Sfruttare l’aggiornamento dei piani sul clima per triplicare le rinnovabili

Il messaggio dal Global Renewables Summit di New York. Von der Leyen: "Saranno fondamentali anche gli investimenti privati". Gli Stati insulari chiedono più tutele, mentre le banche si alleano per il nucleare.

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I leader mondiali dovranno cogliere l’occasione della prossima revisione dei piani nazionali per il clima per cogliere al meglio gli impegni globali sanciti alla COP28 di Dubai e stabilire “precisi e realizzabili” obiettivi sulle rinnovabili.

È in sintesi il messaggio che arriva dal Global Renewables Summit tenutosi ieri e l’altro ieri a New York, dove i leader dei governi nazionali, delle organizzazioni intergovernative, degli istituti finanziari e delle più grandi aziende mondiali si sono riuniti per mobilitare nuove azioni in materia di energie pulite.

Il target è quello fissato a Dubai lo scorso novembre: triplicare la capacità totale di Fer entro la fine del decennio.

Lo chiedono a gran voce oltre 100 enti tra acquirenti di energia, fornitori, organizzazioni non governative e multinazionali, in una lettera inviata ai policy maker.

Un punto chiave sollevato nel documento riguarda appunto i prossimi NDC, che dovranno essere presentati nel 2025. Si tratta dei “Contributi Nazionali Determinati”, i piani nazionali non vincolanti che descrivono le azioni che i governi intendono attuare per raggiungere gli obiettivi globali stabiliti nell’Accordo di Parigi, in particolare il contenimento del riscaldamento globale a +1,5 °C rispetto ai livelli preindustriali, un target oggi molto ambizioso.

I piani dovranno fornire soprattutto certezze di mercato. “Ciò è essenziale – si legge – per incoraggiare gli investimenti del settore privato, storicamente responsabili di oltre l’80% degli investimenti in energie rinnovabili”.

Il contributo dell’Ue alla transizione

Su questo tasto ha battuto anche la presidente della Commissione europea, Ursula von der Leyen.

In un discorso ha ribadito: “È chiaro che i finanziamenti pubblici non saranno sufficienti per raggiungere i nostri obiettivi globali. Dobbiamo iniziare ad allineare tutti i flussi finanziari globali con gli obiettivi dell’Accordo di Parigi, questo significa mobilitare anche capitale privato”. E in questo l’Ue “può dare una mano”, ad esempio sviluppando strumenti di riduzione del rischio.

La rieletta presidente dell’esecutivo Ue ha tracciato alcune direttrici verso il raggiungimento dell’obiettivo di triplicare le rinnovabili e indirizzare il mercato energetico globale verso la totale dismissione delle fonti fossili.

  • Pianificazione: i governi dovrebbero integrare le ambizioni nelle loro politiche climatiche nazionali, mostrando come intendono contribuire agli obiettivi globali del decennio. “Questo è ciò che stiamo facendo in Europa – spiega von der Leyen – portando ad esempio il nostro obiettivo di rinnovabili sul consumo totale di energia per il 2030 a oltre il 42%. Positivo è che nella prima metà di quest’anno, ad esempio, il 50% di tutta la generazione elettrica Ue proveniva da fonti rinnovabili”.
  • Aziende: è necessario creare le condizioni giuste affinché le tecnologie rinnovabili possano prosperare. “Sappiamo tutti cosa serve: un solido quadro normativo, in modo che gli investimenti siano sicuri e protetti, infrastrutture all’avanguardia e procedure di autorizzazione più rapide”, spiega la presidente della Commissione Ue, che rilancia anche la necessità di mercati guidati (“Lead Markets”) che creino domanda di prodotti, servizi e tecnologie sostenibili.
  • Materie prime: il raggiungimento degli obiettivi aumenterà la domanda di minerali critici, per i quali l’Europa attualmente dipende dalla Cina. “Dobbiamo assicurarci che l’approvvigionamento e l’estrazione siano effettuati in modo che tutti ne traggano beneficio”. A questo scopo è stato istituito il “Panel on Critical Energy Transition Minerals” ed è stato approvato il Critical Raw Material Act, che introduce scadenze definite per le procedure di autorizzazione per i progetti di estrazione nei territori comunitari.

Parlando con il premier canadese Justin Trudeau, von der Leyen si è poi concentrata su un altro provvedimento ambientale messo in campo dall’Ue, la tassazione del carbonio, che a livello comunitario è già consolidata, ma che potrebbe portare enormi benefici se estesa a tutto il mondo.

Il sistema Ets, il mercato cap & trade per lo scambio di quote di emissione entro determinati tetti massimi di CO2, che coinvolge migliaia di industrie europee in diversi settori a elevata intensità energetica, esiste da quasi 20 anni e da allora le emissioni di quei settori sono calate del 50%.

“La tassazione del carbonio genera anche entrate”, spiega von der Leyen. “Sono stati generati oltre 200 miliardi di euro da quando abbiamo introdotto il sistema di scambio delle quote di emissione, nel 2005”. Il 100% di queste entrate viene investito nella transizione ecologica. “Immaginate – insiste la presidente della Commissione Ue – se più Paesi mettessero un prezzo al carbonio, potremmo ridurre le emissioni in tutto il mondo, generando al contempo un’enorme quantità di entrate per la transizione pulita che potremmo reinvestire in un fondo sociale per il clima o in innovazione”.

Le istanze delle piccole isole

Il Global Renewables Summit è stato anche l’occasione per accelerare la transizione verso l’energia pulita nelle piccole isole. In un evento collaterale organizzato dalla Greening the Islands (GTI) Foundation e dal Dipartimento per gli affari economici e sociali delle Nazioni Unite gli Stati Insulari hanno chiesto autorizzazioni semplificate, quadri politici trasparenti e un maggiore coinvolgimento delle comunità nei procedimenti decisionali.

Queste comunità vulnerabili hanno un bisogno particolare di processi di autorizzazione più efficaci, poiché in genere gestiscono aree protette, hanno pochi spazi disponibili sulla terraferma e finanze pubbliche limitate. Processi semplificati e quadri normativi chiari e prevedibili sono necessari inoltre per attrarre investimenti privati, ​​riducendo il rischio generalmente percepito intorno ai progetti che coinvolgono le isole.

Tra le altre azioni, si chiede l’ammodernamento delle reti elettriche e l’aumento della capacità di stoccaggio, l’integrazione delle rinnovabili con l’agricoltura e l’inserimento di criteri sociali in gare d’appalto, aste e PPA.

Banche unite per l’atomo

Nella più ampia cornice della Climate Week di New York, all’interno della quale ha avuto luogo il Global Renewables Summit, 14 dei principali istituti di credito tra cui Bank of America, Barclays, BNP Paribas, Citi, Morgan Stanley e Goldman Sachs hanno sottoscritto laDeclaration to Triple Nuclear Energy lanciata alla COP28 nel 2023.

In un evento con il consigliere per le politiche climatiche della Casa Bianca, John Podesta, le banche si sono aggiunte ai governi di Armenia, Bulgaria, Canada, Croazia, Repubblica Ceca, Finlandia, Francia, Ghana, Ungheria, Giamaica, Giappone, Repubblica di Corea, Moldavia, Mongolia, Marocco, Paesi Bassi, Polonia, Romania, Slovacchia, Slovenia, Svezia, Ucraina, Emirati Arabi Uniti, Regno Unito e Usa per impegnarsi a triplicare l’installato globale nucleare entro il 2050.

Non hanno specificato esattamente cosa faranno: potrebbero sostenere i nuovi impianti aumentando i prestiti diretti e i finanziamenti di progetto alle aziende nucleari, oppure sponsorizzando queste ultime presso fondi di private equity.

Le istituzioni finanziarie sono state a lungo divise sull’energia nucleare, a causa delle complessità del finanziamento dei progetti e dell’elevato livello di rischio, ma anche a causa di dubbi sulla conformità agli standard ambientali, sociali e di governance. La Banca Mondiale, ad esempio, non finanzia nessuna centrale nucleare dal 1959.

L’aspetto economico è soltanto uno dei motivi per cui l’atomo non è oggi una soluzione credibile nel percorso di decarbonizzazione, pur rappresentando il principale ostacolo alla crescita di un parco nucleare nel mondo al netto delle dismissioni. Poi sappiamo della difficoltosa gestione delle scorie e dei lunghi tempi di realizzazione e messa in opera dei reattori, segnati da continui e costanti ritardi e conseguente aumento dei costi.

E siamo certi che concentrare tanti sforzi sull’atomo distoglierà inevitabilmente attenzioni e risorse da rinnovabili ed efficienza energetica.

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