Decreto aree idonee, quei vincoli al fotovoltaico che allarmano gli operatori

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L'Alleanza per il fotovoltaico, che riunisce diversi operatori energetici, teme che il provvedimento continui ad alimentare una contrapposizione tra rinnovabili e paesaggio.

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Non si placano le critiche delle associazioni delle rinnovabili alla bozza del decreto “aree idonee”, in particolare sui vincoli al fotovoltaico nei terreni agricoli.

Ora è il turno dell’Alleanza per il fotovoltaico, rete di operatori energetici impegnati nello sviluppo di impianti solari in Italia. Il ministro dell’Ambiente e della Sicurezza energetica, Gilberto Pichetto Fratin, la scorsa settimana aveva parlato di possibili correzioni al provvedimento, ma ciò non è bastato a rassicurare le aziende e gli investitori.

Il decreto, ricordiamo, già molto contestato da Italia Solare, Gis e Anev, è ancora in concertazione con il ministero dell’Agricoltura e non è stato ancora trasmesso alla Conferenza Unificata delle Regioni.

L’Alleanza per il fotovoltaico, si legge in una nota, “ravvisa ancora alcune criticità che possono ostacolare il percorso autorizzativo e realizzativo degli impianti Fer, vanificando la definizione delle aree idonee”.

Il decreto, infatti, “con le disposizioni sull’utilizzo del suolo agricolo, rischia di generare una forte barriera allo sviluppo dell’energia fotovoltaica e della sperimentazione in ambito di agrivoltaico, le cui basi sono state gettate dalle Linee Guida”.

Il provvedimento del governo, invece, dovrebbe “mirare alla definizione di aree idonee per lo sviluppo delle rinnovabili e non all’individuazione di vincoli di utilizzazione delle stesse”.

Questo scenario preoccupa, prosegue la nota, “anche alla luce di quanto sta avvenendo in alcune zone d’Italia, come di recente accaduto, dove sono stati avviati procedimenti per l’apposizione di vincoli paesaggistici senza tenere in considerazione il gran lavoro sinergico compiuto per raggiungere il corretto inserimento dei progetti nel contesto locale”.

Il rischio, affermano gli operatori, “è che si ragioni per una contrapposizione tra rinnovabili e paesaggio, che molti soggetti vogliono affermare e far sedimentare. In realtà è un rischio che non sussiste. Le rinnovabili sono lo strumento per la tutela dell’ambiente perché solo con la riduzione delle emissioni e il conseguente contenimento dei cambiamenti climatici possiamo sperare di contenere la desertificazione e gli eventi atmosferici estremi che provocano danni irreparabili”.

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