La decisione di Bp di sospendere da ieri, lunedì 18 dicembre, le spedizioni oil&gas attraverso il canale di Suez, mostra quanto i combustibili fossili siano continuamente esposti a rischi geopolitici.
La mossa del colosso petrolifero britannico è la conseguenza dei crescenti attacchi alle navi commerciali da parte dei militanti Houthi dello Yemen, il gruppo armato a prevalenza sciita sostenuto dall’Iran, nato nel 1992, che appoggia Hamas e il popolo palestinese e ha intensificato le sue azioni dopo lo scoppio del nuovo conflitto in Israele.
“Alla luce del deterioramento della situazione di sicurezza per la navigazione nel Mar Rosso – afferma una nota di Bp diffusa dalla stampa internazionale – Bp ha deciso di sospendere temporaneamente tutti i transiti attraverso il Mar Rosso. Manterremo questa pausa precauzionale sotto costante revisione, soggetta alle circostanze che si evolvono nella regione”.
Intanto i prezzi del petrolio e del gas sono aumentati dopo l’annuncio. Ieri il Brent è salito sopra 78 $ al barile (al momento di scrivere è leggermente risceso sui 77,6 $) mentre il gas sul TTF olandese ha superato 35 euro per MWh, con incrementi, rispettivamente, di quasi il 3% e di oltre il 7% sulla scia degli eventi nel canale di Suez.
L’Italian Gas Index è salito oggi, 19 dicembre, a 37,34 euro/MWh, circa 4 euro in più rispetto a ieri.
Tuttavia, riferisce l’agenzia Reuters nel riportare la notizia, lunedì l’ampia offerta di petrolio ha limitato gli aumenti dei prezzi: il Brent e il greggio statunitense in pronta consegna sono stati scambiati con uno sconto rispetto alle consegne future, segno di un mercato fisico ben fornito.
Inoltre, si legge su Trading Economics, “i futures del gas naturale europeo sono già scesi di oltre il 5% a meno di 34 euro per MWh, dopo un guadagno del 7% nella sessione precedente guidato da abbondanti forniture e temperature miti, mentre le navi cisterna per Gnl si stanno allontanando dal Mar Rosso a causa delle crescenti tensioni legati al conflitto Israele-Hamas”.
Lo stop al transito navale nel canale di Suez – la rotta più breve tra Asia ed Europa che collega direttamente il Mar Rosso al Mediterraneo – può avere effetti ben più ampi del solo mercato degli idrocarburi.
Diverse compagnie di navigazione commerciale, tra cui Msc, Maersk, Cma-Cgm e Hapag-Lloyd, hanno sospeso il passaggio delle loro navi portacontainer e ciò potrebbe rallentare le catene di approvvigionamento di diversi beni e materiali e determinare un incremento dei costi di trasporto.
“Il trasporto merci globale può aspettarsi di vedere aumenti delle tariffe, cambi di rotta e tempi di transito più lunghi”, ha affermato Judah Levine, responsabile della ricerca presso la società di logistica Freightos, citato dalla Cnn in una sua analisi sulle possibili conseguenze degli attacchi Houthi.
Alcune navi, infatti, sono già dirottate attraverso il Capo di Buona Speranza in Africa, aggiungendo fino a tre settimane ai tempi di viaggio e aumentando i costi del carburante.
“Ciò significa che una settimana di significativo re-indirizzamento della capacità potrebbe avere effetti a catena per diversi mesi a venire, dopo un ritardo di alcune settimane”, secondo gli analisti di UBS citati sempre dalla Cnn, sottolineando che circa il 30% del commercio globale di container passa attraverso il Canale di Suez.