Tra bonus edilizi in scadenza, incertezze su quali agevolazioni ci saranno nel 2025 e novità in arrivo con la direttiva “case green”, è sempre più difficile decidere se, come e quando avviare dei lavori per riqualificare le proprie abitazioni.
Su quali tecnologie conviene puntare? Quali sono gli interventi più efficaci per migliorare l’efficienza energetica di un immobile? Facciamo il punto della situazione con gli esperti di Rete Irene, network di aziende attive nella riqualificazione energetica degli edifici.
Bonus edilizi, cosa va e cosa resta
Partiamo dai bonus edilizi. Nel 2025 rimarrà ancora operativo il Superbonus con aliquota ridotta di 5 punti percentuali rispetto al 2024, quindi al 65%, per interventi nei condomini, negli edifici plurifamiliari composti da 2 a 4 unità immobiliari e per le Onlus.
Nel 2025 si potrà anche usare il Super-Sismabonus al 110%, per gli interventi edilizi nei Comuni terremotati dal 2009 in avanti; negli altri Comuni si potrà ricorrere al Super-Sismabonus con aliquota ridotta al 65% (70% fino al 31 dicembre 2024).
Scadono invece a fine dicembre 2024, senza proroghe allo stato della normativa vigente:
- Ecobonus al 50% o 65% per le opere di riqualificazione energetica; le percentuali di detrazione salgono al 70-75% per gli interventi condominiali e all’80-85% se i lavori sono finalizzati congiuntamente a ridurre il rischio sismico e a migliorare le prestazioni energetiche;
- Sismabonus con aliquote variabili dal 50% all’85% in base al tipo di intervento;
- Sismabonus acquisti con aliquote variabili tra il 75% e l’85% a seconda che la riduzione del rischio sismico sia di una o due classi;
- Bonus verde al 36%.
Per quanto riguarda il Bonus ristrutturazioni, di recente Palazzo Chigi ha confermato che nel 2025 sarà prorogata la detrazione al 50% con tetto di spesa a 96mila euro (fotovoltaico incluso), ma solo per le prime case, anziché scendere al 36% con spesa massima di 48mila euro (cosa che avverrà per le altre abitazioni).
Prorogato per il prossimo anno anche il Bonus mobili al 50%, nell’ambito della legge di Bilancio 2025 approvata dal Consiglio dei Ministri.
Ancora nel 2025 si potrà contare sul Bonus al 75% per l’eliminazione delle barriere architettoniche.
Lavori in corso sulla direttiva EPBD
Sono circolate varie ipotesi e indiscrezioni su una possibile riforma organica dei bonus edilizi allo studio del governo, focalizzata sugli obiettivi della direttiva 2024/1275 EPBD (Energy Performance of Buildings), meglio conosciuta come direttiva sulle “case green”.
Per gli edifici residenziali, ricordiamo, essa prevede che dovranno ridurre il proprio consumo medio di energia del 16% nel 2030 e del 20-22% nel 2035; almeno il 55% del risparmio energetico dovrà venire dalla ristrutturazione del 43% degli edifici con le peggiori prestazioni.
Per il momento, però, nulla lascia presagire che una riforma strutturale delle agevolazioni edilizie possa vedere la luce entro i prossimi mesi.
Definire un quadro chiaro e coerente sulle detrazioni fiscali sarebbe comunque di fondamentale importanza, proprio per indirizzare progetti e investimenti sul percorso tracciato dalla EPBD, prevedendo anche opportuni strumenti finanziari, come trasferimenti di crediti e prestiti agevolati.
Tuttavia, spiega a QualEnergia.it Virginio Trivella, coordinatore del comitato tecnico-scientifico di Rete Irene, “in Italia siamo ben lontani dall’approvazione di una legge di recepimento della direttiva, e tutti i segnali provenienti dal Governo lasciano intendere che si aspetterà l’ultimo momento utile, cioè a metà del 2026. Di questo passo, gli obiettivi per il 2030 rischiano di diventare estenuanti e irraggiungibili”.
Cosa succede alle caldaie a gas
Intanto la Commissione europea ha pubblicato un documento che chiarisce come recepire correttamente la direttiva in tema di caldaie.
In sostanza, dal 1° gennaio 2025 non si potrà più incentivare l’acquisto, l’installazione e la messa in funzione di caldaie autonome alimentate a gas o altri combustibili fossili.
Per “autonome” si intendono le caldaie stand-alone, che lavorano da sole senza l’apporto di un altro generatore di calore che impiega una quota “considerevole” di energia rinnovabile. Sarà ancora possibile, invece, incentivare i sistemi ibridi, ad esempio quelli che combinano caldaie a gas con pompe di calore e/o solare termico, proporzionalmente alla misura in cui l’energia rinnovabile è utilizzata nell’intero sistema.
Riqualificare casa. Ma dove si parte?
Sul fronte della direttiva EPBD, è essenziale individuare gli interventi e le tecnologie più efficaci per migliorare l’efficienza energetica delle abitazioni, in termini di costi e benefici.
Volendo fornire un primo orientamento a cittadini/consumatori, bisogna considerare che “la migliore energia è quella risparmiata”, quindi “su un piano razionale bisognerebbe iniziare con il limitare le dispersioni termiche dell’involucro, che generalmente determinano sprechi considerevoli”, afferma Jacopo Aste, responsabile del commissioning tecnico-fiscale di Rete Irene.
Dunque, il punto di partenza dovrebbe essere la coibentazione di facciate, coperture e solai, oltre alla sostituzione dei serramenti con infissi in grado di assicurare un elevato isolamento termico. È anche importante curare la protezione dall’irraggiamento solare, ad esempio installando tende e schermature, in modo da ridurre i consumi di energia nei mesi estivi, soprattutto nei climi più caldi.
“Una volta che il fabbisogno di energia sia stato contenuto entro limiti ragionevoli, è possibile dotare l’edificio di impianti efficienti”, prosegue Aste.
L’orientamento attuale di progettisti e installatori, precisa l’esperto, “è privilegiare le pompe di calore, perché l’elettrificazione dei consumi termici consente di migrare verso l’approvvigionamento da fonti rinnovabili” (Perché le pompe di calore sono un investimento e le caldaie a gas un costo).
Naturalmente, aggiunge, “non tutto è sempre fattibile, a volte esistono vincoli tecnici che impediscono di affrontare alcuni aspetti dell’efficienza. Il miglior mix deve essere determinato da un tecnico specializzato in funzione della localizzazione geografica, delle caratteristiche costruttive e dello stato manutentivo dell’immobile”.
Il vincolo maggiore a realizzare riqualificazioni “profonde”, di solito, è di natura finanziaria, “perché gli investimenti possono essere coperti dal risparmio energetico che si realizza nel lungo periodo e il tempo di ritorno dipende fortemente dall’entità degli incentivi disponibili”.
Ecco perché “è importante giungere al più presto alla definizione di un nuovo schema di incentivi, e disporre di finanziamenti agevolati e garantiti”.
Si parla molto di elettrificare le case al 100% rinunciando del tutto al gas, grazie all’installazione di pompe di calore per produrre energia termica e acqua calda e di piani a induzione per la cottura dei cibi.
La regola, evidenzia ancora Trivella, è che “prima di poter fare affidamento in modo efficace su tecnologie di generazione di calore con vettore elettrico, è necessario che siano minimizzate le richieste di energia da parte dell’edificio, rendendo più efficiente l’involucro e diminuendo le dispersioni”.
Altrimenti, “il rischio è generare una domanda eccessiva di elettricità che stenterebbe a essere soddisfatta con le fonti rinnovabili”, come il fotovoltaico e il solare termico.
Interessante poi notare che da un recente sondaggio di Eurobarometro, è emerso che gli italiani ricorrono con meno frequenza della media europea alla coibentazione degli alloggi.
L’intervento sull’involucro, spiegano ancora gli esperti di Rete Irene, “richiede un investimento di taglia maggiore e questo ovviamente può scoraggiare l’azione o anche impedirla: in particolar modo in uno scenario costituito da una proprietà diffusa e frammentata da parte delle singole famiglie, come quello italiano”.
Tuttavia, la coibentazione degli edifici “è molto utile per migliorare il comfort e si può coniugare bene con altre attività manutentive che spesso non sono più prorogabili, ad esempio per migliorare le condizioni di sicurezza dell’edificio”.