Dai G20 sussidi alle fonti fossili per 3.300 miliardi di $ dal 2015 al 2019

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Aumentato il supporto a gas, petrolio e carbone, mentre le politiche di carbon pricing restano insufficienti e lacunose. Le analisi di Bloomberg.

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Le politiche per il clima dei paesi del G20 sono del tutto insufficienti per traghettare il mix economico-energetico mondiale verso le emissioni zero a metà secolo.

Sono tre le cose da fare con più urgenza, per limitare il surriscaldamento globale a +1,5 °C rispetto ai valori preindustriali: eliminare ogni supporto e sussidio a carbone, petrolio e gas; far pagare un prezzo alle emissioni di anidride carbonica; favorire la divulgazione di dati e informazioni sui rischi climatici delle attività economiche e finanziarie.

Queste le raccomandazioni che arrivano dal “Climate Policy Factbook” appena pubblicato da Bloomberg Philanthropies e Bloomberg New Energy Finance (link in basso), che rimarca come tuttavia, finora le misure adottate in queste aree da molti governi del G20 sono state ampiamente fuori fuoco.

Tanto da scavare un fossato crescente tra “dove siamo” e “dove dovremmo essere” nel nostro percorso di transizione energetica.

Ad esempio, si legge nel Factbook, i paesi del G20 dal 2015 al 2019 hanno sostenuto l’industria dei combustibili fossili con circa 3.300 miliardi di dollari complessivi (3,3 trilioni), in buona parte sotto forma di esenzioni e riduzioni fiscali, come evidenzia il grafico seguente, tratto dal documento.

Con il secondo grafico vediamo il dettaglio dei sussidi fossili in Italia.

L’Italia, osserva BloombergNEF, è il terzo paese del G20 che ha ridotto di più questi sussidi nel periodo 2015-2019: -33% contro una media del 10% circa, anche se gli sforzi compiuti fino a questo momento restano lontani da quel che servirebbe per essere in linea con i traguardi fissati dagli accordi di Parigi.

Alcuni paesi, tra cui Canada, Australia e Stati Uniti, hanno aumentato i loro sussidi alle fonti fossili tra 2015 e 2019.

Per quanto riguarda le emissioni di CO2, pochi governi hanno attuato politiche efficaci per applicare il principio “chi inquina paga”.

In Europa si sono visti i risultati migliori, soprattutto negli ultimi mesi, grazie ai prezzi della CO2 in crescita sul mercato Ets (Emissions Trading Scheme).

Tuttavia, nella maggior parte dei paesi del G20 i sistemi di carbon pricing sono lacunosi, perché fissano prezzi troppo bassi della CO2 oppure perché prevedono concessioni troppo generose alle industrie che inquinano di più.

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