Elezioni, clima ed energia: le (deboli) posizioni dei partiti

Una prima analisi dei programmi elettorali dei diversi partiti realizzata dal think tank ECCO Climate.

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Dopo un’estate da record per il caldo e con prezzi di gas ed elettricità alle stelle, che rischiano di fermare la crescita economica e spingono l’inflazione, finalmente in una campagna elettorale si parla di clima ed energia, temi fino ad oggi ampiamente trascurati, con le conseguenze che vediamo anche oggi.

Interessante da questo punto di vista l’analisi fatta dal think tank italiano ECCO Climate, specializzato proprio su queste tematiche, che ha esaminato le proposte nei programmi dei principali partiti, Verdi-SI, PD, +Europa, Azione-Italia Viva, Noi Moderati, Forza Italia, Lega, Fratelli d’Italia, Movimento 5 Stelle.

Riproponiamo qui una sintesi, mentre in fondo all’articolo trovate il dossier completo (un pdf di 15 pagine).

Gas, nucleare e rinnovabili

C’è un generale consenso rispetto all’obiettivo di contenere i costi dell’energia, ma le differenze sostanziali si notano sui provvedimenti e le tecnologie da adottare, spiega l’analisi di ECCO.

Tutti gli schieramenti propongono, seppure in maniera non sempre approfondita, un tetto al prezzo del gas, chi in sede europea e chi in sede nazionale.

Il nucleare è uno dei punti cardine del centro di Calenda e Renzi e della coalizione di centro-destra di Meloni, Salvini e Berlusconi.

Il centro-sinistra e il Movimento 5 Stelle metteno al centro l’efficienza energetica e le rinnovabili, anche identificando obiettivi quantitativi di breve e medio periodo e non prevedono un ricorso al nucleare.

La spaccatura si ripropone, sebbene in maniera molto meno netta, sul gas: il Movimento 5 Stelle non menziona nuove infrastrutture nel suo programma, il PD e +Europa sono favorevoli a nuovi rigassificatori come soluzione ponte compatibile con la decarbonizzazione, mentre Verdi-SI promuove il pieno utilizzo dell’infrastruttura esistente prima di impegnarsi in nuovi impianti.

Il polo costituito da Azione e Italia Viva propone la costruzione di due rigassificatori galleggianti, e lo stesso fa anche il centro destra, con la Lega che ipotizza un raddoppio del TAP e un gasdotto Barcellona-Sardegna-Penisola italiana, supportato anche da Fratelli d’Italia. Non vengono forniti elementi per valutare come queste infrastrutture possano essere compatibili con l’obiettivo europeo di riduzione delle emissioni al 2030, pur confermato nei programmi del terzo polo e Lega, osservano gli analisti di ECCO.

Sono simili anche le posizioni sull’aumento delle estrazioni nazionali di gas e petrolio, promosse dal terzo polo e dal centro-destra e non menzionate nei programmi di PD e +Europa.

Il Movimento 5 stelle si oppone alla creazione di nuovi pozzi. Verdi-SI propongono la piena adesione dell’Italia, in occasione della prossima COP27 a novembre in Egitto, all’Alleanza internazionale per l’uscita progressiva dalla produzione di gas e petrolio (BOGA) – di cui il nostro paese è parte dal 2021 in qualità di “amico” – che prevede lo stop alla produzione fossile entro il 2045.

L’energia è un tema divisivo, come confermano anche le dichiarazioni dei leader. Se da una parte c’è un generale supporto alle rinnovabili e alla velocizzazione delle autorizzazioni, dall’altra solo Verdi-SI e PD propongono chiari obiettivi quantitativi, i primi per raggiungere l’80% di penetrazione al 2030 e quasi il 100% al 2035 e i secondi per installare 85 GW al 2030, valori compatibili al raggiungimento degli obiettivi europei e in linea con gli impegni del Governo uscente.

In generale, il centro-destra propone gas e nucleare per la transizione e come tecnologie per abbassare il costo dell’energia, sebbene non sia chiaro come i tempi e costi del nucleare e di un molto ipotetico maggiore sfruttamento del gas nazionale possano contribuire alla crisi attuale dei prezzi ed essere compatibili con gli obiettivi climatici.

Il centro-sinistra tende maggiormente a identificare efficienza energetica e fonti rinnovabili come principale risposta strutturale alla contingenza attuale, in linea con gli scenari di decarbonizzazione di medio e lungo periodo e alle politiche europee.

Emissioni, leggi per il clima e partecipazione

Quasi nessun partito – riporta l’analisi di ECCO – prevede un obiettivo nazionale di riduzione delle emissioni al 2030, come invece presente nella maggior parte dei paesi europei, ad eccezione di Verdi-SI, che propongono un obiettivo nazionale di riduzione del 70% rispetto al 1990, e il terzo polo di Azione-Italia Viva, che propongono una riduzione del 41% rispetto al 2018.

La maggior parte degli altri partiti tende a confermare l’obiettivo comunitario di riduzione del 55% al 2030 anche se il programma di coalizione di centro-destra mette in discussione gli obiettivi europei, senza specificare quali e come.

Analizzando provvedimenti più specifici, l’aggiornamento del Piano Nazionale Integrato Energia e Clima (fermo al 2019), strumento importante della politica climatica che individua alcuni strumenti e obiettivi settoriali di riduzione delle emissioni, viene menzionato solamente da Verdi-SI, Lega e +Europa.

La Strategia di lungo periodo al 2050 ferma alla versione presentata a inizio 2021 e non ancora inviata al Segretariato ONU, come previsto dall’Accordo di Parigi nonostante la scadenza fosse il 2020, viene ignorata da tutti i partiti. Solo Verdi-SI propongono di anticipare l’obiettivo di neutralità climatica dal 2050 al 2045, in linea con quanto fatto in Germania.

Altri elementi importanti della strategia climatica, come la formazione di un’amministrazione pubblica efficace e competente per il clima e la partecipazione pubblica alle decisioni politiche, sono trattati dai programmi politici senza mai un riferimento specifico ai temi climatici.

La giustizia intergenerazionale – richiesta a gran voce dai giovani – è spesso menzionata nei programmi, ma mai trattata in riferimento al clima. Si parla di salario minimo, stage retribuiti, ma non di quale pianeta si troveranno a vivere le generazioni future e perché questa sia una questione di giustizia, fanno notare da ECCO.

Elemento di differenza nei programmi è la presenza di una proposta di una legge quadro sul clima, strumento legislativo adottato da molti paesi europei, che abbia l’obiettivo di armonizzare e guidare tutti i provvedimenti legislativi. La legge sul clima viene proposta da PD e Verdi-SI per la coalizione di centro-sinistra, mentre non si trova nel programma del terzo polo di Calenda e Renzi, del centro destra e del Movimento 5 stelle.

Su emissioni, leggi e partecipazione emerge un approccio diffuso debole e confuso. Sulle emissioni mancano indicazioni su un obiettivo specifico nazionale al 2030 nonostante il richiamo per lo più a quello europeo. Ad esclusione dei Verdi-SI, nessuna forza politica ha obiettivi più ambizioni di quelli europei. Mancano totalmente soluzioni per equipaggiare la pubblica amministrazione per la sfida climatica e programmare l’utilizzo di strumenti di partecipazione innovativi o l’adozione di princìpi come l’equità intergenerazionale.

Politiche di adattamento

Il tema è largamente ignorato nei programmi. L’Italia ha un piano di adattamento in attesa di approvazione dal 2018 e che necessita di modifiche. PD, Verdi-SI e Fratelli d’Italia sono gli unici a fare menzione di un suo aggiornamento.

Per il terzo polo e la Lega, il tema dell’adattamento non viene trattato e viene sostituito da una politica per la gestione forestale. I programmi propongono una gestione sostenibile delle foreste con attenzione al rilancio della filiera del legno, mentre Forza Italia promuove la piantumazione di alberi con l’obiettivo di “piantare un milione di alberi”. L’adattamento non compare nel programma M5S.

Sulla gestione dell’acqua, mentre Verdi-SI e M5S parlano esplicitamente di gestione pubblica dell’acqua, gli altri partiti, in maniera più o meno uniforme, citano un piano per limitare la dispersione idrica senza specificare la provenienza degli investimenti, ad eccezione di +Europa che menziona gli investimenti privati.

Sulla tutela della biodiversità, mentre Verdi-SI ne fa una parte importante del programma con un obiettivo del 30% di aree protette in linea con gli obiettivi europei, la coalizione di centrodestra e il centro prevedono la creazione di nuove riserve naturali ma senza specifiche e la Lega tratta anche il tema delle tecniche di evoluzione assistita, una sorta di evoluzione degli OGM.

L’adattamento – si legge nel dossier ECCO – rimane ancora marginale nelle proposte politiche. Nelle prime elezioni in cui il clima entra a fare parte dei programmi elettorali, la capacità dei partiti di esprimere una politica per il clima articolata e complessa è ancora limitata, seppur le politiche di adattamento e resilienza, volte a prevenire, reagire e resistere agli impatti del cambiamento climatico, sono una componente essenziale della politica per il clima.

Industria, rifiuti e mobilità

Nessun partito propone un piano di decarbonizzazione per l’acciaio, ignorando sia la via per arrivare all’acciaio verde sia la gestione degli impatti ambientali della situazione attuale.

Nessuno schieramento, ad eccezione di Verdi-SI, menziona nel programma la plastic tax, la cui introduzione viene rimandata di anno in anno e nonostante ogni anno l’Italia versi 800 milioni di euro all’Europa di plastic tax quale contributo a copertura del programma Next Generation EU da cui arrivano le risorse per finanziare i Piani Nazionali di Ripresa e Resilienza (PNRR).

Diffusamente trattato è invece il tema della gestione dei rifiuti, con particolare attenzione ai termovalorizzatori. Questo tema divide fortemente gli schieramenti politici tra sostenitori (Lega, FdI, FI, terzo polo) e oppositori (M5S, PD, SI-Verdi).

Per quanto riguarda la mobilità, i partiti sono abbastanza concordi rispetto all’importanza dell’auto elettrica, con la coalizione di centro-destra che però tiene la porta aperta anche alle auto a combustione interna a maggiore efficienza e ibride, mentre M5S e centrosinistra puntano in maniera più decisa sull’elettrificazione del trasporto privato.

Il trasporto pubblico è genericamente menzionato, ma trovano poco spazio gli strumenti per la sua promozione e l’integrazione della mobilità attiva. Sul fronte dei costi per il trasporto pubblico, il M5S propone il biglietto unico integrato, il PD sistemi di sconto soprattutto per giovani e anziani, Verdi-SI tariffe agevolate per diverse categorie e 10 mesi di trasporto pubblico gratuito. Il resto dei partiti cita un generico supporto al trasporto pubblico locale.

Finanza e fiscalità

Sul Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza (PNRR) si concentrano tutti, con il M5S che propone un maggiore controllo sull’uso dei fondi, e il programma di coalizione del centrodestra che promuove l’utilizzo completo delle risorse ma anche una revisione del piano.

Il terzo polo punta molto su investimenti legati all’economia circolare, tema che include la gestione dei rifiuti e i termovalorizzatori, mentre il centro-sinistra intende continuare con l’attuazione del piano, con Verdi-SI che propone una rimodulazione del fondo complementare e una particolare attenzione alle politiche di adattamento.

Unisce sostanzialmente tutti gli schieramenti anche il superamento del patto di stabilità, con il solo terzo polo di Calenda e Renzi che non menziona il tema nel programma. Le differenze di approccio sul debito in relazione al clima sono però importanti.

Il M5S propone chiaramente lo scorporo degli investimenti verdi dal deficit, il centrosinistra chiede una revisione del patto di stabilità in favore di transizione ecologica e sostenibilità, mentre il centrodestra si limita a invocare una revisione dello stesso, senza però esplicitare in quale direzione questa modifica debba andare.

Il tema forse più divisivo tra quelli analizzati in questa categoria è la riforma della fiscalità ambientale, dove spicca la posizione della Lega, che propone di mantenere i sussidi per i combustibili fossili, mentre il M5S ne ipotizza la riconversione e Verdi-SI l’abolizione.

Se da un lato PNRR, patto di stabilità e solo parzialmente la fiscalità ambientale sono affrontati, i grandi assenti dai programmi sono gli istituti pubblici di credito e di garanzia come Cassa Depositi e Prestiti, Invitalia e Sace, enti fondamentali per l’attuazione degli investimenti, che vengono presi in esame solo nel programma di Verdi-SI, che ne propone una riforma che li renda “banche per il clima”.

Europa e politica estera

Il programma della coalizione di centro-destra che prevede un cambio significativo della posizione dell’Italia nei negoziati europei per rivedere gli obiettivi su clima ed energia, ma senza indicare quali e come. Il centrosinistra e M5S confermano gli obiettivi europei del pacchetto Fit for 55 e del Green Deal; il terzo polo e +Europa non citano esplicitamente l’argomento.

Gli unici propensi a una maggiore ambizione europea sono Verdi-SI, a favore di un incremento degli obiettivi al 2030 di 55% delle rinnovabili e 45% di risparmio attraverso l’efficienza energetica.

Nessuna parola è stata spesa per la COP27 in Egitto e per la Presidenza italiana del G7 nel 2024, ad eccezione di Verdi-Si. Grandi assenti gli impegni della finanza per il clima, che vengono menzionati solamente da Verdi-SI con la proposta di mobilitare 4 miliardi di dollari annui, in linea con la quota equa per l’Italia, e di riformare l’architettura finanziaria nell’ambito del G7/G20 per finanziare la transizione a livello globale.

Altre differenze nei programmi si rintracciano nel rapporto con i fornitori di gas non russi, in particolare in Africa e nel Mediterraneo. Il PD propone lo sviluppo della green economy nel Mediterraneo, con nuovi partenariati incentrati sulle energie rinnovabili e nuovi modelli di sviluppo industriale e agricolo. Sulla stessa onda Verdi-SI, che sono anche gli unici a proporre che i contratti gas per gestire l’attuale crisi siano limitati nel tempo. Di contro, il terzo polo e centro destra puntano a fare dell’Italia un hub europeo dell’energia e del gas, mirando ad ampliare i paesi da cui l’Italia importa gli idrocarburi.

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