Cosa prevede lo stop alle auto a benzina e gasolio al 2035 votato dal Parlamento Ue

Approvato il regolamento in sessione plenaria. Di fatto sarà uno stop alla vendita di nuovi veicoli con motori endotermici. Le critiche italiane. Intanto la Commissione propone limiti più severi per le emissioni di CO2 dei camion.

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Dal 2035 in Europa non si potranno più mettere sul mercato nuove auto con motori endotermici ma solo vetture totalmente elettriche.

Ieri, martedì 14 febbraio, il Parlamento europeo in plenaria ha approvato in via definitiva – 340 voti favorevoli, 279 contrari e 21 astensioni – il regolamento che fissa gli obiettivi vincolanti per ridurre le emissioni di CO2 di auto e furgoni di nuova produzione.

Dal 1° gennaio 2035, come detto, si applicherà un target di riduzione delle emissioni medie pari al 100% rispetto al 2021 per le nuove automobili e i nuovi veicoli commerciali leggeri.

Pertanto, ci sarà spazio solamente per modelli elettrici, gli unici che garantiscono zero emissioni di CO2 allo scarico (sul ciclo di vita è diverso, anche se le auto elettriche restano molto più ecologiche di quelle endotermiche; su questo tema si veda L’auto elettrica è più ecologica, ma non bisogna trascurare il suo impatto ambientale).

Una scelta, questa, che non è mai piaciuta all’Italia, preoccupata per il rischio che le sue industrie possano perdere competitività nella corsa accelerata verso la mobilità elettrica.

E sempre ieri, 14 febbraio, la Commissione europea ha proposto un regolamento per abbassare le emissioni di CO2 dei nuovi veicoli pesanti.

Le emissioni dei camion, secondo Bruxelles, dovranno essere ridotte del 45% dal 2030, del 65% dal 2035 e del 90% dal 2040; si propone poi che tutti i nuovi autobus urbani siano a zero emissioni dal 2030.

Tornando alle auto, ricordiamo che a fine ottobre 2022 Parlamento e Consiglio Ue avevano raggiunto un accordo politico sulla proposta di regolamento. Ora il Consiglio dovrà approvare formalmente il testo votato a Strasburgo, prima della sua pubblicazione in Gazzetta ufficiale.

Il regolamento fissa anche dei traguardi intermedi al 2030: 55% di riduzione delle emissioni medie per le nuove auto e 50% di riduzione per i furgoni.

Tra le altre misure principali contenute nella normativa:

  • entro il 2025 la Commissione europea presenterà una metodologia per valutare e comunicare i dati sulle emissioni di CO2 durante tutto il ciclo di vita dei veicoli venduti sul mercato Ue;
  • entro dicembre 2026, la Commissione monitorerà il divario tra i valori limite di emissione e i dati reali sul consumo di carburante e di energia;
  • prevista una esenzione totale per chi produce meno di 1.000 nuovi veicoli ogni anno;
  • le case automobilistiche con volumi produttivi limitati (da 1.000 a 10.000 nuove autovetture o da 1.000 a 22.000 nuovi furgoni) possono avvalersi di una deroga fino alla fine del 2035.

Tra i “considerando” del regolamento è stata poi inserita, su pressione soprattutto tedesca, una clausola non vincolante che lascia una porta aperta al futuro utilizzo di veicoli con motori endotermici alimentati con carburanti sintetici (cosiddetti e-fuel).

Si prevede, infatti, che “previa consultazione dei portatori di interessi, la Commissione presenterà una proposta relativa all’immatricolazione posteriore al 2035 di veicoli che funzionano esclusivamente con combustibili neutri in termini di emissioni di CO2 in conformità del diritto dell’Unione, al di fuori dei livelli di prestazione in materia di emissione del parco veicoli, e conformemente all’obiettivo della neutralità climatica dell’Unione” (corsivo e neretti nostri).

Il nostro Paese ha mantenuto la sua posizione molto critica sul nuovo regolamento.

Già il Governo Draghi si era battuto per il principio della neutralità tecnologica, sostenendo che sarebbe stato un errore puntare su una mobilità esclusivamente elettrica con rischi per la tenuta della filiera industriale automotive italiana ed europea.

Il ministro dell’Ambiente e della Sicurezza energetica, Gilberto Pichetto Fratin, ha ricordato che “il governo ha manifestato a più riprese le proprie perplessità sui tempi e i modi che ha stabilito l’Europa per il superamento dei motori a benzina e diesel”.

Quindi, secondo il ministro, ora bisogna “promuovere una maggiore gradualità nello stop alla commercializzazione dei veicoli” oltre a “spingere al massimo nella produzione dei biocarburanti, che rappresentano una filiera pulita che consentirebbe di mantenere l’attuale impostazione del sistema produttivo dell’automotive”.

Mentre Massimiliano Salini, eurodeputato di Forza Italia eletto nel gruppo dei popolari e membro della commissione Trasporti, ha scritto su Twitter di aver votato “contro lo stop ai motori diesel e benzina dal 2035, una scelta irresponsabile e ipocrita che sacrifica la nostra filiera dell’auto e sposta le emissioni in altri settori o in paesi terzi” (neretti nostri).

Tuttavia, remare contro la decisione europea per tentare di salvare i motori endotermici, può essere una mossa rischiosa per l’Italia, che invece dovrebbe puntare a cogliere maggiormente le opportunità economiche, industriali e tecnologiche della transizione verso le auto elettriche (si veda anche Perché rallentare la transizione all’auto elettrica è una scelta perdente per l’Italia).

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