I nuovi bonus edilizi per gli edifici residenziali dureranno almeno dieci anni, premieranno di più gli interventi che consentiranno di raggiungere prestazioni energetiche più elevate e saranno focalizzati sulle prime case e sugli immobili con le classi energetiche più basse.
Questi i punti principali della prossima riforma delle detrazioni fiscali per le abitazioni, attesa per il 2025, tracciata dalla vice ministra dell’Ambiente e della Sicurezza energetica, Vannia Gava, nel rispondere all’interrogazione di Fabrizio Benzoni (Azione-Popolari Europeisti Riformatori-Renew Europe), presentata alla X commissione Attività produttive della Camera.
Benzoni ha chiesto al Mase se intende promuovere un nuovo quadro normativo per incentivare gli interventi di riqualificazione energetica negli edifici, con particolare attenzione alle pompe di calore, che oggi godono sostanzialmente della stessa aliquota incentivante delle caldaie a condensazione (fino a fine anno), pur garantendo un’efficienza energetica superiore a queste ultime.
Nella risposta scritta di ieri, mercoledì 25 settembre, Gava ha spiegato che il Mase “intende rivedere il sistema delle detrazioni fiscali affrontando con un approccio integrato ed efficiente le opere di riqualificazione degli edifici residenziali esistenti”.
L’obiettivo è superare “l’attuale frammentazione delle diverse detrazioni, con un focus sugli interventi più efficaci in termini di costo per favorire la decarbonizzazione energetica”, tramite “una modulazione dei benefici in funzione delle performance generali raggiunte dall’edificio, attraverso interventi graduati in termini di priorità”.
In particolare, l’incentivo avrà “durata almeno decennale” per rispondere agli obiettivi fissati per il settore residenziale al 2035 dalla direttiva EPBD (Energy Performance of Buildings Directive), anche nota come direttiva “case green”.
Pertanto, il nuovo schema di bonus fiscali sarà rivolto “in prevalenza alle unità immobiliari soggette all’obbligo della direttiva EPBD (prime case, unità immobiliari con classe energetica bassa, situazioni di povertà energetica, e altro), escludendo categorie catastali di lusso“.
Escluse dalle detrazioni, ha aggiunto Gava, anche “le tecnologie non più ammissibili secondo le norme europee”: ricordiamo che la direttiva EPBD in vigore vieta dal 2025 gli incentivi a caldaie a gas o altre fonti fossili, mentre permette quelli per sistemi di riscaldamento ibridi, che combinano caldaie e pompe di calore o solare termico.
I benefici, ha spiegato, saranno crescenti in funzione della prestazione energetica complessiva raggiunta, con un tetto di spesa annua per la misura e costi massimi specifici “omnicomprensivi” per i diversi interventi.
Il governo pensa anche a strumenti finanziari con cui supportare gli investimenti, “ad esempio finanziamenti a tasso agevolato, anche a copertura totale dei costi di investimento, con condizioni di favore per le persone in condizioni di povertà energetica, anche tramite l’individuazione di sinergie con la riforma del Fondo nazionale efficienza energetica”.
Infine, per quanto riguarda gli interventi di efficienza energetica degli edifici commerciali e industriali, “si segnala che le imprese possono ricorrere altresì al Conto termico, ai Certificati bianchi, al Fondo nazionale per l’efficienza energetica e al piano Transizione 5.0”.