Il governo Lega-M5S, che sembrava sul punto di “scoppiare” su un punto molto controverso della politica energetica italiana – le “trivelle” in mare – ha raggiunto un accordo di compromesso che dovrebbe sbloccare il percorso del Dl Semplificazioni.
Così la moratoria di tre anni sulle nuove ricerche di petrolio e gas, proposta dal Movimento 5 Stelle, scenderebbe a 18 mesi, mentre i canoni attuali di concessione sarebbero aumentati di 25 volte anziché 35 come avrebbero voluto i pentastellati.
Per quanto riguarda le piattaforme di idrocarburi, ci sarebbe quindi un blocco di tutti i nuovi progetti, fatti salvi quelli esistenti.
Ricordiamo che le due anime dell’esecutivo si erano letteralmente spaccate nella discussione sulle trivelle offshore (ma è bene precisare che in molti casi è scorretto parlare di trivelle: prospezioni e ricerche non comportano la perforazione dei fondali).
Il Movimento 5 Stelle era pronto a inserire un emendamento nel Decreto Semplificazioni per sospendere le attività di ricerca petrolifera.
Questa mossa era arrivata dopo le polemiche sulla mancata assunzione di responsabilità politica, da parte del M5S, della firma dei decreti che autorizzavano la società americana Global MED a eseguire prospezioni geofisiche nel Mar Ionio, volte a scoprire eventuali nuove risorse di idrocarburi.
Il Movimento in sostanza era stato accusato di aver tradito la sua vocazione ambientalista.
Ma la Lega si era detta contraria alla moratoria triennale, alimentando un altro giro di botta-risposta in seno alla maggioranza, che aveva finito per bloccare i lavori parlamentari sul Dl Semplificazioni.
Lavori che ora dovrebbero ripartire nelle commissioni competenti del Senato (Lavori pubblici e Affari costituzionali) arrivando in Aula presumibilmente questo pomeriggio, per poi ricevere il via libera domani (venerdì 25 gennaio) prima del passaggio alla Camera per la seconda lettura.