Perché dobbiamo giocarci le carte di eolico e solare

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Costi in discesa e ridotti tempi di installazione delle due fonti rinnovabili sono la chiave per una più rapida decarbonizzazone e meglio di tutte le altre alternative.

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Eolico o fotovoltaico in molti paesi hanno già un Lcoe, cioè un costo di produzione per unità di elettricità sull’intero ciclo di vita, inferiore a quello di gas e carbone.

Secondo l’Agenzia internazionale per le energie rinnovabili (Irena), nel 2022 l’85% della potenza eolica e solare di taglia utility scale aggiunta nel mondo aveva un costo inferiore rispetto alle alternative fossili.

In alcuni casi è stato addirittura più economico costruire e manutenere nuovi impianti (eolici e/o solari) piuttosto che continuare a far funzionare impianti esistenti alimentati a combustibili fossili.

Una sottolineatura che viene dal think tank ambientale britannico Ember, in un’analisi pubblicata lo scorso 9 febbraio, dal titolo Why wind and solar are key solutions to combat climate change.

La potenza aggiunta annualmente delle due fonti rinnovabili supera la crescita sia della capacità da combustibili fossili che delle altre tecnologie alternative, come mostra il grafico in basso, che evidenzia anche il recente sorpasso dell’eolico sulle fonti fossili.

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Anche la produzione di componenti per le turbine e per gli impianti FV sta crescendo a ritmi inediti: il think tank britannico stima che nel 2024 la capacità di produzione di pannelli fotovoltaici raggiungerà quasi i 1.000 GW/anno, il doppio del 2022.

I parchi eolici e solari possono essere assemblati in pochi mesi, mentre il fotovoltaico sui tetti richiede pochi giorni  o settimane di lavoro. Sappiamo, di contro, che altre soluzioni come le centrali nucleari e le grandi dighe idroelettriche possono richiedere diversi anni, spesso anche due decenni. Ecco perché l’energia eolica e solare saranno cruciali nella produzione di elettricità pulita nei prossimi anni.

L’energia dal vento e il FV hanno anche il vantaggio di dipendere molto meno da fattori geografici rispetto ad altre tecnologie pulite, come l’idroelettrico e il geotermoelettrico. Ad esempio gli impianti FV possono essere costruiti praticamente ovunque e hanno veramente poche limitazioni in termini di sicurezza.

Il Gruppo intergovernativo sui cambiamenti climatici (IPCC) stima che a livello globale eolico e solare possano garantire da soli più di un terzo della riduzione delle emissioni necessaria per mantenere l’aumento della temperatura entro gli 1,5 °C entro il 2030.

Un fattore che aiuterà in questo senso è l’andamento dei loro Lcoe che è costante discesa. Nel periodo 2010-2019 il costo di produzione è diminuito del 85% per il solare e del 55% per l’eolico. E si prevede che le due tecnologie dimezzeranno ulteriormente il loro costo di generazione entro la fine di questo decennio.

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Lo studio di Ember ha inoltre rilevato che spingere di più sulle rinnovabili in Europa ridurrebbe anche i costi complessivi del sistema energetico rispetto ai piani attuali, che invece portano a prolungare la dipendenza dalle fossili. Più rapida sarà la transizione, maggiore sarà il risparmio.

Un dato a livello globale lo evidenzia Irena: l’energia rinnovabile ha fatto risparmiare 521 miliardi di dollari nel 2022 abbassando la domanda di combustibili fossili nel settore energetico. Stiamo parlando di oltre lo 0,5% del Pil globale.

Si stima che l’aumento della potenza installata di fotovoltaico ed eolico in corso sarebbe in linea con la traiettoria tracciata da Iea al 2030 per arrivare a emissioni nette zero al 2050, secondo un’analisi del luglio scorso del centro studi americano Rocky Mountain Institute (RMI), in collaborazione con il Bezos Earth Fund.

Secondo Ember le emissioni globali del settore energetico sarebbero state più alte del 20% nel 2022 se tutta l’elettricità proveniente da eolico e solare fosse derivata dalla produzione fossile.

Con l’aumento delle installazioni, eolico e FV vanno a ridurre il punto debole della produzione intermittente, quando non abbinata allo storage. Uno studio di diverse università europee pubblicato lo scorso gennaio, spiega infatti che una migliore integrazione di sistemi fotovoltaici ed eolici tra i vari Paesi del Vecchio Continente potrebbe migliorare il fattore di capacità aggregato di oltre quattro punti percentuali, facendolo passare dall’attuale 19% al 23,1%, riducendo allo stesso tempo la sua variabilità oraria di oltre due punti percentuali, con un calo dal 9% al 6,7% in Europa.

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