Petrolio in difficoltà anche nel 2021: l’analisi di Moody’s

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Intanto i prezzi dovrebbero rimanere sui 40-45 dollari al barile.

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Petrolio in ripresa dopo i crolli registrati durante il lockdown, anche se prezzi e consumi rimarranno inferiori ai livelli registrati prima della pandemia.

Questa la sintesi sul settore oil & gas mondiale appena diffusa da Moody’s Investors Service, che ha cambiato da “negativa” a “stabile” la prospettiva di questo comparto industriale.

Più in dettaglio, spiega Moody’s in una nota, i prezzi medi del petrolio si manterranno su 40-45 dollari al barile nel 2021, mentre l’indicatore EBITDA del settore oil & gas (Earnings Before Interest, Taxes, Depreciation and Amortization, cioè gli utili prima degli interessi, delle imposte, del deprezzamento e degli ammortamenti) rimarrà sostanzialmente piatto da giugno 2020 a giugno 2021.

Moody’s ricorda che nel secondo trimestre 2020 l’EBITDA delle industrie che operano nel comparto petrolifero è crollato del 70% a causa dei bassi prezzi del barile e della minore domanda di combustibili durante il lockdown.

In sostanza, scrivono gli analisti, è improbabile che i colossi petroliferi tornino a generare flussi di cassa positivi nei prossimi 12 mesi; e nel 2021 Moody’s si aspetta che il comparto oil & gas riduca ancora gli investimenti nel 2021 dopo una rilevante riduzione quest’anno.

Le prospettive del settore oil & gas potrebbero diventare positive, termina Moody’s, se i prezzi del barile salissero a 45-65 dollari nel medio termine.

Intanto ricordiamo che nel secondo trimestre 2020 Big Oil ha registrato perdite multimiliardarie, dovute in buona parte alle svalutazioni degli asset produttivi.

Shell, ad esempio, ha perso circa 18 miliardi di dollari, mentre BP ha perso quasi 17 miliardi di $ e ha annunciato di voler tagliare del 40% al 2030 (rispetto al 2019) la produzione complessiva di fonti fossili.

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