista a Livio De Santoli del Movimento 5 Stelle

Un “Superbonus Energia Imprese” e una politica centrata sulle rinnovabili tra le proposte dell’esperto di energia, ex presidente del Coordinamento Free. La quarta di una serie di interviste ad alcuni tra i candidati alle Politiche 2022 più attivi sui temi energetici.

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Dopo aver pubblicato l’analisi dei programmi elettorali del think tank ECCO, continuiamo il nostro giro di colloqui con candidati che, dentro o fuori dal Parlamento, si sono mostrati più attivi sui temi dell’energia.

In fondo all’articolo tutte le altre interviste di QualEnergia.it.


Oggi risponde alle nostre domande Livio De Santoli, nome molto noto nel mondo delle rinnovabili e dell’efficienza energetica, e candidato con il Movimento 5 Stelle.

Professore ordinario di Energetica e presidente del corso di Ingegneria energetica alla facoltà di Ingegneria dell’università la Sapienza di Roma, De Santoli è stato presidente di varie associazioni del settore, come Aicarr (Associazione italiana condizionamento dell’aria riscaldamento e rifregerazione, Ati (Associazione termotecnica italiana) e, fino a poco prima della candidatura, del Coordinamento Free (Fonti rinnovabili ed efficienza energetica).

1. Professor De Santoli, quali interventi immediati sosterrebbe per affrontare l’emergenza dei costi dell’energia che sta colpendo il sistema produttivo?

«Oltre alle soluzioni emergenziali, occorre immediatamente pensare anche ad un pacchetto di misure strutturali. Attualmente costo del gas e dell’elettricità sono strettamente legati, e i rimbalzi in aumento dell’uno si ripercuotono sull’altro. La riforma dell’attuale meccanismo di formazione dei prezzi nel quale il prezzo del gas metano rappresenta una funzione di merito deve subire profonde modificazioni.

In particolare è da eliminare ogni contrattazione basata su valutazioni effettuate sul breve periodo, ormai inadatta a orientare investimenti in impianti con ritorni sul lungo periodo, come quelli in fonti rinnovabili, che invece devono poter contare su valutazioni molto diverse, come i contratti di vendita con le aste competitive, i contratti a lungo termine PPA e l’autoconsumo collettivo.

La soluzione strutturale in grado di mitigare l’effetto della volatilità del prezzo del gas sulle bollette energetiche, pertanto, potrà esserci solo quando sarà prevalente il peso dei contratti a lungo termine. Occorre un accordo nella UE per una riforma del mercato dell’energia in grado di valorizzare la produzione rinnovabile, separando nettamente la formulazione dei prezzi dell’energia da gas e da rinnovabili».

2. Sul medio termine, quali sono le soluzioni percorribili per ridurre la dipendenza dal gas russo? E delle fonti fossili in generale?

«L’eliminazione del gas russo, circa 30 miliardi di metri cubi all’anno, deve essere la priorità della pianificazione energetica nazionale, da raggiungere esclusivamente attraverso le fonti rinnovabili, l’efficienza energetica e i combustibili alternativi, come biometano e idrogeno.

In particolare, 60 GW di rinnovabili nei prossimi tre anni, 7 miliardi di metri cubi di biometano, 4 milioni di pompe di calore, che insieme corrispondono a un risparmio di 40 miliardi di metri cubi di gas. Inoltre l’impatto occupazionale dovuto a tale manovra sarebbe significativo: circa 100.000 posti di lavoro. Investire nella transizione energetica può quindi essere un modo per coniugare la decarbonizzazione del sistema energetico con la ripresa dell’economia italiana».

3. Tra le forze politiche in competizione, c’è anche chi propone il ritorno al nucleare. Secondo lei è una strada percorribile?

«Premesso che non bisogna avere pregiudizi ideologici sul nucleare, le ipotesi che circolano in questi giorni avrebbero bisogno di un approfondimento tecnico circa la tipologia del reattore, il costo dell’impianto e i tempi di installazione. Reattori di cosiddetta quarta generazione, anche se oggetto di studi da un paio di decenni, hanno ancora la necessità di quantificare costi e tempi: non è ancora una tecnologia commerciale ma solo sperimentale con pochi prototipi funzionanti.

Più verosimilmente le proposte sembrano riguardare i reattori di terza generazione che commercialmente annoverano al momento solo quattro reattori di grande capacità nel mondo, comunque caratterizzati da costi e tempi elevati, almeno 15 anni. Dei microreattori di limitata capacità di terza generazione non è facile assumere informazioni plausibili. Ad oggi comunque il confronto dei costi con le rinnovabili è a tutto vantaggio di queste ultime.

Lazard e Iea stimano un valore del fotovoltaico intorno ai 40 €/MWh contro 165 €/MWh del nucleare, cioè quattro volte di meno. Anche considerando la presenza di sistemi di accumulo per il fotovoltaico, il costo del fotovoltaico è ancora inferiore a quello del nucleare».

4. Sulle rinnovabili abbiamo obiettivi sfidanti, un grande interesse del mercato e una situazione che inizia a sbloccarsi. Come giudica l’operato del governo uscente da questo punto di vista? E quali sono oggi i provvedimenti più urgenti da prendere?

«Il governo Draghi, e in particolare il ministro Cingolani, hanno operato senza alcuna visione di lungo periodo, assumendo posizioni non chiare sulle risposte alla crisi energetica e le azioni da intraprendere per la transizione ecologica. La dimostrazione è che ancora non è stato aggiornato il Pniec, il Piano nazionale integrato per l’energia e il clima.

Questa è una cosa gravissima, perché l’Italia non ha dichiarato se e come vuole raggiungere gli obiettivi del Fit for 55 e di decarbonizzazione al 2050, un aspetto che secondo me è urgente e imprescindibile. La revisione immediata del Pniec deve essere accompagnata da uno sviluppo del Piano nazionale per l’adattamento climatico, di cui in Italia si ha solo una bozza datata al 2018».

5. Superbonus: come giudica questa misura e i risultati ottenuti finora? E quale futuro vede per gli incentivi dedicati all’efficientamento energetico dell’edilizia residenziale?

«Il Superbonus 110% ha avuto un forte impatto sul settore edilizio e sulla nostra economia. Si è dimostrato uno strumento innovativo e fondamentale per rilanciare il settore delle costruzioni e riqualificare il patrimonio immobiliare italiano dal punto di vista energetico e ambientale. Secondo i dati Istat, nel secondo trimestre 2022 il Pil è aumentato dell’1,1% rispetto al trimestre precedente e del 4,7% sullo stesso periodo del 2021.

A trainare questi andamenti è il settore delle costruzioni e, in particolare, il Superbonus 110%. Questa è una misura che, opportunamente migliorata con un decalage, occorre rendere strutturale su base decennale. E poi c’è il tema della cessione dei crediti retroattivi, da risolvere urgentemente».

6. Per abbattere in modo strutturale i costi energetici delle imprese, quali strumenti metterebbe in campo?

«Le bollette di tutti i consumatori possono essere ridotte immediatamente rimodulando il mercato elettrico.

Il Superbonus Energia Imprese è una proposta prevista nel programma elettorale M5S, che coniuga il meccanismo della circolazione dei crediti fiscali per permettere alle imprese di investire a costo zero nel risparmio energetico e nelle fonti rinnovabili. Inoltre, da mesi si sta chiedendo di approvare in sede europea il Recovery Energy Fund, cioè da prima dello scoppio della guerra in Ucraina».


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