L’eolico in recessione e il decreto rinnovabili

  • 19 Gennaio 2011

Il 2010 ha segnato una battuta d'arresto per l'eolico italiano: meno 25% rispetto al 2009, dicono i dati Anev. Colpa del crollo dei certificati verdi e dell'incertezza del sistema incentivante, denuncia l'associazione di settore, che chiede rapide modifiche al decreto rinnovabili.

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Un calo delle installazioni del 25% rispetto all’anno precedente. Il 2010 è stato il primo anno di recessione per l’eolico italiano e dal settore partono le accuse all’incertezza del sistema incentivante e in particolare al crollo del valore dei Certificati Verdi. Nell’anno appena concluso, dicono i dati diffusi da Anev, l’associazione nazionale dell’energia dal vento, si sono installati 948 MW di nuova potenza, che portano l’installato totale a 5.797 MW. Un calo appunto del 25% rispetto ai risultati del 2009 quando erano stati installati oltre 1.100 MW, con una crescita di circa il 30% rispetto al 2008.

Un dato, sottolinea Anev, “molto preoccupante perché riflette un diffuso malessere tra gli operatori e, in prospettiva, mette a serio rischio il raggiungimento degli obiettivi comunitari al 2020 e allo stesso tempo l’occupazione”. Secondo uno studio congiunto ANEV-UIL, infatti, il settore al 2020 potrebbe dare lavoro a 67.000 persone. La causa della recessione per l’associazione è chiara: “è la conseguenza di una normativa che nel corso del 2010 ha fortemente penalizzato l’eolico nazionale con il calo drastico degli incentivi.”

Il 2010, ricordiamo è stato un anno di grande incertezza per il meccanismo dei Certificati Verdi, il meccanismo incentivante che permette all’eolico di esistere, (Qualenergia.it, La bufera dei certificati verdi ) che di conseguenza sono calati nettamente di valore. “Il crollo del 40% del valore dei Certificati Verdi – sottolinea Anev – ha determinato apprensione e sfiducia sia degli investitori che del sistema finanziario, poco propensi a investire e finanziare ingenti risorse in un settore che fino all’anno scorso aveva potuto contare su un sistema incentivante funzionale con determinati punti di riferimento che garantivano agli operatori seri e preparati il ritorno degli investimenti effettuati, ma che ora si trova a confrontarsi con un quadro di grande incertezza e preoccupazione sui prossimi provvedimenti.”

“Le recenti modifiche dei procedimenti autorizzativi che garantiscono la trasparenza del percorso amministrativo, il Protocollo di legalità sottoscritto dall’ANEV, il Piano di Azione Nazionale inviato a Bruxelles lo scorso agosto e le Linee Guida pubblicate sempre da questo esecutivo dopo sette anni di attesa hanno finalmente creato un quadro certo entro cui gli investitori seri possono operare senza intasare di domande gli enti preposti e bloccando così le possibili speculazioni.” spiega l’associazione, ma, aggiunge che per raggiungere gli obiettivi 2020 “occorre un tempestivo adeguamento della normativa”.

La richiesta principale è la modifica e l’emanazione tempestiva del D.Lgs. di recepimento della Direttiva comunitaria 2009/28, il cosiddetto decreto rinnovabili, in questi giorni oggetto di dibattito nel settore (Qualenergia.it, Rinnovabili, stabilità e chiarezza per centrare gli obiettivi 2020 ). Tra le proposte di Anev, presentate a fine dicembre (consultabili qui), c’è l’introduzione di un valore di minimo dei certificati verdi (159,00 €/MWh indicizzato al 90% del valore di riacquisto del GSE), l’allungamento a 25 anni della durata dell’incentivazione, la definizione chiara e tempestiva del nuovo meccanismo di incentivazione successivo al 2015.

Il decreto rinnovabili è citato anche nel commento agli ultimi dati sull’eolico italiano di Domenico Belli, responsabile della campagna Energia e Clima di Greenpeace: “Le ultime scelte del Governo con la proposta di Decreto di attuazione della Direttiva rinnovabili rischiano di assestare un colpo definitivo all’energia eolica. Questi continui cambiamenti della normativa e degli incentivi scoraggiano nuovi investimenti, inducendo imprese e banche a fermare nuove iniziative imprenditoriali. In questo modo, l’Italia non riuscirà mai a raggiungere i suoi obiettivi in materia di riduzione delle emissioni”, spiega, e aggiunge: “nel corso dell’ultimo anno abbiamo assistito a un’assurda campagna nazionale volta a screditare l’energia eolica definita, in una escalation senza precedenti, come nemica del paesaggio, foriera di capitali di dubbia provenienza, inutile e dannosa. In realtà l’energia eolica ha generato ricchezza, creato migliaia di nuovi posti di lavoro con una prospettiva di raggiungerne oltre 67.000 al 2020, oltre ad aver aumentato la  sicurezza energetica del nostro Paese, e, infine, riducendo la bolletta e l’inquinamento atmosferico.”

 

 

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