Regno Unito, bocciato anche il secondo piano climatico del governo

L'Alta Corte britannica ha accolto il ricorso di tre associazioni ambientaliste, obbligando l'esecutivo di Rishi Sunak a riscrivere la strategia per il Net-Zero entro 12 mesi.

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Il Carbon Budget Delivery Plan (Cbdp), il piano d’azione climatica del governo britannico, che fa parte dell’impianto normativo per raggiungere il Net-Zero entro il 2050, è “come una casa a due piani nella quale si sono dimenticati di progettare una scala”.

Lo ha definito così l’ufficio legale dell’associazione ambientalista Uk Friends of the Earth, che ha guidato – e vinto – un’azione legale contro Downing Street insieme ad altri due enti, ClientEarth e Good Law Project. Lo scorso 3 maggio, infatti, l’Alta Corte britannica ha dichiarato illegittimo il piano d’azione del premier Sunak (link alla sentenza in basso).

Il Cbdp, in sostanza, impone un tetto alla quantità di gas serra emessi nel Regno Unito in un periodo di cinque anni e include norme per soddisfare l’impegno internazionale britannico di ridurre le emissioni di oltre due terzi (-68%) entro il 2030. Questo piano, ricordiamo, era nato a marzo 2023 in risposta a un’altra causa legale persa da Londra contro Friends of the Earth, che aveva sollevato dubbi sulla precedente strategia adottata a novembre 2021, nota come “Net Zero Strategy”.

Quella strategia, come avevamo già scritto, era carente soprattutto nel contrasto alle emissioni dovute ai riscaldamenti residenziali e non (il governo si limitava a istituire un bando alle caldaie a gas entro il 2035) e nella troppa fiducia riposta nell’idrogeno blu, che punta sulla cattura della CO2 per neutralizzare le emissioni associate alla sua produzione.

Le motivazioni del ricorso

Questa volta, gli ambientalisti hanno contestato che il piano fosse in conflitto con due articoli del Climate Change Act britannico, un atto adottato dal Parlamento nel 2008 che prevede di azzerare le emissioni di gas serra entro il 2050.

Il giudice Clive Sheldon ha concordato che fosse errato il presupposto centrale del piano, secondo cui tutte le sue politiche avrebbero consentito di raggiungere il 100% dei tagli previsti alle emissioni. La corte ha affermato che il governo ha agito “in modo irrazionale” e sulla base di un’errata comprensione dei fatti, riferisce Friends of the Earth in una nota.

La sentenza ha inoltre stabilito che i target sui tagli delle emissioni dovessero essere rivisti, per riflettere eventuali carenze e ostacoli alla loro effettiva realizzazione. In altre parole, i risparmi quantificati per ciascuna politica e proposta avrebbero dovuto rappresentare ciò che i funzionari pubblici si aspettano realisticamente di raggiungere, piuttosto che obiettivi ambiziosi e irrealizzabili.

Volendo sintetizzare la pronuncia dell’Alta Corte, si può dire che il Carbon Budget Delivery Plan si basi troppo sulle tecnologie future, denotate quindi da un certo grado di incertezza, e non tenga pienamente conto del rischio che gli obiettivi possano non essere raggiunti.

Il primo ministro Rishi Sunak, parlando a Sky News, ha detto di non aver ancora letto la sentenza ma ha aggiunto: “Ci siamo decarbonizzati più velocemente di qualsiasi altra grande economia del mondo, ma l’anno scorso ho fissato un approccio più pragmatico per raggiungere il net-zero”.

Un portavoce del dipartimento per la Sicurezza energetica, citato da Politico, ha affermato che il caso riguardava “in gran parte una questione di forma” e che la sentenza non conteneva “alcuna critica ai piani dettagliati che abbiamo in atto”.

La scarsa fiducia in Downing Street

Le azioni climatiche del governo britannico sono particolarmente sotto i riflettori degli ambientalisti. Il premier Sunak è finito nuovamente sotto accusa dopo che il Guardian ha rivelato l’intenzione della North Sea Transition Authority – l’ente governativo che regola la produzione di petrolio e gas nel Mare del Nord – di concedere licenze a circa 30 aziende per la ricerca di idrocarburi nei siti destinati a futuri parchi eolici offshore. Le autorità hanno assicurato che l’esplorazione non comporterà, per il momento, alcuna perforazione.

Lo scorso anno, il Comitato britannico sui cambiamenti climatici, composto da consulenti ambientali del governo, ha affermato che Downing Street ha attuato politiche credibili solo per meno del 20% dei tagli alle emissioni necessari. La fiducia nelle politiche del Regno Unito è molto bassa, come certifica anche un grafico pubblicato da Friends of the Earth, relativo a un briefing convocato dal Segretario di Stato a novembre 2022, reso pubblico durante il processo.

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I vari colori dimostrano il livello di fiducia che i funzionari governativi riponevano nel pacchetto politico per raggiungere gli obiettivi di riduzione della CO2. La prima e l’ultima colonna riguardano piani pluriennali, mentre quella centrale fa riferimento alla riduzione delle emissioni del 68% entro il 2030,Governo come da accordi con le Nazioni Unite.

In base alla pronuncia dell’Alta Corte britannica, la ministra dell’Energia Claire Coutinho ora dovrà elaborare una nuova strategia climatica entro 12 mesi. La terza in tre anni. E con gli ambientalisti di ClientEarth che promettono: “Staremo a guardare”.

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