Rinnovabili, i Pniec europei sono migliorati ma restano tante lacune

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I piani nazionali su energia e clima non consentono di raggiungere gli obiettivi Ue 2030 per eolico e solare. Nelle bozze di molti documenti, analizzate da Ember, mancano anche dati importanti su emissioni e domanda finale di elettricità.

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I Paesi dell’Ue sono in ritardo per presentare i progetti dei propri Piani nazionali integrati per l’energia e il clima (Pniec), ma già dalle bozze emerge che questi non riusciranno ad allinearsi con i principali obiettivi energetici comunitari come descritti dal REPowerEU.

Sono le conclusioni cui giunge il think tank britannico Ember in un breve report pubblicato ieri, “Draft national targets put EU just short of REPowerEU” (link in basso), nel quale vengono comparati i Pniec di 26 Stati membri (l’Austria non ha presentato la sua bozza, per cui l’analisi sul Paese è stata basata sulle politiche annunciate a livello nazionale).

Nell’analisi comparata, Ember stima che le rinnovabili siano sulla buona strada per generare il 66% dell’elettricità nell’Ue entro il 2030, un aumento “rapido e significativo” rispetto alla quota raggiunta nell’anno appena trascorso (44%), ma non ancora sufficiente a raggiungere l’obiettivo del 72% fissato nel REPowerEU. L’Italia nel suo scenario si allinea alla quota fissata da Bruxelles, portando la percentuale dal 60% del Pniec presentato nel 2019 al 71,2% nella bozza di aggiornamento.

I Pniec, ricordiamo, sono i principali documenti prodotti dai governi per spiegare a Bruxelles i loro principali obiettivi e le relative azioni climatiche messe in campo per il prossimo decennio. La precedente serie completa di piani è stata presentata nel 2019 e la prossima dovrebbe essere completata entro la fine di giugno 2024. Gli Stati membri avevano tempo fino a giugno 2023 per trasmettere alla Commissione europea le bozze, ma la maggioranza non ha rispettato questa scadenza: uno schema che probabilmente si ripeterà con le versioni finali attese a breve.

Quasi tutti gli Stati membri hanno alzato la quota Fer rispetto agli obiettivi stabiliti in precedenza. In cinque prevedono di superare il 90% del proprio mix elettrico con le rinnovabili entro il 2030. I Paesi che accelereranno di più, da qui a fine decennio, sono Estonia, Irlanda e Grecia, che prevedono di aggiungere un terzo di generazione Fer in più rispetto ad oggi. Tra i più lenti invece Ungheria, Romania e Slovenia.

La spinta di eolico e solare

Eolico e solare saranno gli attori principali di questa spinta. Il report stima che rispetto ai Pniec del 2019, 22 Stati membri abbiano annunciato piani per aumentare la potenza eolica attesa al 2030, mentre 23 lo hanno fatto per il fotovoltaico. Di conseguenza, gli obiettivi nazionali di fine decennio sono aumentati in media del 45% per la capacità eolica e di circa il 70% per quella solare.

Questa rinnovata ambizione pone l’Ue sulla buona strada per raggiungere circa 650 GW di energia solare entro il 2030. L’eolico dovrebbe raggiungere invece quota 450 GW. Questi valori restano però ancora inferiori a quanto la Commissione europea ha stimato necessario nel REPowerEU, rispettivamente 750 GW e 500 GW.

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Secondo gli obiettivi riportati, l’installato FV crescerà in media del 14% all’anno tra il 2023 e il 2030. Germania e Spagna sono i Paesi che hanno fissato target più ambiziosi, aggiungendo insieme 139 GW. Diversi Paesi con obiettivi precedentemente molto bassi come Polonia, Lituania e Irlanda, hanno aumentato le proprie previsioni di 4, 6 e 20 volte. I Paesi Bassi sono l’unico grande Paese a non aver fatto correzioni in rialzo.

Per quanto riguarda l’eolico, Bulgaria, Estonia, Danimarca, Lituania e Svezia hanno tutti quasi raddoppiato (o più) i loro obiettivi fissati nel 2019. Finlandia e Svezia sono gli unici produttori significativi di energia eolica la cui diffusione annuale dovrebbe invece rallentare nei prossimi anni. In Finlandia ad esempio l’obiettivo di 7,2 GW per il 2030 è quasi già stato raggiunto nel 2023 (6,9 GW).

Poca trasparenza sulle emissioni

Sul piano delle emissioni, soltanto undici Stati membri hanno assunto una qualche forma di impegno a decarbonizzare i loro settori energetici entro il 2035. Tra questi figurano i membri del G7 Italia, Germania e Francia, che insieme al resto del gruppo si sono impegnati a eliminare gradualmente il carbone unabated.

Sebbene questi impegni siano definiti “apprezzabili” da Ember, alcuni di essi sono insufficienti, perché lasciano la porta aperta alle cosiddette emissioni negative (tecnologie per la rimozione della CO2 dall’atmosfera) o all’aumento dell’energia nucleare, due soluzioni considerate “irrealizzabili” nel breve periodo.

Storage: il grande assente

Un’altra criticità evidenziata dal report è che quasi tutti i Pniec non dispongano di dati chiari su alcuni fattori chiave della transizione energetica, come le emissioni di gas serra, la domanda finale di energia, la produzione di elettricità.

Malta, Finlandia, Lettonia e Svezia sono i Paesi meno trasparenti da questo punto di vista. Spagna, Olanda e Polonia sono gli unici ad aver fornito informazioni esaustive su tutti gli ambiti. Le bozze mancano anche di dati e dettagli sufficienti su come lo stoccaggio e la flessibilità del sistema energetico verranno ampliati e migliorati in questo decennio.

Sebbene la stragrande maggioranza dei documenti riconosca un ruolo importante per lo storage, solo undici progetti di Pniec quantificano la diffusione entro il 2030 dello stoccaggio idroelettrico o tramite batterie. Otto Stati membri (Belgio, Bulgaria, Cipro, Grecia, Ungheria, Italia, Portogallo e Romania), quantificano le installazioni di batterie entro il 2030 o il 2025 nei loro progetti di Pniec, ma subordinandola a diversi livelli di impegno politico.

Questi problemi, in definitiva, dimostrano la scarsa qualità generale dei progetti di Pniec, la cui efficacia è subordinata all’accessibilità dei dati, che dovrà essere migliorata nelle versioni finali attese a breve.

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