Qualità dell’aria e circolazione auto, cosa prevedono le nuove norme approvate

La Camera ha approvato in via definitiva, lo scorso 24 ottobre, la conversione in legge del decreto 121/2023, che punta a ridurre le emissioni inquinanti nelle aree urbane in accordo con le sentenze della Corte di Giustizia Ue.

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Migliorare la qualità dell’aria riducendo le emissioni di gas serra e la circolazione dei veicoli più inquinanti. Questi gli obiettivi del decreto 121/2023 “recante misure urgenti in materia di pianificazione della qualità dell’aria e limitazioni della circolazione stradale”, la cui conversione in legge è stata approvata in via definitiva dalla Camera martedì scorso, 24 ottobre (in basso il link al testo trasmesso dal Senato).

Il provvedimento punta a uniformare la legislazione italiana a due sentenze della Corte di Giustizia Ue del 2020 e del 2022, che hanno accertato il continuo superamento dei valori limite di alcune sostanze inquinanti (PM 10 e biossido di azoto) in alcune aree del nostro Paese.

Il testo quindi prevede che le Regioni Piemonte, Lombardia, Veneto ed Emilia-Romagna provvedono, entro dodici mesi dalla data di entrata in vigore del decreto, “ad aggiornare i rispettivi piani di qualità dell’aria, modificando ove necessario i relativi provvedimenti attuativi […]”.

Dal 1° ottobre 2024, in particolare, le regioni potranno disporre la limitazione “strutturale” della circolazione stradale, dal 1° ottobre di ciascun anno al 31 marzo dell’anno successivo, delle autovetture e dei veicoli commerciali di categoria N1, N2 e N3 ad alimentazione diesel di categoria Euro 5.

Questa limitazione si applica in via prioritaria alle zone urbane dei comuni sopra 30mila abitanti, che si trovano nelle zone in cui sono stati superati i valori limite del particolato fine (PM 10) o del biossido di azoto.

Inoltre, dal 1° ottobre 2025 la limitazione alla circolazione stradale dei veicoli citati dovrà essere inserita nei piani di qualità dell’aria delle Regioni interessate dalla norma.

Le Regioni potranno esentare autovetture e veicoli commerciali a partire dalla categoria Euro 3 monofuel o bifuel alimentati con i carburanti alternativi (elettricità, idrogeno, biocarburanti, carburanti sintetici, metano e gpl).

Inoltre, entro 60 giorni dalla data di entrata in vigore della legge di conversione, il ministero dei Trasporti dovrà emanare un decreto per disciplinare la circolazione sul territorio nazionale dei veicoli storici; il decreto individuerà “in particolare adeguate percorrenze chilometriche nonché le modalità di accesso di tali veicoli alle aree soggette alle limitazioni della circolazione”.

Tra i primi commenti al testo, è da segnalare quello critico di Legambiente. Per l’associazione ambientalista “non è una misura organica, risolutiva ed efficace come richiesto dall’Europa per non proseguire con le procedure di infrazione in essere; risponde – ma in maniera inadeguata – ad alcune situazioni relative solo alle regioni del bacino padano, quando la valenza dei provvedimenti dovrebbe riguardare almeno tutti i territori in procedura di infrazione”.

Inoltre, secondo Legambiente, la norma “è stata usata per introdurre una misura per rimettere in pista un progetto già morto perché bocciato senza appello dalla commissione VIA nazionale, quello relativo all’ampliamento dello scalo di Malpensa, con la assurda giustificazione che l’aumento dell’area logistica aeroportuale permetterebbe di migliorare la qualità dell’aria spostando parte del trasporto su gomma per via aerea”.

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