Il pacchetto Fit for 55 parte già in salita, tra commissari Ue divisi e timori sociali

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Le prime reazioni politiche sulle misure per energia e clima proposte da Bruxelles. Previsto un incontro informale del Consiglio Ue la prossima settimana.

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Parte subito in salita il cammino del “Fit for 55”, il super pacchetto di proposte legislative su energia e clima presentato mercoledì 14 luglio dalla Commissione europea.

Divisioni tra gli stessi commissari, timori di proteste sociali, incertezze su come potranno essere attuate e finanziate le diverse misure, annunciano che il dibattito politico sarà lungo e complesso.

Il pacchetto, ricordiamo, comprende 16 documenti tra comunicazioni, regolamenti, direttive e decisioni, con cui Bruxelles punta a realizzare gli obiettivi del Green Deal e ridurre del 55% le emissioni di CO2 al 2030 (in confronto al 1990), come previsto dalla legge per il clima votata in plenaria dal Parlamento Ue a fine giugno.

La presidenza slovena di turno del Consiglio Ue avvierà immediatamente le discussioni sul pacchetto “Fit for 55”: il 20-21 luglio è previsto un incontro informale dei ministri dell’Ambiente per un primo scambio di opinioni.

Parlamento e Consiglio Ue, infatti, dovranno concordare su un testo comune: solo così il pacchetto della Commissione guidata da Ursula von der Layen potrà uscire dalle maglie dei negoziati istituzionali e diventare legge.

Secondo le indiscrezioni riportate dall’agenzia Euractiv, circa un terzo dei commissari Ue ha espresso dubbi o critiche sui contenuti del pacchetto o sul metodo di lavoro seguito da Ursula von der Layen per costruire il “Fit for 55”. Alcuni commissari, ad esempio, si sono lamentati per il poco tempo avuto a disposizione per esaminare i documenti prima della presentazione ufficiale.

Il commissario Ue per il bilancio, l’austriaco Johannes Hahn, ha votato contro, pur essendo favorevole alle ambizioni generali del “Fit for 55”, perché mancano indicazioni sulle nuove risorse finanziarie con cui realizzare le diverse misure.

Dubbi e critiche, precisa Euractiv citando fonti interne alla Commissione Ue, provengono dai principali schieramenti politici (popolari, socialisti, Renew Europe) e interessano svariati settori, dal budget alle politiche industriali, passando per economia e affari sociali.

Quali sono i principali motivi di contrasto?

Un tema molto controverso è la creazione di un nuovo mercato Ets separato (Emissions Trading Scheme) per edifici e trasporti stradali dal 2026.

Si teme, infatti, che questo allargamento del mercato della CO2 farà aumentare i prezzi finali dei combustibili utizzati per riscaldare le abitazioni e per fare il pieno alle automobili, con impatti particolarmente pesanti sulle famiglie a basso reddito e sui paesi che maggiormente dipendono dalle fonti fossili.

Lo stesso vicepresidente della Commissione Ue e responsabile per il clima, Frans Timmermans, ha dovuto affrontare le critiche degli eurodeputati della commissione Ambiente, durante un primo incontro per illustrare i punti più rilevanti delle proposte legislative.

Il francese Pascal Canfin, a capo della commissione Ambiente, aveva già definito la proposta di un nuovo Ets per edifici e trasporti “politicamente suicida“, paventando lo scoppio di rivolte sociali come quelle dei gilet gialli che hanno imperversato in Francia nel 2018.

Così Bruxelles ha messo sul tavolo la creazione di un fondo sociale che dovrebbe mitigare i costi della transizione energetica per le fasce della popolazione più esposte agli incrementi dei prezzi dei carburanti.

Il fondo, secondo la Commissione Ue, partirà un anno prima del lancio del nuovo Ets e mobiliterà 72 miliardi di euro nel periodo 2025-2032; sarà finanziato con il 25% delle entrate provenienti dal mercato Ets per edifici e trasporti stradali e sarà integrato da contributi nazionali.

Tuttavia, molti eurodeputati temono che le risorse non basteranno e che le famiglie avranno difficoltà a sostenere investimenti per rendere più efficienti le loro case (ad esempio con interventi di isolamento termico) e per acquistare veicoli elettrici.

Le critiche al mercato Ets si legano ad altri punti controversi del pacchetto “Fit for 55”.

Tra questi figura non solo il previsto bando de facto alla vendita di nuove auto con motori termici dal 2035, bando che ha già suscitato le polemiche di molti costruttori auto che vorrebbero mantenere il principio di neutralità tecnologica, ma anche la revisione della direttiva sulla tassazione energetica.

Con questa revisione, infatti, la Commissione europea intende assicurare che i carburanti più inquinanti siano quelli più tassati, in base al contenuto energetico e alle prestazioni ambientali.

Di conseguenza, ad esempio, il diesel non potrà più essere tassato meno della benzina, come avviene oggi.

Altro tema che incontrerà delle opposizioni, come quelle già manifestate dagli industriali tedeschi, è la nuova tassa alla frontiera sulla CO2, che nelle intenzioni di Bruxelles scatterà nel 2026 su una serie di prodotti importati: cemento, alluminio, fertilizzanti, elettricità.

Lo scopo del meccanismo è garantire una competizione equa tra aziende europee e aziende straniere per quanto riguarda le regole ambientali.

Obiettivo quindi è far pagare agli importatori lo stesso costo della CO2 che avrebbero pagato se avessero prodotto i loro beni in Europa.

Ma diverse associazioni industriali ritengono incerto e rischioso testare questo meccanismo, preferendo invece il mantenimento delle assegnazioni gratuite di quote di CO2 sul mercato Ets.

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