Decreto rinnovabili, Governo diviso: c’è qualche speranza

Anche i ministeri dell'Ambiente e dell'Agricoltura critici verso il decreto Romani, che taglierebbe le gambe alle rinnovabili. Aumentano le possibilità che vengano cambiati i punti più critici del testo di decreto legislativo, a partire dallo stop al conto energia oltre il tetto degli 8 GW.

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Il Governo è diviso sul decreto Romani e il mondo delle rinnovabili, in questi giorni in preda al panico, vede uno spiraglio di luce. Dalle notizie giunte nel pomeriggio di ieri infatti appare più probabile che il decreto di attuativo della direttiva sulle rinnovabili, in Consiglio dei Ministri domani mattina (giovedì), venga modificato. Al vastissimo fronte di associazioni ambientaliste e industriali che criticano il provvedimento infatti sembrano essersi aggiunti anche i ministeri di Ambiente ed Agricoltura.


Il decreto Romani, così com’è, taglierebbe le gambe alle rinnovabili, eliminando gli incentivi per il fotovoltaico all’ormai imminente raggiungimento di un tetto di 8GW installati e riducendo del 30% il valore dei certificati verdi (Qualenergia.it, La bozza del decreto ammazza rinnovabili, Un colpo di spugna sul conto energia?). Contro il provvedimento, e specialmente contro il tetto al fotovoltaico, ieri però è intervenuta la ministra dell’Ambiente Stefania Prestigiacomo che ha dichiarato pubblicamente: “Non c’è nessun tetto di 8 mila MW” sul FV, “è solo un obiettivo che si è dato il nostro Paese, non è un obbligo, non è un tetto oltre il quale non si può andare”, gli “incentivi non potranno che essere confermati”, certo “non potranno essere sempre quelli dell’inizio perché la tecnologia va avanti, e quindi devono essere inversamente proporzionali al costo degli impianti” e ancora: “non si può pensare di dire ‘usciamo da fotovoltaico, usciamo dalle rinnovabili’, perché questo è assolutamente in controtendenza con tutto quello che questo Governo ha fatto finora”. La Prestigiacomo ha ricordato inoltre come “gli incentivi per il solare pesano sulla bolletta meno che il Cip 6 e il decomissioning nucleare. In Germania gli incentivi per le rinnovabili arrivano ad incidere sulla bolletta fino al 10% da noi fra il 3 e il 5%”.


E quello della Prestigiacomo pare non sia l’unico malumore presente nella maggioranza, a quanto riporta Valerio Gualerzi in un articolo apparso ieri sul sito di Repubblica. Anche il ministro dell’Agricoltura Giancarlo Galan avrebbe fatto sentire le sue critiche. Galan sarebbe infatti preoccupato di evitare la prematura morte del promettente settore delle agroenergie legato alle biomasse. Inoltre diversi parlamentari, anche del Pdl, non avrebbero preso bene la scelta di Romani di buttare via tutto il lavoro fatto sino ad oggi nelle commissioni con audizioni e stesure di varie proposte, procedendo d’autorità in maniera unilaterale.


Insomma cosa succederà domani? A ieri la bozza presentata presentata in pre-consiglio era sostanzialmente invariata rispetto alla versione criticata, ma indiscrezioni parlano di un possibile ammorbidimento. “Gli incentivi del terzo conto energia non cesserebbero automaticamente al raggiungimento dell’obiettivo degli 8mila MW installati. Una volta ottenuto quel risultato si tratterebbe piuttosto di ridiscutere come ridurre ulteriormente, ma gradualmente, gli incentivi. A tutela dell’agricoltura verrebbe invece inserita una norma che fissa distanze minime tra diversi impianti a terra e un limite del 10% della superficie utilizzabile all’interno di una tenuta per lo sfruttamento dell’energia solare”, scrive Gualerzi. Notizie certe si avranno solo nella mattinata di domani, giovedì, quando il decreto sarà discusso in Consiglio dei Ministri.

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