Auto e CO2, la Polonia fa ricorso contro le norme Ue

Varsavia alla Corte di Giustizia contro i provvedimenti sullo stop ai motori termici, sul nuovo mercato della CO2 e sulle emissioni. Un'azione legale con poche probabilità di successo, mossa da logiche elettorali interne.

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Le norme sulle emissioni delle auto che metterebbero fuori legge i motori a combustione interna (regolamento 2023/85); la legge recentemente concordata sull’uso del territorio e sulla silvicoltura (2023/839), la riduzione al 2030 delle emissioni non Ets (2023/857) e la norma che rende più efficace il mercato Ets, tramite la riserva stabilizzatrice che manterrebbe adeguatamente alti i prezzi dei permessi a emettere (2023/852).

Questi gli atti europei che la Polonia vorrebbe stralciare con un’azione legale alla Corte di Giustizia Ue, con quattro ricorsi presentati sulla Gazzetta ufficiale dell’Ue lunedì scorso, il 28 agosto.

Come noto il Paese est europeo, ancora fortemente dipendente dal carbone e meno robusto economicamente degli Stati occidentali, è da sempre in prima linea nei tentativi sovranisti di frenare le politiche europee per la transizione energetica.

La battaglia legale avviata si basa sulla tesi che le politiche climatiche dell’Ue avrebbero dovuto essere concordate all’unanimità, poiché incidono sulle decisioni sovrane dei paesi sulla scelta del mix energetico e sull’uso del territorio, si legge nei ricorsi presentati.

Varsavia denuncia inoltre che alcune leggi, compresi gli interventi sul mercato della CO2 e gli obiettivi di riduzione delle emissioni specifici per paese, minaccerebbero la sua sicurezza energetica perché non tengono conto della situazione individuale degli Stati membri dell’Ue.

Quanto al divieto di vendita di nuove automobili con motore a combustione dal 2035, non sarebbe compatibile con il principio di proporzionalità: “i costi sono evidentemente sproporzionati rispetto agli obiettivi perseguiti” e impongono “un onere sproporzionato ai cittadini europei, in particolare ai meno abbienti, e al settore automobilistico europeo”, si argomenta nel ricorso.

Da parte sua la Commissione europea, rimandando al giudizio della Corte di giustizia dell’Ue, ha rimarcato tramite un portavoce che “le misure in questione sono pienamente conformi ai trattati e alle leggi dell’Ue”, ricordando che ha proposto questi atti legislativi al fine di attuare la legge europea sul clima, “che fissa obiettivi giuridicamente vincolanti di riduzione delle emissioni del 55% entro il 2030 e di zero emissioni nette entro il 2050”.

“La Commissione sta attualmente analizzando dettagliatamente le azioni legali polacche e potrebbe chiedere di intervenire nel caso”, che è diretto contro il Parlamento europeo e il Consiglio, ha aggiunto il portavoce.

L’azione della Polonia non ha comunque grandi possibilità di successo, stando a osservatori sentiti dall’agenzia Euractiv. Si cita un precedente: alcuni anni fa, la Corte di giustizia dell’Ue aveva respinto una causa simile, intentata sempre da Varsavia contro il mercato della CO2 europeo.

“La nostra interpretazione è che tutto ciò sia dominato dalla politica nazionale, per costruire una narrativa per la campagna per le prossime elezioni polacche che si terranno entro la fine dell’anno”, spiega Klaus Röhrig del Climate Action Network, citato da Euractiv.

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