Fotovoltaico francese con l’incognita sui grandi impianti

Il fotovoltaico in Francia negli ultimi anni sta crescendo rapidamente, tanto che la preoccupazione del governo è quella di regolarne lo sviluppo. L'ultima riforma degli incentivi penalizza fortemente gli impianti a terra o sopra i 100 kW: limiti stretti alle installazioni e niente più tariffa fissa, ma un sistema ad aste.

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Un mercato promettente, ma turbato da rimodulazioni degli incentivi e relative incertezze. Il fotovoltaico in Francia negli ultimi anni sta crescendo rapidamente, tanto che la preoccupazione del governo è quella di regolarne la crescita. Da qui l’ultima riforma degli incentivi, arrivata la scorsa primavera e in vigore da luglio. Un sistema che pone dei limiti alle installazioni, superati i quali le tariffe ‘feed-in’ diminuiscono più rapidamente e, per gli impianti più grandi, introduce un sistema di aste/gare d’appalto che non dà certo sicurezza agli operatori e che ha dimostrato di non funzionare laddove è stato messo in piedi.


Questi ultimi anni, come detto, hanno visto crescere a ritmi sostenuti il fotovoltaico francese. Nel 2009, dicono dati Eurobserver, si sono installati circa 215 MW di nuova potenza, nel 2010 circa 719. Se solo nel 2006 la potenza totale connessa alla rete (riferita alla sola Francia continentale, dati Erdf, vedi immagine) era di 5 MW, a fine 2010 il parco FV contava 808 MW di potenza cumulata, a fine marzo 2011 si è arrivati a 1.146 MW e la previsione del gestore di rete è che entro fine anno si raddoppi, arrivando a oltre 2.150 MW installati.


L’obiettivo che il paese si è dato per il 2020 è di avere 5,4 GW di potenza fotovoltaica installata. E, con una discreta radiazione, che va dai 1.000 ai 1.600 kWh/m2, il governo di Parigi vuole evitare una crescita della potenza e della produzione solare troppo rapida. Prima a settembre 2010 e poi a a marzo 2011, con decorrenza da luglio, si è così rimesso mano al sistema incentivante.



Si è così introdotto un tetto (cap) alle installazioni di 500 MW annui e un meccanismo di riduzioni progressive delle tariffe incentivanti che ogni tre mesi vede scattare tagli aggiuntivi se nel trimestre precedente si è superata la soglia di 25 MW di nuove installazioni.


Per i piccoli impianti su edificio la riforma non sembra pesare troppo: rimane una tariffa fissa e gli importi stabiliti a marzo e in vigore da luglio, al netto delle riduzioni aggiuntive, arrivano fino a oltre 0,42 euro/kWh per le taglie minori (qui il dettaglio delle tariffe e qui uno schema che aiuta a capire le varie classi e categorie di impianti).


Il problema più sentito dal settore riguarda invece gli impianti medio-grandi. Quelli su edificio dai 100 ai 200 kWp e quelli a terra o sopra i 250 kWp, infatti, non hanno garantito l’accesso automatico a una tariffa fissa, come avviene per i piccoli, ma gli incentivi che riceveranno e i permessi verranno stabiliti tramite un meccanismo di aste o gare d’appalto.


Che Parigi voglia frenare i grandi impianti sembra chiaro: dei 500 MW di installazioni annuali previste ben 320 MW sono riservati ai piccoli.


Per gli operatori francesi – come spiega Jean-Baptiste Brochier, esperto sentito da Reve – il nuovo meccanismo è una doccia fredda: dovranno affrontare un sistema ‘o tutto o niente’. Finiscono con l’avere una spada di Damocle sopra la testa. A differenza degli impianti che hanno diritto alla tariffa feed-in, (per gli impianti medio-grandi, ndr) non possono essere certi che il loro progetto verrà selezionato, non c’è garanzia”.

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