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Bonus fiscali per l’edilizia, le banche potranno anticiparli?

Appena presentata alla Camera una proposta di legge che prevede di coinvolgere le banche per facilitare gli investimenti delle famiglie in ristrutturazioni/riqualificazioni energetiche. L’intermediario corrisponderà il valore totale del bonus, applicando un tasso di interesse contenuto. Vediamo come potrebbe funzionare.

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Molte discussioni sono state fatte sull’opportunità di rendere permanenti le detrazioni fiscali per le ristrutturazioni/riqualificazioni in edilizia, anziché vivere di continue proroghe spesso decise all’ultimo momento.

Avevamo riassunto tutte le principali novità per il 2016, ora si aggiungono nuove riflessioni su come potenziare i bonus del 50-65%, destinati alle famiglie che vogliono ristrutturare la propria abitazione o migliorarne le prestazioni energetiche.

Si tratta di una proposta di legge appena presentata alla Camera e depositata dalla deputata Pd Sara Moretto, il cui titolo completo è “Disposizioni per la cessione dei crediti di imposta maturati per interventi di recupero del patrimonio edilizio e di riqualificazione energetica degli edifici mediante contratto di sconto con un intermediario finanziario”.

Che cosa significa esattamente? Sappiamo che uno dei limiti delle detrazioni fiscali è la loro durata: bisogna attendere dieci anni per recuperare pienamente la somma spettante, perché il bonus viene ripartito in dieci importi uguali da detrarre dalle tasse. Spesso, quindi, c’è un problema di liquidità iniziale, soprattutto per lavori di una certa entità. Problema che ovviamente si aggrava per le cosiddette fasce incapienti, quelle con i redditi più bassi, che nemmeno potrebbero sfruttare la detrazione Irpef e che, inoltre, difficilmente potrebbero investire molto denaro per una ristrutturazione o riqualificazione energetica.

Come funziona

La proposta di legge prevede allora di coinvolgere banche e intermediari finanziari, attraverso una cessione del credito. Per ogni mille euro di spesa fatturata per una ristrutturazione, chiarisce così una nota dei proponenti, la famiglia sborserà solo 580 euro, mentre la banca contribuirà con 420, che a sua volta recupererà in dieci anni dallo Stato, sempre sotto forma di detrazione fiscale. Il beneficio netto per la famiglia, tuttavia, non sarà pari al 50%, perché dovrà pagare all’intermediario gli interessi annuali sulla somma prestata.

Questi 580 euro dell’esempio, infatti, comprendono 80 euro di costo aggiuntivo a carico della stessa famiglia, ottenuto applicando un tasso di sconto del 3,09% (quello indicato nella proposta di legge) ai 500 euro prestati dalla banca. Il tasso, chiaramente, si applicherà via via a una somma inferiore, perché ogni anno l’istituto di credito recupererà 50 euro.

Lo stesso discorso vale per le spese di riqualificazione energetica con l’ecobonus del 65%: anziché investire sull’unghia mille euro, per poi recuperarne 650 in dieci anni grazie alla detrazione Irpef, la famiglia ne spenderà subito solo 450, incluso l’extra costo dato dagli interessi annuali. La banca pagherà il restante importo della fattura di mille euro, cioè 550.

I vantaggi

Il presidente della CNA, Daniele Vaccarino, ha accolto con favore l’iniziativa: «Questa proposta – ha dichiarato – rappresenta una leva potente per rimettere in moto il mercato, aprendo le porte a lavori che calzano perfettamente alla taglia delle micro e delle piccole imprese». Con un occhio rivolto anche ai palazzi condominiali, evidenzia Vaccarino, dove spesso i lavori sono blocccati a causa delle difficoltà economiche di alcuni proprietari.

Secondo i calcoli della Confederazione nazionale dell’artigianato, una legge di questo genere farebbe incrementare di circa 5 miliardi le spese per lavori edili, sostenendo l’occupazione del settore con 24.000 lavoratori in più nel primo anno di applicazione.

La cessione del credito nella Legge di Stabilità

Va detto che la cessione del credito non è una novità assoluta. La legge di Stabilità 2016, infatti, ha previsto questa possibilità, ma solo per i lavori di riqualificazione energetica eseguiti sulle parti comuni degli edifici condominiali, a carico di contribuenti che rientrano nella “no tax area”.

Questi ultimi, quindi, possono usufruire dell’eco bonus del 65% cedendo il credito corrispondente all’impresa esecutrice dei lavori, come parte del pagamento dovuto. L’impresa, a sua volta, utilizzerà questo credito in compensazione in dieci rate annuali di pari importi. Tuttavia finora, va detto, questo strumento si è rivelato di scarso successo (vedi anche QualEnergia.it).

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