Bollette. Cosa frena il passaggio al mercato libero in Italia?

  • 5 Aprile 2017

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Dopo quasi 20 anni dall’avvio del processo di liberalizzazione sono ancora 20 milioni i clienti domestici che non sono passati al libero mercato. Cosa frena il passaggio? Ha senso pensare per l'Italia a un sistema di aste per quei clienti che non decidono di andare sul mercato? Uno studio Nomisma.

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Dopo quasi 20 anni dall’avvio del processo di liberalizzazione ci sono ancora 20 milioni di clienti domestici che non sono passati al mercato libero, contro 9 milioni che invece lo hanno già fatto.

La complessità delle bollette e la scarsa incidenza dello sconto sul prezzo finale sembrano essere tra le principali ragioni che complicano e rallentano questo passaggio.

Queste, in estrema sintesi, le conclusioni dello studio di NE nomisma, società indipendente di ricerca in campo energetico e ambientale, che si è concentrato appunto sulle criticità nel processo di liberalizzazione del mercato elettrico che dovrebbe concludersi a metà 2018, usiamo il condizionale perché la disposizione è dentro il Ddl Concorrenza.

Secondo i dati Nomisma, servono 9 minuti per leggere una bolletta elettrica, ma 6 ore per comprenderla, e la stessa disparità tra il tempo di lettura e il tempo di comprensione caratterizza secondo l’ente di ricerca tutte le bollette (vedi tabella).

Questa complessità, unita a una certa pigrizia delle persone, spesso poco propense al cambiamento, contribuirebbe quindi a rendere ancora più critico questo processo nel nostro Paese.

Va detto però, sottolinea la società di ricerca, che questo procedimento è lento e complesso in tutta Europa. Basti pensare che nel Regno Unito, dove le liberalizzazioni sono partite quasi 30 anni fa, ancora oggi la gran parte dei clienti rimane con il fornitore storico.

In Italia si è discusso di possibili aste per quei clienti che non decidono di andare sul mercato. Un’ipotesi che origina dalla sperimentazione dal 2007 di un meccanismo, la Salvaguardia, unico caso al mondo, per grandi clienti non domestici. Ma Nomisma boccia questa proposta, sostenendo che le aste limitino la libertà dei consumatori, portando a un risultato opposto a quello che si vorrebbe ottenere.

Secondo Nomisma bisognerebbe quindi puntare sugli strumenti già disponibili sviluppati grazie alla regolazione e alle tariffe pagate dai clienti, come la tutela simile, il sistema informativo integrato, i contatori intelligenti.

Ma, aggiungiamo noi, resta però da considerare che secondo i contratti effettivamente stipulati nei suoi primi due mesi di funzionamento la tutela simile si sta rivelando un insuccesso. QualEnergia.it ne ha parlato anche di recente in due articoli “Bolletta elettrica, la Tutela Simile per ora è un flop” e “Bollette: posti contati per la Tutela Simile, a chi conviene la nuova tariffa?”.

Tariffe in aumento in vista della fine della Maggior Tutela

Come anticipato dall’Autorità dal 1° aprile scorso le bollette elettriche sono aumentate del 2,9% e tornano vicino al record storico, già raggiunto nel 2014, di 19,2 centesimi di euro per kWh.

Sono passati 10 anni da quando, il primo luglio 2007, venne data la possibilità anche ai clienti domestici, soprattutto famiglie, di potere scegliere il mercato libero. Da allora le tariffe sono aumentate del 24%, 3,6 centesimi/kWh in più, per una spesa annua addizionale di 90 euro a famiglia, segnala lo studio (vedi grafico in basso).

Anche questa per Nomisma è una delle ragioni, ma non l’unica, che spiega la scarsa propensione dei clienti finali a lasciare fornitore tradizionale.

Come detto, il governo ha fissato la fine della Maggiore Tutela a metà 2018, per ottemperare alle richieste delle direttive europee. Per allora, tutti i 20 milioni di clienti attualmente sul tutelato dovranno passare al libero. Come attuare questo passaggio non è ancora chiaro e un disegno di legge, che darà indirizzi al Governo, è in discussione in Parlamento.

Parliamo di un mercato che interessa molti operatori, dove si vendono 70 miliardi kWh di energia elettrica, per un valore di circa 15 miliardi di € all’anno. A contenderselo ci sono oltre 400 società che vendono elettricità sul mercato libero e di queste almeno 200 sono nuovi entranti.

Servirà quindi una maggiore informazione e una partecipazione attiva delle associazioni dei consumatori che potranno assistere i clienti loro iscritti o, addirittura, fare dei gruppi di acquisto.

Per ulteriori dettagli emersi dallo studio si rimanda al comunicato di Nomisma.

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