Che cosa deve fare l’Europa per raggiungere i suoi obiettivi su energia e clima al 2030 (guardando già anche allo scenario di completa de-carbonizzazione al 2050)?
Sul tema è intervenuta la IEA (International Energy Agency) con un nuovo maxi rapporto, European Union 2020-Energy Policy Review (link in basso) in cui ha individuato una serie di misure volte a promuovere il rilancio economico post-Covid in ottica “verde”.
Lo strumento generale per puntare alla transizione dai combustibili fossili verso le rinnovabili, ricorda l’Agenzia internazionale dell’energia, è il Green Deal europeo e in particolare il “pacchetto” di ripresa economica con 750 miliardi di euro aggiuntivi previsti dal programma Next Generation EU-Recovery Fund, proposto alla fine di maggio dalla Commissione europea.
Secondo la IEA, gli investimenti in efficienza energetica dovrebbe essere il primo bersaglio delle nuove politiche Ue; si parla soprattutto di piani per la riqualificazione degli edifici pubblici e privati e di programmi di “stimolo fiscale” che dovrebbero sviluppare il mercato di prodotti e servizi a elevata efficienza e-o con determinati requisiti sulle emissioni di CO2.
Un tema, quello degli stimoli fiscali con vincoli green, che sta coinvolgendo anche il settore auto: vedi l’articolo Perché l’Italia rischia di sbagliare strada con gli incentivi alle auto Euro 6.
Poi la IEA torna a battere sul tasto della rimozione dei sussidi ai combustibili fossili, perché il periodo attuale, con prezzi bassi di petrolio e gas, rappresenta un’opportunità per definire alcune misure che sarebbe più difficile prendere una volta che i prezzi saranno risaliti.
Oltre a eliminare i sussidi alle fonti fossili, la IEA suggerisce di riformare la tassazione energetica in modo da favorire le risorse energetiche low-carbon (a basso contenuto di CO2).
Un altro punto essenziale, scrive la IEA, è evitare che si riducano gli investimenti privati nelle rinnovabili.
Tra le varie azioni suggerite, l’Agenzia raccomanda alla Commissione Ue di rivedere le regole per gli aiuti di Stato concentrando l’attenzione sulle opportunità di ripresa e innovazione tecnologica in diversi settori, inclusi l’eolico offshore, le infrastrutture per l’idrogeno e la produzione di batterie al litio.
Sui 750 miliardi di euro previsti dal Recovery Fund però resta qualche dubbio in merito alla reale “portata” dello sforzo economico.
Secondo le analisi della società di consulenza Climate & Company e del think-tank tedesco Agora Energiewende, citate dall’agenzia EurActiv, il programma di rilancio economico europeo lascerebbe un enorme buco di circa 1.600 miliardi di euro rispetto agli investimenti complessivamente necessari per centrare gli obiettivi su energia e clima al 2030.