Tassare l’energia: chi inquina deve pagare, ma vanno tutelati i redditi bassi

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Un rapporto del Joint Research Center spiega come alleviare gli impatti della tassazione energetica per le famiglie a basso reddito. Le proposte della Commissione Ue.

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Le tasse sull’energia sono indispensabili per raggiungere i nuovi obiettivi europei del Green Deal, ma applicare una tassazione secondo il principio “chi inquina paga è particolarmente difficile e controverso, come confermano le prime reazioni alle proposte di Bruxelles nel pacchetto “Fit for 55”.

Secondo il rapporto appena pubblicato dal Joint Research Center (Jrc), il servizio scientifico interno della Commissione europea, “Energy taxation and its societal effects” (allegato in basso), poiché la tassazione dell’energia aumenta il prezzo che i cittadini devono pagare per carburanti ed elettricità, le fasce di popolazione a basso reddito rischiano di essere maggiormente colpite da questi incrementi di prezzo.

Inoltre, evidenzia il Jrc, se le tasse sull’energia sono regressive, rendono difficile l’attuazione delle riforme fiscali ambientali. La regressività della tassazione energetica, prosegue il Jrc, dipende da molteplici fattori, come le materie prime tassate, il livello di sviluppo economico del paese e il modo in cui vengono utilizzate le entrate.

Pertanto, si osserva, occorre considerare come alleviare e/o compensare gli impatti della tassazione energetica per le famiglie a basso reddito.

Da un punto di vista sociale, uno dei modi migliori per ridistribuire il gettito fiscale, è reinvestirlo con politiche ad hoc, come l’erogazione di sussidi per la ristrutturazione degli edifici, in modo da ridurre la povertà energetica delle famiglie più vulnerabili.

Le tasse sull’energia, precisa il rapporto, sono strumenti chiave per raggiungere gli obiettivi ambientali fissati dall’Ue, decarbonizzare il mix energetico e incentivare i consumatori a utilizzare fonti rinnovabili.

Queste tasse, per le famiglie europee, rappresentano in media il 40% del prezzo dell’elettricità, il 25% del prezzo del gas e il 31% del prezzo del gasolio.

Pertanto, affermano gli analisti, la ridistribuzione del gettito fiscale è cruciale per il successo della transizione energetica. Una ridistribuzione ben mirata, infatti, contribuisce all’accettazione pubblica della transizione nel suo insieme, riduce la povertà energetica e l’esclusione sociale negli Stati membri.

Le novità proposte dalla Commissione Ue

Con il pacchetto “Fit for 55”, ricordiamo, modificare la direttiva del 2003 sulla tassazione dei prodotti energetici (carburanti ed energia elettrica), è una priorità per la Commissione Ue.

Questa direttiva, infatti, sottolinea Bruxelles, è molto datata e non prevede alcun collegamento tra le aliquote minime delle tasse sui carburanti con il contenuto energetico degli stessi carburanti e il loro impatto ambientale.

Il nuovo sistema proposto dalla Commissione europea, invece, intende assicurare che i carburanti più inquinanti siano quelli più tassati, in base al contenuto energetico e alle prestazioni ambientali. Di conseguenza, ad esempio, il diesel non potrà più essere tassato meno della benzina, come avviene oggi.

Inoltre, la nuova direttiva rimuoverà una serie di esenzioni e riduzioni delle aliquote, tra cui soprattutto le esenzioni di cui finora hanno beneficiato i combustibili di aerei e navi.

Bruxelles poi punta a creare un mercato Ets separato per edifici e trasporti stradali.

Il nuovo meccanismo coinvolgerà i fornitori di carburanti (quindi non direttamente automobilisti e famiglie), fissando tetti annuali decrescenti per le emissioni di CO2 dei prodotti venduti in Europa.

Il rischio quindi è che aumentino i prezzi finali dei combustibili.

Per evitare che siano le fasce più deboli della popolazione a pagare i costi della transizione energetica, la Commissione Ue ha previsto di creare un fondo sociale, in modo da ridistribuire le risorse tra le famiglie a basso reddito.

Il fondo sarebbe finanziato dal bilancio Ue, utilizzando un importo equivalente al 25% delle entrate provenienti dal mercato Ets per edifici e trasporti stradali.

Ciò consentirà di assegnare 72 miliardi di euro agli Stati membri per il periodo 2025-2032, sulla base di una modifica mirata del quadro finanziario pluriennale. Con la proposta di ricorrere a finanziamenti nazionali analoghi, il Fondo mobiliterebbe 144 miliardi di € per una transizione socialmente equa.

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