Emissioni, tecnologie pulite, investimenti: la transizione energetica in 4 grafici

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Cosa prevede lo scenario "Net Zero 2050" di Wood Mackenzie: grande accelerazione delle tecnologie rinnovabili, ma si fa anche troppo affidamento su cattura e rimozione della CO2. 

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Le emissioni globali di CO2 devono arrivare allo “zero netto” entro il 2050 per raggiungere gli obiettivi più ambiziosi degli accordi di Parigi: limitare il surriscaldamento del Pianeta a 1,5 °C rispetto ai livelli preindustriali.

Ma il traguardo Net Zero resta lontano. Le emissioni sono ben distanti dalla traiettoria che dovrebbero seguire in uno scenario “1,5 °C”, anche se tutti gli impegni per il clima annunciati finora dai governi fossero rispettati.

È quanto emerge dall’Energy Transition Outlook 2023 della società di consulenza Wood Mackenzie (da confrontare anche con la Net Zero Roadmap 2023 della Iea).

Nello scenario “base case”, basato sull’evoluzione delle politiche correnti, si andrebbe verso un aumento delle temperature di circa 2,5 °C a metà secolo. Le emissioni, infatti, toccherebbero il picco intorno al 2027 per poi diminuire del 30% circa entro il 2050, in confronto ai livelli del 2019.

La riduzione annuale delle emissioni dovrebbe andare il doppio più veloce, per essere compatibile con lo scenario Net Zero, osserva Wood Mackenzie. L’infografica seguente riassume i numeri più importanti del traguardo Net Zero 2050.

La quota dei combustibili fossili nelle forniture globali di energia scende al 20% (oggi 80%), grazie alla rapida elettrificazione di tutti i settori e alla diffusione crescente di un ampio set di tecnologie, dalle rinnovabili al nucleare avanzato, passando per la geotermia, l’idrogeno e i suoi derivati (come l’ammoniaca).

Da notare che Wood Mackenzie non prevede un azzeramento completo delle fonti fossili. Nel 2050 la domanda di petrolio e gas sarà pari, rispettivamente, a 30 milioni di barili giornalieri e 2.450 miliardi di metri cubi/anno.

Guardando alle tecnologie pulite, lo scenario Net Zero comprende oltre 18mila GW di potenza installata nell’eolico e nel fotovoltaico e 4mila GW di capacità di accumulo energetico; il 90% dei trasporti su gomma sarebbe elettrico.

Un punto potenzialmente controverso è l’ampio utilizzo previsto di tecnologie per catturare o rimuovere la CO2: il CCUS (Carbon Capture, Utilisation and Storage) e la Direct Air Capture.

Entrambe sono soluzioni molto costose e dalla dubbia efficacia, non ancora testate con successo commerciale su vasta scala. Anche la produzione di idrogeno a basse emissioni è data in forte aumento, superando 500 milioni di tonnellate/anno nel 2050.

Nel complesso, si dovrebbero investire circa 2,7 trilioni di $ l’anno (2.700 mld di $) per realizzare questo scenario di azzeramento netto delle emissioni.

Anche secondo la Net Zero Roadmap 2023 pubblicata nei giorni scorsi dall’Agenzia internazionale dell’energia, portare le emissioni di gas serra del settore energetico mondiale a zero è sempre più difficile, ma rimane possibile solo con una crescita record delle tecnologie pulite più mature, in primis fotovoltaico e auto elettriche.

Un altro messaggio della Iea è che non bisogna più investire in nuovi progetti oil&gas ma, semmai, solo in giacimenti esistenti o già avviati.

Il rapporto della Iea, nel complesso, ritiene che le rinnovabili possano accelerare di più rispetto a quanto stimato da Wood Mackenzie. Ad esempio, la Roadmap prevede intorno ai 25.000 GW di potenza cumulativa da eolico e fotovoltaico nel 2050.

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