Supremazia fossile, cinica e indifferente

Nonostante alcune analisi parlino di picco della domanda di petrolio e gas al 2030, i fossili sono più forti che mai e la finestra del +1,5 °C si sta chiudendo. Sono Extinction Rebellion e The Last Generation ad esagerare?

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L’Agenzia Internazionale dell’energia è ottimista: nel 2030 la domanda globale di petrolio e gas raggiungerà il picco e da lì in poi scenderà.

Il grido d’allarme di The Last Generation ed Extinction Rebellion è quindi esagerato? Siamo su una buona strada per uscire dal caos climatico?

Non sembra, guardando le ultime notizie. Chevron vuole comprare il rivale Hess per 53 miliardi ed Exxon sta per acquisire Pioneer Natural Resources per 60 miliardi.

I combustibili fossili, in seguito ai profitti da capogiro degli ultimi anni, stanno andando più forti che mai. Le previsioni dell’IEA che prevedono già tra pochi anni una diminuzione della domanda non fanno impressione a questi giganti del petrolio.

Il Ceo di Chevron, Mike Wirth, afferma di ritenere le previsioni di una diminuzione della domanda di petrolio neanche lontanamente vere e aggiunge: «Noi viviamo nel mondo reale e dobbiamo mettere a disposizione i mezzi per coprire la domanda tangibile del mondo».

Il realismo di Mr. Wirth è cinismo puro che risponde pienamente alla definizione del sociopatico come leader industriale descritto da Paul Babiak. I princìpi di realtà della domanda e del profitto regnano supremi, il global warming non è il mio business e se i miei nipoti vivranno in un mondo non più vivibile neanche ai super-ricchi, peggio per loro.

Il realismo cinico dei leader di Chevron ed Exxon viene confermato da un nuovo rapporto delle Nazioni Unite che traccia un quadro allarmante della crescita della produzione di carbone, petrolio e gas prevista per i prossimi anni.

Se le proiezioni attuali saranno confermate, nel 2030 gli Stati Uniti trivelleranno più petrolio e gas che in qualsiasi altro momento della loro storia. Lo stesso faranno la Russia e l’Arabia Saudita.

«I governi stanno letteralmente raddoppiando la produzione di combustibili fossili e questo significa un doppio problema per le persone e per il Pianeta», afferma António Guterres, Segretario generale delle Nazioni Unite, in una dichiarazione che accompagna il rapporto.

«Non possiamo affrontare la catastrofe climatica senza affrontare la sua causa principale: la dipendenza dai combustibili fossili». Che Guterres si senta obbligato a dover sottolineare che i combustibili fossili siano il problema, fa piangere.

Il divario tra gli obiettivi dell’Accordo di Parigi e l’andamento reale continua a crescere.

C’è da chiedersi se parlare di limitare il riscaldamento globale a 1,5 °C non stia diventando sempre più irresponsabile in un mondo che sta andando verso un riscaldamento di 3 °C in questo secolo.

In un mondo con l’obiettivo di 1,5 °C si poteva nutrire la speranza fondata di gestire in qualche modo il processo. Un aumento di 3 °C della temperatura globale rappresenta una minaccia esistenziale, con il rischio oltre un punto critico, del collasso dei sistemi e delle infrastrutture rilevanti.

Esagera Extinction Rebellion quando dichiara «Questa è un emergenza»? E The Last Generation quando chiede l’uscita dal petrolio, dal metano e dal carbone entro il 2030?

Sono loro a vivere in un mondo irreale? Non sembra. Sarà responsabilità di studiosi, esperti, ricercatori e giornalisti quella di smontare il mito della finestra dei 1,5 °C ancora un po’ aperta e per la quale non rimane molto tempo.

Se però facciamo uno sforzo deciso, possiamo farcela, ecc. Potrebbe darsi che il riscaldamento di 3 °C sia evitabile, non parlando però di crisi e policies, ma di caos ed emergenza.

L’articolo è stato pubblicato sul n. 5/2023 (nov-dic) della rivista bimestrale QualEnergia.

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