Per lo scenario net-zero 2050 servono 1.400 GW di rinnovabili ogni anno

Servono 173.000 miliardi di dollari di investimenti, stima BloombergNEF. Intanto però si va verso un aumento delle fonti fossili e delle emissioni per il 2021-2022.

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Per sviluppare un mix energetico a zero emissioni entro il 2050 bisognerà investire fino a 173.000 miliardi di dollari nei prossimi 30 anni, secondo le stime fornite da BloombergNEF nel New Energy Outlook 2021 (link in basso), installando in media ogni anno circa 1.400 GW di rinnovabili.

In sostanza, occorre più che raddoppiare gli investimenti annuali in energia e relative infrastrutture, da circa 1.700 miliardi di $ oggi a un livello compreso tra 3.100-5.800 miliardi di $ in media ogni dodici mesi, da qui a metà secolo.

Vediamo meglio cosa comportano questi investimenti.

Nel suo documento, BloombergNEF ha elaborato tre scenari con tre differenti mix tecnologici che consentirebbero di raggiungere il traguardo net-zero al 2050.

Lo scenario Green punta tutto su rinnovabili e idrogeno verde mentre lo scenario Gray prevede di utilizzare anche fonti fossili con tecnologie CCS (Carbon Capture and Storage) per rimuovere la CO2 emessa in atmosfera. Lo scenario Red, invece, assegna un ruolo di primo piano al nucleare nella generazione elettrica, anche per produrre idrogeno a zero emissioni.

Il grafico seguente, tratto dal rapporto, mostra come dovrebbe diventare il mix elettrico globale al 2050 nei tre scenari.

Lo scenario Green, srive BloombergNEF, richiederebbe di installare in media ogni anno 816 GW di eolico e 632 GW di fotovoltaico più 257 GWh di batterie, nei prossimi tre decenni. Già nel 2030 le nuove installazioni annuali di rinnovabili dovrebbero essere pari a circa 1.000 GW.

Uno sforzo enorme, sostanzialmente in linea con quello tracciato dal rapporto Net-zero 2050 della Iea (si veda più avanti).

Restano però molti dubbi sulla possibilità che nucleare e CCS, dati i loro costi elevati, i tempi lunghi per realizzare nuovi impianti e gli ostacoli tecnici che stanno accompagnando i progetti in entrambi questi settori, possano effettivamente contribuire alla transizione energetica pulita, così come ipotizzato negli scenari Gray e Red.

Lo scenario net-zero della Iea

La Iea (International Energy Agency) a maggio ha presentato il primo rapporto che prevede di azzerare le emissioni nette di CO2 al 2050, in modo da limitare il surriscaldamento globale a +1,5°C in confronto ai livelli preindustriali.

Secondo la Iea, in sintesi, occorre smettere da subito di investire in nuovi progetti che riguardano i combustibili fossili; dal 2035 dovranno essere vietate le vendite di nuove automobili con motori termici come ha poi proposto Bruxelles nel pacchetto “Fit for 55”; nel 2040 la produzione globale di energia elettrica dovrà essere totalmente pulita grazie alle rinnovabili.

Nel 2030 le installazioni annuali di impianti fotovoltaici dovranno essere pari a 630 GW, mentre quelle di parchi eolici dovranno arrivare a 390 GW, per un totale combinato di circa 1000 GW/anno, quattro volte sopra il livello record di nuova capacità eolica-solare toccato nel 2020 (circa 238 GW).

Nei prossimi dieci anni, scrive la Iea, le riduzioni di gas-serra si potranno ottenere con tecnologie esistenti e già affermate sul mercato, ma nel 2050 si dovranno anche utilizzare soluzioni che, in questo momento, sono ancora allo stadio sperimentale e non si sono ancora diffuse su vasta scala.

Si parla, a questo proposito, di idrogeno verde, elettro-carburanti per industrie e trasporti pesanti, tecnologie per catturare il carbonio emesso in atmosfera, come i sistemi CCS e gli impianti DAC (Direct air Capture).

Lo scenario net-zero della Iea implica investimenti annuali in campo energetico intorno a 5.000 miliardi di dollari al 2030.

Intanto le emissioni aumentano

Tuttavia, la stessa Iea ha appena segnalato che nel 2021-2022 le fonti fossili, trainate dal carbone in Asia, copriranno una buona parte della crescita della domanda elettrica nel mondo, con la conseguenza che aumenteranno le emissioni e che la transizione energetica pulita non potrà ancora decollare.

Rimane insomma un ampio fossato tra “dove siamo” e “dove dovremmo essere” sul percorso di decarbonizzazione, come confermano i sussidi elargiti dai paesi del G20 alle fonti fossili (3.300 miliardi di $ dal 2015 al 2019), mentre i fondi destinati dai governi alle energie pulite nei piani di ripresa economica sono appena il 2% del totale secondo la Iea.

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