Perché la direttiva Ue sulla tassazione dell’energia è ancora in alto mare

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Gli operatori mercantili e altri energivori che beneficiano di agevolazioni sui consumi di fonti fossili si oppongono al nuovo testo. La decisione passerà probabilmente alla nuova Commissione e alla legislatura che uscirà dalle prossime elezioni europee.

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La revisione della direttiva dell’Unione europea sulla tassazione dell’energia rimane in alto mare.

Il tentativo della presidenza di turno belga di arrivare a un compromesso, per chiudere nell’attuale legislatura l’ultimo dossier ancora aperto del piano Fit for 55, risalente al 2021, sembra quindi destinato a fallire.

Sarà verosimilmente il nuovo Parlamento europeo che uscirà dalle elezioni di giugno a dover trovare una soluzione sulla Energy Taxation Directive (ETD), assieme al nuovo o riconfermato organigramma della Commissione europea.

Sebbene per ragioni opposte, lo stallo attuale è stato accolto favorevolmente sia da esponenti pro-clima che da quelli pro-industria.

I primi sperano ora che l’Unione europea trovi soluzioni più attente alle esigenze di una decarbonizzazione non troppo lenta. I secondi auspicano invece soluzioni più conformi all’esigenza di tutelare la sostenibilità economica di settori produttivi chiave.

Organizzazioni ambientaliste come Decarbonise Now hanno ritenuto il compromesso belga troppo sbilanciato a favore delle industrie energivore, ancora molto dipendenti dalle fonti fossili.

“Se avesse avuto successo, la proposta di legge sulla ETD, così come modificata dalla presidenza belga e dal Parlamento europeo, sarebbe stata svuotata del suo vero scopo, che è quello di creare una serie di aliquote fiscali armonizzate per incentivare le energie verdi”, ha scritto Flaminia Tacconi, avvocato presso ClientEarth.

Di segno opposto le posizioni di compagini industriali come Assarmatori, l’associazione italiana del trasporto mercantile, che ha espresso soddisfazione per la posizione contraria assunta dall’Italia verso il compromesso belga.

La “Energy Taxation Directive è una normativa dagli effetti potenzialmente deflagranti per il trasporto marittimo, e quindi per un asset strategico per l’intera economia del nostro Paese… Esiste concretamente il rischio di una significativa perdita di competitività di interi segmenti dell’economia comunitaria e del nostro Paese a tutto vantaggio, nel Mediterraneo, dei Paesi che si affacciano su questo mare, ma non soggetti alle nuove normative in quanto non membri della Ue”, ha scritto in una nota il Presidente di Assarmatori, Stefano Messina.

Di cosa si tratta

La Commissione Ue ha presentato una proposta di revisione della direttiva sulla tassazione dell’energia (direttiva 2003/96/CE) per allineare la tassazione dei prodotti energetici e dell’elettricità alle politiche energetiche, ambientali e climatiche dell’Ue.

Il comitato consultivo per il cambiamento climatico dell’Ue, infatti, ha identificato la EDT come una legislazione chiave che deve essere adottata rapidamente per “incentivare meglio la diffusione di alternative pulite rispetto all’uso di combustibili fossili”.

L’idea è che per raggiungere gli obiettivi climatici si deve promuovere l’uso di più tecnologie verdi anche attraverso livelli diversi di tassazione, applicando un maggiore prelievo fiscale alle forme di energia più inquinanti, come i combustibili fossili, in settori che ne fanno largo uso, come quello del trasporto marittimo e della pesca.

Il “compromesso” belga

L’ultima bozza (pdf) di compromesso della presidenza belga del Consiglio, risalente all’8 marzo, prevede l’obbligo di livelli minimi di tassazione e l’eliminazione delle esenzioni per i carburanti marini e aerei, ma per questi ultimi solo dopo un lungo periodo transitorio.

Fino al 31 dicembre 2062, infatti, gli Stati membri potrebbero applicare esenzioni fiscali totali o parziali ai prodotti energetici forniti come carburanti nei settori del trasporto marittimo, aereo e della pesca.

Una delle misure più controverse della bozza, comunque, è quella secondo cui “gli Stati membri esentano dalla tassazione sotto controllo fiscale: (a) i prodotti energetici e l’elettricità utilizzati per produrre elettricità; e (b) l’elettricità utilizzata per mantenere la capacità di produrre elettricità”.

Pur con una serie di eccezioni, la bozza istituirebbe un obbligo per tutti gli Stati membri di non tassare l’elettricità nei dieci anni successivi all’entrata in vigore della legislazione.

Il testo provvisorio prevede poi come misura precauzionale che i Paesi possano ridurre la tassazione sotto il limite minimo per non più di tre mesi, se il prezzo al dettaglio di un carburante aumenta di oltre il 15% rispetto alla media dei 12 mesi precedenti.

Tra gli altri elementi introdotti dalla presidenza belga nell’ultima bozza, c’è anche la possibilità di applicare trattamenti fiscali diversi in base alla qualità dei prodotti. Il gasolio, ad esempio, potrebbe avere aliquote diverse a seconda del contenuto di zolfo e la benzina in base al numero di ottani.

Stato del procedimento

Il complicato dossier è bloccato da settembre 2022 al Parlamento europeo, dove a gestire il tema è il relatore Johan Van Overtveldt, membro della Nieuw-Vlaamse Alliantie belga e del gruppo di destra Conservatori e Riformisti del Parlamento.

L’impossibilità di trovare un accordo valido in seno alla Commissione fiscale dell’Ue a metà marzo impedisce, o rende comunque molto difficile, il voto dell’assemblea in riunione plenaria alla fine di questo mese. Il parere del Parlamento europeo, infatti, è una formalità necessaria affinché la proposta di revisione fiscale diventi una normativa applicabile.

La possibilità di giungere a un compromesso nell’ambito di questa legislatura sembra quindi ormai sfumata, dopo che altre compagini politiche non hanno potuto accettare alcune delle proposte avanzate dal relatore Van Overtveldt.

Una fonte del Parlamento europeo ha riferito che uno dei motivi principali del contendere riguardava proprio l’obbligo di non tassare l’elettricità per 10 anni dall’entrata in vigore della legislazione, misura che avrebbe costituito un incentivo all’elettrificazione e al passaggio dalle fossili alle fonti rinnovabili elettriche.

La bozza potrebbe teoricamente essere discussa al prossimo Consiglio Economia del 12 aprile, ma non ci sarebbe da sorprendersi se i ministri economici preferissero rimandare tutto a dopo le elezioni europee, per non rischiare di perdere i consensi di una delle parti in causa in una fase delicata.

Ricondiamo che, trattandosi di materia fiscale, la direttiva dovrà essere approvata dal Consiglio all’unanimità, dopo aver ottenuto dall’Europarlamento un parere solo consultivo, ma politicamente cruciale.

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