Il settore automobilistico, con 86 milioni di auto vendute nel 2018, si stima sia responsabile di 4.8 gigatonnellate (Gt) di CO2 equivalente (CO2eq), circa il 9 % del totale delle emissioni globali di gas serra, più delle emissioni dell’intera Unione Europea (4.1 Gt CO2eq).
Questo il primo allarmante dato che emerge dal documento pubblicato oggi – 10 settembre – da Greenpeace, che contiene una classifica delle 12 principali compagnie automobilistiche del mondo in relazione al loro impatto sul clima.
Complessivamente, le 12 aziende analizzate dal rapporto “Scontro con il clima: come l’industria automobilistica guida la crisi climatica“, pubblicato a ridosso del Salone dell’Automobile di Francoforte, sono responsabili di 4.3 GT di CO2eq;
In particolare, secondo l’analisi di Greenpeace, Volkswagen è l’azienda che produce la maggior quantità di emissioni, seguita da Renault Nissan, Toyota, General Motors e Hyunday-Kia.
Fiat Chrysler Automobiles (FCA) detiene invece il primato negativo di azienda più inquinante per emissioni medie per veicolo. Nel suo complesso, nel 2018 il settore automobilistico ha prodotto il 9 % delle emissioni globali di gas serra, più di tutta l’Ue.
Nella tabella la classifica completa:
“Viviamo una grave emergenza climatica e le case automobilistiche sono tra le principali responsabili di quanto sta accadendo al clima – dichiara in una nota stampa dell’associazione Luca Iacoboni, responsabile della campagna Clima di Greenpeace Italia – la sola Volkswagen emette più dell’Australia, e non è da meno Fiat Chrysler Automobiles che in termini di gas serra inquina di più dell’intera Spagna”.
Dall’analisi effettuata da Greenpeace – prosegue la nota – emerge che la rapida diffusione di modelli più grandi e pesanti come i SUV sta causando un ulteriore incremento delle emissioni. In Europa, la quota di mercato di questi modelli è aumentata di oltre quattro volte negli ultimi dieci anni – dall’8 % del 2008 al 32 % del 2018 – mentre nel 2018 le vendite totali di SUV negli Stati Uniti hanno raggiunto quasi il 70% del mercato.
“Occorre una rivoluzione della mobilità e del settore dei trasporti, e le aziende automobilistiche, che oggi stanno ostacolando questo cambiamento proponendo false soluzioni come le macchine ibride, devono invece esserne protagoniste», continua Iacoboni. «L’industria dell’auto deve abbandonare completamente gli inquinanti motori a combustione interna, smettere di seguire un modello di business sbagliato che prevede un costante aumento della vendita di veicoli, e puntare su servizi che si integrino con il trasporto pubblico, come il car sharing e il car pooling”, conclude.
La manifestazione davanti al Salone dell’Automobile
In questi giorni produttori di auto e rappresentanti politici da tutto il mondo parteciperanno a Francoforte al Salone dell’Automobile, la più grande fiera del settore a livello globale.
Il 14 settembre Greenpeace, insieme ad altri gruppi e a migliaia di persone, manifesterà – muovendosi a piedi o in bicicletta – davanti all’ingresso del Salone per chiedere una rapida transizione verso modelli di trasporto più sostenibili.
“Per raggiungere l’obiettivo fissato dall’Accordo di Parigi di mantenere l’aumento medio della temperatura globale entro 1,5°C, Greenpeace chiede a tutte le case automobilistiche di fermare la produzione e la vendita di auto diesel e benzina entro il 2028, compresi i modelli ibridi, e di impegnarsi a produrre veicoli elettrici più piccoli, leggeri, ed efficienti dal punto di vista energetico”, conclude la nota.