Sardegna, no di Enel a nuovo gas e Cingolani boccia la dorsale sud

L'azienda conferma l'uscita dal carbone al 2025 senza conversioni a gas, grazie a rinnovabili e batterie. Più prudente il ministro, che parla di "convivenza" con il metano nel breve e medio termine.

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La Sardegna punta a diventare un polo green con investimenti crescenti in fonti rinnovabili, la chiusura delle centrali a carbone nel 2025 e nessuna riconversione di questi impianti al gas da parte di Enel.

È quanto emerge dalle interviste pubblicate dalla Nuova Sardegna a Francesco Starace, amministratore delegato di Enel, e Roberto Cingolani, ministro della Transizione ecologica.

Anche se resta qualche incognita su tempi e modi della transizione energetica verde isolana.

Vediamo meglio, partendo da Starace, che ha parlato innanzi tutto del Tyrrhenian Link di Terna, il collegamento sottomarino HVDC in alta tensione a 500 kV in corrente continua, con una capacità di 1.000 MW, che collegherà la Sardegna alla Sicilia e quest’ultima alla Campania, grazie a un investimento di circa 3,7 miliardi di euro (articolo qui sul nuovo Piano di sviluppo Terna 2021).

Secondo Starace (neretti nostri nelle citazioni dalle interviste), il Tyrrhenian Link “inserirà a pieno titolo e senza vincolo alcuno la Sardegna nella rete nazionale, chiudendo il cerchio ideale di collegamenti […]. La chiusura degli impianti a carbone al 2025 potrà avvenire senza altra capacità di generazione termica, alimentata a gas. Oggi, e nel prossimo futuro, il gas in Sardegna non c’è“.

In sostanza, lo scenario ipotizzato da Starace prevede 4-5 GW di rinnovabili in più in Sardegna, rispetto a oggi, e circa 1 GW di batterie, quando il nuovo super-cavo sarà operativo.

Mentre Cingolani, dopo aver ribadito che la transizione energetica “non è un qualcosa che si può fare in poco tempo” e che la stessa idea di transizione “prevede un periodo di convivenza di vecchio e nuovo“, afferma che “nelle zone industriali e per le industrie l’energia sarà prodotta dal gas, nel frattempo si affineranno le tecnologie di accumulo per le rinnovabili, e si manterranno in funzione anche le centrali a carbone: questo processo durerà pochi anni, poi nel lungo termine si andrà avanti con un massiccio e quasi esclusivo uso di energia elettrica“.

Quindi, aggiunge il ministro, “dobbiamo […] installare grandi quantità di rinnovabili, eolico e fotovoltaico, anche in Sardegna, soprattutto in Sardegna, per farla diventare il territorio più verde dell’Europa”.

Per quanto riguarda il controverso tema della dorsale gas in Sardegna, Cingolani, riferendosi al progetto di metanizzazione (il tratto sud), sostiene che è “abbastanza antitetico a quello che Parlamento e Governo stanno sviluppando insieme”, pertanto “dobbiamo guardare a tecnologie più moderne, dal punto di vista delle fonti energetiche, e nel nostro caso dobbiamo ricordarci che prima di completare la dorsale avremo in esercizio il Tyrrhenian Link: potremo scambiare con il resto della rete nazionale molta energia, in sicurezza e senza aggravi per l’ambiente”.

Conviene ricordare, infine, che il Tyrrhenian Link non si può conciliare con lo sblocco della dorsale gas per il tratto nord, dopo che il tratto sud (da Oristano a Cagliari) ha già ricevuto il via libera dal ministero dell’Ambiente.

Come spiegato più volte da Qualenergia.it (ad esempio qui), il progetto di Terna è in contrasto con la metanizzazione della regione, anche in una prospettiva di crescita delle rinnovabili e dei sistemi di accumulo, soprattutto in forma di generazione distribuita. Resta insomma da chiarire con più precisione qual è il futuro energetico prospettato per la Sardegna dai diversi attori coinvolti, compreso il governo sardo.

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