Gli edifici meno efficienti scendono sotto la soglia del 50% del totale

In Italia il numero di immobili nelle classi energetiche F e G rilevato nel 2023 per la prima volta è inferiore alla metà dell'intero patrimonio edilizio italiano. Nel residenziale aumentano di circa il 6% gli edifici nelle classi più efficienti.

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Una buona notizia: le prestazioni energetiche del parco edilizio nazionale stanno migliorando, anche se tantissimo resta da fare.

Lo rileva il V Rapporto annuale sulla Certificazione Energetica degli Edifici (link in basso), realizzato da Enea e dal Comitato Termotecnico Italiano Energia e Ambiente (CTI) sulla base degli Attestati di Prestazione Energetica (APE).

Dalle analisi emerge che il numero complessivo di edifici nelle classi energetiche meno efficienti (F e G) nel 2023, per la prima volta, è sceso sotto il 50% del patrimonio edilizio.

Nel corso dell’anno appena trascorso sono stati registrati sul Sistema informativo sugli Attestati di prestazione energetica (Siape) circa 1,1 milioni di attestati.

L’andamento dei certificati emessi nel 2023 mostra come il settore non residenziale presenti una percentuale di APE certificati nelle classi energetiche migliori (A4-B) inferiore rispetto al residenziale (15,1% contro 20,5%), con una maggiore presenza di casi nelle classi energetiche intermedie C-E (44% contro 32%).

Entrambi i settori hanno avuto un incremento della percentuale di APE nelle classi energetiche più efficienti, rispetto al campione 2022. Il grafico in basso mostra la distribuzione percentuale degli APE nel 2023.

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Nel residenziale il rapporto evidenzia un incremento di circa il 6% delle classi energetiche più efficienti (A4-B) rispetto al 2022.

Un’ulteriore tendenza positiva sottolineata da Enea è la crescita della percentuale di APE emessi dopo riqualificazioni energetiche e “ristrutturazioni importanti”, che rappresentano rispettivamente il 7,9% e il 6,4% (+2,3% e +2,4% nel confronto con il 2022).

Per ristrutturazione importante si intende un intervento il cui costo complessivo supera il 25% del valore dell’edificio (escluso il valore del terreno sul quale è situato) oppure quando la ristrutturazione riguarda più del 25% della superficie dell’involucro.

“Il rapporto ENEA-CTI evidenzia come la certificazione energetica non rappresenti soltanto un strumento tecnico per valutare le prestazioni degli immobili, e più in generale del patrimonio edilizio italiano, ma anche uno strumento per migliorarne l’efficienza, favorendo l’adozione di soluzioni tecnologiche innovative che riducano i consumi”, dichiara il presidente Enea, Gilberto Dialuce.

Il rinnovamento del parco edilizio nazionale non è più un’opzione. Con l’entrata in vigore della direttiva EPBD (la cosiddetta direttiva “Case Green”), gli Stati membri Ue saranno chiamati a stabilire una traiettoria nazionale per la progressiva ristrutturazione dei propri edifici, espressa come diminuzione del consumo medio di energia primaria in kWh/mq/anno dell’intero parco immobiliare tra il 2020 e il 2050.

I singoli Paesi devono individuare il numero di edifici e unità immobiliari o superfici da ristrutturare annualmente, compreso il numero di edifici con le peggiori prestazioni, garantendo che, in raffronto al 2020, il consumo medio di energia primaria del parco immobiliare residenziale:

  • diminuisca di almeno il 16% entro il 2030;
  • diminuisca di almeno il 20-22% entro il 2035;
  • sia equivalente o inferiore al valore determinato nel piano nazionale per la trasformazione del parco immobiliare residenziale in un parco immobiliare a emissioni zero entro il 2040, e successivamente ogni cinque anni.

Sono previste una serie di possibili deroghe, tra cui edifici protetti o vincolati, luoghi di culto, fabbricati temporanei.

Entro il 29 maggio 2026, data di entrata in vigore della direttiva, ciascuno Stato membro deve stabilire la propria traiettoria per il settore residenziale, con obiettivi intermedi al 2030 e 2040, che consenta il raggiungimento dell’obiettivo finale, cioè arrivare ad avere un parco immobiliare a emissioni zero entro il 2050.

Almeno il 55% della riduzione del consumo medio di energia primaria dovrà arrivare attraverso la ristrutturazione del 43% degli edifici residenziali con le prestazioni peggiori che in Italia si sta leggermente riducendo, almeno stando ai dati forniti da Enea e CTI.

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