Quanto è fragile questa ripresa del mercato petrolifero

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La IEA corregge nuovamente le sue stime (al ribasso) sulla domanda di oro nero nel 2020 e 2021.

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L’incertezza causata dal coronavirus continua a condizionare l’andamento del mercato petrolifero globale, afferma l’Agenzia internazionale dell’energia (IEA: International Energy Agency) nel suo ultimo rapporto su questo combustibile fossile, Oil Market Report – September 2020 (link in basso).

Così la IEA ha abbassato nuovamente le previsioni sulla domanda di oro nero.

Per il 2020, infatti, ora si stima un calo della domanda petrolifera di circa 8,4 milioni di barili giornalieri (mb/d: million barrels per day), tornando così più in linea con le previsioni più negative formulate nei primi mesi dell’anno, mentre nel rapporto dello scorso giugno si era parlato di un calo stimabile in 8,1 mb/d.

Con 91,7 milioni di barili consumati complessivamente ogni giorno, scrive la IEA, la domanda è scesa al livello che aveva nel 2013.

Tanto che le forniture globali di greggio, pur essendo cresciute di 1,1 mb/d ad agosto anche grazie alla fine dei tagli alla produzione imposti nei mesi precedenti dall’OPEC+, si sono attestate a 9,3 milioni di barili giornalieri in meno, rispetto ad agosto dello scorso anno.

Più in dettaglio, si legge nella sintesi del rapporto, da gennaio a luglio la domanda petrolifera mondiale ha perso circa 10,5 milioni di barili quotidiani in confronto allo stesso periodo del 2019.

Dopo il lockdown, precisa l’agenzia, c’è stata una rapida ripresa dei consumi, ma poi la curva della domanda si è di nuovo appiattita ed è diventato sempre più chiaro che il Covid-19 continuerà a dispiegare i suoi effetti per altro tempo.

E per il 2021 la IEA ritiene che il mercato crescerà nell’ordine di +5,5 milioni di barili quotidiani, appena meno di quanto stimato a giugno (5,7 mb/d).

Le prospettive sul mercato petrolifero insomma rimangono molto fragili, come ammette la stessa IEA, perché i mesi autunnali-invernali porteranno con sé parecchie incognite sulla possibile ripartenza della pandemia e sull’eventualità che siano imposte nuove restrizioni agli spostamenti.

Ricordiamo, infine, che Moody’s ha appena corretto da “negativa” a “stabile” la prospettiva per il petrolio con prezzi sui 40-45 dollari al barile anche nel 2021.

Intanto nel secondo trimestre 2020 Big Oil ha registrato perdite multimiliardarie, dovute in buona parte alle svalutazioni degli asset produttivi.

Shell, ad esempio, ha perso circa 18 miliardi di dollari, mentre BP ha perso quasi 17 miliardi di $ e ha annunciato di voler tagliare del 40% al 2030 (rispetto al 2019) la produzione complessiva di fonti fossili.

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