Rischio clima, gli investitori avvertono le grandi aziende europee

Le richieste di un gruppo di investitori: orientare i bilanci finanziari verso gli obiettivi ambientali.

ADV
image_pdfimage_print

Gli investitori cercano di spingere le grandi aziende a considerare con più attenzione i rischi climatici.

È questo il senso della lettera inviata a 36 compagnie europee da alcuni investitori dell’Institutional Investors Group on Climate Change (IIGCC), organismo europeo che riunisce più di 250 membri – soprattutto fondi pensione e gestori di patrimoni – in 16 Paesi.

La lettera è stata firmata da 38 investitori che nel complesso gestiscono più di 9.000 miliardi di dollari.

Nel documento si chiede alle aziende di allineare le loro attività finanziarie agli obiettivi climatici fissati negli accordi di Parigi del 2015, volti a limitare il surriscaldamento globale a +1,5-2 gradi centigradi con il graduale azzeramento delle emissioni inquinanti entro metà secolo.

Tra i destinatari della lettera figurano alcuni nomi italiani – Enel, Eni, gruppo Fca – oltre a diversi colossi dell’energia e dei trasporti come Airbus, BMW, Endesa, Equinor, Iberdrola, Shell, Total, Volkswagen.

In sostanza, gli investitori chiedono alle aziende di affermare che gli obiettivi degli accordi parigini siano stati considerati nei rispettivi bilanci finanziari, in modo da essere coerenti con il traguardo della neutralità climatica al 2050 (come previsto anche dal Green Deal europeo).

Il punto, infatti, è che in molti casi le aziende continuano a sottostimare i rischi climatici associati alle loro attività. Questa mancanza di chiarezza e trasparenza nei bilanci aumenta la possibilità di perdite future di profitti, ad esempio a causa dei cosiddetti stranded asset, vale a dire, investimenti non più remunerativi in impianti e infrastrutture per la produzione-distribuzione di combustibili fossili (gasdotti, centrali a carbone, pozzi petroliferi eccetera).

Di recente, il gruppo ambientalista Urgewald ha stilato una lista nera di 935 aziende che investono massicciamente nel carbone e che, per questo motivo, secondo gli ambientalisti, dovrebbero essere escluse dai finanziamenti di banche e assicurazioni e dai portafogli dei gestori di fondi.

Intanto la Banca europea per gli investimenti (Bei) ha approvato la Roadmap 2021-2025, finalizzata a trasformare l’istituto finanziario europeo in una “climate bank”, vale a dire, una banca che supporta solo gli investimenti che rispettano determinati criteri ambientali.

Per quanto riguarda l’energia, la Bei seguirà la nuova politica di finanziamento approvata a novembre 2019, che prevede lo stop dalla fine del 2021 a tutti i progetti che riguardano i combustibili fossili compreso il gas naturale, anche se con delle eccezioni: ad esempio gli impianti fossili con tecnologie per catturare le emissioni di anidride carbonica.

IIGCC letter to European companies on Paris-aligned accounts
ADV
×