Regione, sindacati e ambientalisti di nuovo divisi sul no al gas in Sardegna

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La giunta Solinas chiede che le scelte del governo sul futuro energetico isolano siano condivise, mentre Sardegna Rinnovabile approva il piano "tutto elettrico" di Enel.

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Le dichiarazioni del ministro Cingolani sul “polo green” non hanno convinto la Regione Sardegna, così come non l’ha convinta il piano “tutto elettrico” rilanciato da Enel.

L’assessore regionale all’industria, Anita Pili, in una nota (neretti nostri nelle citazioni) chiede infatti al governo di rimettere nelle mani della presidenza della Regione “il coordinamento di un tavolo nazionale che eventualmente aggiorni gli accordi nazionali in tema di energia in un’ottica di condivisione delle scelte e non di imposizione“.

Non si può pensare di escludere chi quel territorio e quella comunità la amministra a tutti i livelli e chi, soprattutto, la vive ogni giorno”, ha aggiunto l’esponente della Giunta Solinas.

Il futuro energetico dell’isola, ricordiamo, è stato al centro delle recenti interviste pubblicate dalla Nuova Sardegna a Francesco Starace, amministratore delegato di Enel, e Roberto Cingolani, ministro della Transizione ecologica.

Starace ha affermato che Enel per la Sardegna punta esclusivamente su rinnovabili e accumuli, con l’obiettivo di uscire dal carbone entro il 2025 senza realizzare nuove centrali a gas.

Nel suo intervento, Starace ha parlato molto del Tyrrhenian Link di Terna, il collegamento sottomarino HVDC in alta tensione a 500 kV in corrente continua, con una capacità di 1.000 MW, che collegherà la Sardegna alla Sicilia e quest’ultima alla Campania, grazie a un investimento di circa 3,7 miliardi di euro (articolo qui sul nuovo Piano di sviluppo Terna 2021).

Sarà proprio questo collegamento a consentire alla Sardegna, secondo Enel, di sviluppare un mix energetico incentrato sulle rinnovabili.

Mentre Cingolani ha sostanzialmente bocciato il progetto della dorsale sud del gas, definendolo “abbastanza antitetico a quello che Parlamento e Governo stanno sviluppando insieme”.

Pure i sindacati hanno espresso i loro timori dopo le dichiarazioni di Cingolani e Starace.

Secondo Pierluigi Loi, segretario regionale Uiltec Sardegna, lo scenario tracciato dal governo e dal gruppo Enel avrebbe una serie di conseguenze negative per la Regione, tra cui “pregiudicare definitivamente l’arrivo del gas metano previsto dal Dpcm Sardegna, annunciato come di imminente uscita, la cui bozza stabilisce tre punti di alimentazione attraverso nave nel Sulcis”, oltre a “salutare definitivamente la ripartenza di aziende come Eurallumina e Alcoa che hanno scommesso la loro ripresa produttiva con l’arrivo del gas”.

La Uiltec poi sostiene che “il futuro energetico della Sardegna non può rimanere appeso a un cavo” che “se tutto va bene dovrebbe andare in esercizio a fine 2027”.

Si chiede pertanto “al presidente Solinas e alla Giunta regionale sarda di aprire un tavolo di concertazione con il governo perché vengano stabilite le regole del gioco e delineati in maniera certa gli scenari del futuro energetico della Sardegna”.

Le associazioni ambientaliste, al contrario, sono favorevoli al piano di decarbonizzazione annunciato da Enel.

L’alleanza “Sardegna Rinnovabile” formata da WWF Italia, Legambiente, Greenpeace Italia e Kyoto Club, infatti, in una nota afferma che “portare il gas in Sardegna adesso sarebbe davvero uno spreco di risorse pubbliche e di soldi dei cittadini (in bolletta), dal momento che le alternative tecnologiche a carbonio zero sono già disponibili. Inoltre, fare della Sardegna la prima grande isola a carbonio zero sarebbe un formidabile volano economico che esalterebbe tutta la ricchezza e le potenzialità dell’isola”.

I cittadini sardi, aggiungono gli ambientalisti, “lo hanno già capito da tempo, come ha dimostrato il nostro sondaggio dell’ottobre scorso dal quale emergeva che una maggioranza schiacciante (84%) dei cittadini sardi auspica che, dopo la chiusura delle centrali a carbone, l’energia in Sardegna vada prodotta con fonti rinnovabili […]”.

Le polemiche, termina la nota, “con cui alcuni esponenti politici, industriali e sindacali hanno accolto l’ipotesi dell’elettrificazione e di 100% energie rinnovabili, peraltro dimostrano invece che una parte della classe dirigente sarda è assai più indietro dei cittadini e delle imprese che dovrebbero rappresentare”.

Ricordiamo, infine, che il Tyrrhenian Link non si può conciliare con lo sblocco della dorsale gas per il tratto nord, dopo che il tratto sud (da Oristano a Cagliari) ha già ricevuto il via libera dal ministero dell’Ambiente.

Come spiegato più volte da QualEnergia.it (ad esempio qui), il progetto di Terna è in contrasto con la metanizzazione della regione, anche in una prospettiva di crescita delle rinnovabili e dei sistemi di accumulo, soprattutto in forma di generazione distribuita.

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