Il Green Deal europeo – il piano lanciato dalla Commissione Ue di Ursula von der Leyen – potrà contare su una “banca per il clima” che punta a essere totalmente allineata con l’obiettivo di azzerare le emissioni inquinanti entro il 2050.
Il consiglio d’amministrazione della Banca europea per gli investimenti (Bei), infatti, ha approvato la Roadmap 2021-2025 per trasformare l’istituto finanziario europeo in una “climate bank”, vale a dire, una banca che supporta solo gli investimenti che rispettano determinati criteri ambientali.
Sono due i punti essenziali della Roadmap.
Il primo: la Bei aumenterà al 50% del totale, entro il 2025, i suoi finanziamenti annuali per attività e iniziative che riguardano la sostenibilità ambientale. Nei prossimi dieci anni, la Bei intende supportare investimenti nell’azione climatica per circa mille miliardi di euro.
Il secondo pilastro della nuova climate bank è assicurare che tutti i suoi investimenti siano compatibili con gli obiettivi stabiliti nell’accordo di Parigi del 2015: limitare sotto 2 gradi il surriscaldamento terrestre, rispetto all’età preindustriale.
Tutte le attività della Bei, quindi, dovranno seguire i criteri della finanza sostenibile, soprattutto il principio di “non fare danni significativi” (do no significant harm) contro l’ambiente.
È lo stesso principio che fonda la nuova tassonomia Ue, vale a dire, la nuova classificazione che permette di distinguere gli investimenti a ridotto impatto ambientale da quelli che invece sono rischiosi per il clima.
La Bei spiega in una nota che i progetti già in corso di valutazione potranno essere approvati fino alla fine del 2022. Le regole della Roadmap saranno applicate a tutte le nuove operazioni della banca dal primo gennaio 2021.
Per quanto riguarda l’energia, la Bei seguirà la nuova politica di finanziamento approvata a novembre 2019, che prevede lo stop dalla fine del 2021 a tutti i progetti che riguardano i combustibili fossili compreso il gas naturale (ma con delle eccezioni: ad esempio gli impianti fossili con tecnologie per catturare le emissioni di anidride carbonica).
Inoltre sono ammessi gli investimenti in centrali fossili che producono energia elettrica con emissioni inferiori a 250 grammi di CO2 per kWh, che però è una soglia più elevata in confronto a quella che dovrebbe essere inserita nella tassonomia (si parla di 100 g/CO2 per kWh).
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